Se il buongiorno si vede dal mattino quello dal neo presidente di Confindustria Reggio Calabria Giuseppe Nucera ai suoi colleghi lascia ben sperare.
Per carità, farsi troppe illusioni nel campo della lotta per la supremazia della legalità, non serve, soprattutto quando a scendere in campo non sono tutti i protagonisti. Ed in Calabria sembra quasi che il gioco preferito sia proprio quello dell’impegno a singhiozzo.
Quando scende in campo lo Stato, però, e in Calabria negli ultimi anni lo ha fatto con alcuni tra i migliori Servitori, le altre componenti non possono non partecipare ad una lotta che è vitale per la Calabria.
Ebbene mercoledì 4 ottobre Nucera ha tenuto un’assemblea degli industriali estesa alla partecipazione di tre imprenditori: Carmelo Basile, amministratore unico della Fattoria della Piana, Antonino De Masi e Angelo Sorrenti, imprenditori della Piana di Gioia Tauro vittime di ‘ndrangheta, che hanno denunciato le cosche e vivono sotto protezione. Non so come siano stati accolti (il ritorno è sempre pieno di pacche sulle spalle seguite spesso da coltellate alle spalle) ma di certo è un segnale importante.
Non conosco il primo (Basile) ma conosco da molti anni gli altri due e – così, tanto per ricordare a Confindustria Reggio Calabria che aria tirava fino a poche ore fa – quando ne scrivevo o ne parlavo (e certamente non ho iniziato ieri ma da almeno 10 anni) i confindustriali reggini fischiettavano.
Così, tanto per ricordarne un’altra, De Masi abbandonò Confindustria (nella quale aveva anche un incarico) e suppongo che non lo abbia fatto perché non gli piaceva la tinteggiatura della sede in via del Torrione.
Del resto, nel suo documento programmatico per la presidenza, Nucera lo aveva messo nero su bianco: «…particolare attenzione e supporto daremo agli imprenditori che sono stati vittime delle mafie; e li inviteremo a partecipare agli organismi direttivi di Confindustria per dare un messaggio forte di solidarietà e condivisione della loro azione di legalità e giustizia. Andremo dall’imprenditore De Masi, nell’area del porto di Gioia Tauro, dove la sua azienda è protetta dall’esercito e lui vive sotto scorta, per chiedergli di rientrare in Confindustria».
Nucera ha cominciato a tenere fede alla promessa programmatica (in campagna “elettorale” tutto è concesso ma poi bisogna far seguire i fatti alle parole e a farlo sono in pochi in qualunque campo) e nel corso del direttivo ha detto: «Coinvolgere maggiormente quegli imprenditori che possono diventare un valore aggiunto per questa associazione sarà una consuetudine che porterò avanti nel corso delle prossime assemblee. Confindustria deve essere un punto di riferimento forte per coloro che continuano a denunciare e a rischiare, mantenendo la schiena dritta. La loro battaglia deve essere la nostra battaglia, perché dove non c’è legalità non c’è sviluppo. Il valore della legalità deve rappresentare il faro quotidiano degli operatori economici e di chi fa impresa».
In questa direzione, Nucera ha annunciato che a fine dicembre si terrà a Reggio Calabria, con i vertici nazionali di Confindustria, il consiglio generale di Unindustria Calabria incentrato sul tema della legalità. Senza alcun ombra di dubbio un appuntamento importante e sarò curioso di vedere come si svolgerà (e soprattutto come sarà vissuto nel frattempo da alcune componenti).
Ora, detto che come ben sa Nucera, non faccio sconti a nessuno a partire da me stesso (figuriamoci agli altri), dopo avergli dato atto di questa coerenza, voglio vedere il suo prosieguo in questo cammino, che certamente non potrà essere lastricato solo di apparizioni dei tre imprenditori. Potrebbero essere scambiati per i re magi. Oppure per madonne pellegrine senza, però, pellegrinaggi da continuare.
Intorno ai simboli bisogna costruire, con i fatti e le conseguenze di rito, un futuro di legalità e sviluppo che veda una coralità all’interno del mondo degli industriali reggini e calabresi tutti che, se escono dalla loro sede, sanno che mai come adesso lo Stato è pronto a raccogliere quelle denunce e a supportare quella schiena dritta che Nucera ha auspicato nel suo primo direttivo.
In quanti lo seguiranno? Staremo a vedere. Sta di fatto che Nucera, imprenditore di successo ma anche con un passato di equilibrato sindacalista Cgil e accorto politico socialista, sa che la presidenza di Confindustria Reggio Calabria non è una medicina prescritta dal medico. Se i colleghi non lo seguiranno, potrà tornare a fare solo ed esclusivamente l’imprenditore e addio via del Torrione 96.
r.galullo@ilsole24ore.com