Amici lettori di questo umile e umido blog, da lunedi scrivo dell’operazione Beta con la quale la Procura di Messina (procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e pm Liliana Todaro, Maria Pellegrino e Antonio Carchietti e delegato il Ros dei Carabinieri) ha messo in ginocchio una parte occulta del clan Santapaola a Messina.
Oggi vorrei soffermare la mia e la vostra attenzione sulla macchinosità delle indagini investigative che – senza ovviamente mettere all’indice alcuno – rischiano di compromettere la validità e l’attualità delle stesse, di consentire (paradossalmente) la prosecuzione evolutiva dell’attività criminale e minare (altrettanto paradossalmente) la fiducia dei cittadini.
Il gip Salvatore Mastroeni, che il 26 giugno ha firmato l’ordinanza, fa un’analisi che nessuno po’ leggere come uno schiaffo a questo o quell’ufficio istituzionale (se poi ci sono ruggini personali e divergenze tra singoli e tra uffici non lo so ed è chiaro che a livello ufficiale sarebbero sempre smentite) ma come un pungolo, anche al Legislatore, per accorciare i tempi e accelerarne l’efficacia. Lo scrivo da decenni: l’orologio della galassia della Giustizia è sfasato rispetto alla perfezione svizzera di quello dei sistemi criminali integrati (chiamiamoli così vivaddio, evolvendo la definizione che splendidamente diede a metà anni Novanta il pm Roberto Scarpinato).
Leggiamo cosa scrive Mastroeni: «I Carabinieri del Ros hanno lasciato (i termini di indagine sono una ghigliottina talvolta, oltre a poter apparire un non senso all’esterno, i tempi delle tre motivazioni pure) una associazione forte, in progresso, in espansione, con mille attività in corso, con un’apertura sul salotto buono della città inquietante e con margini di impunità, che si valutano elevatissimi.
Sembra quasi impossibile che i reati si lascino continuare e ci si fermi, anche anni, a scrivere tre motivazioni, spesso eleganti, della informativa, della richiesta, della misura. Ma cosi è».
E così è veramente. Non solo a Messina ma pressoché ovunque e non è possibile, non è possibile. Non possono passare anni tra indagini, informative, motivazioni della richiesta, adozione del provvedimento, senza calcolare la complessità degli uffici gip e gli interventi successivi a partire dal Tribunale del Riesame, eventuali ricorsi in Cassazione. Insomma, uno sfascio totale della macchina della Giustizia che tutti (a parole, ma proprio tutti) dicono di voler combattere ma che poi fa comodo (ah se fa comodo!) soprattutto ora che corruzione e mafia sono i due volti della stessa medaglia.
Ma vediamo come va avanti Mastroeni nella sua analisi: «Le indagini si devono fermare in un certo tempo, sempre più breve, i delitti che talvolta maturano piano piano e già in termini.. più ..estesi, comunque con una associazione avviata, non hanno interruzioni, ma resta non prevista l’indagine correlata nel tempo.
Deve riguardare solo un segmento e deve fermarsi.
Norma giusta per un singolo delitto senza seguiti (al di là del fatto che ogni pg ogni pm e ogni gip lavora in contemporanea su cento, mille fascicoli e i tre mesi vanno divisi per tale numero), non . per delitti che si consumano costantemente, non il singolo fatto passato ma azione costante criminale, dove il giorno dopo i quindici mesi continuano i reati del giorno prima.
Quel che è certo è che il giudice esamina una realtà che era viva, che nella sua essenza associativa ha una proiezione intrinseca a ·continuare ed estendersi, né emergono dati notori di misure diverse o di conversioni e pentimenti morali autonomi.
Ne deriva che il rischio di reiterazione supera la probabilità, anzi, logica ed esperienza dicono che i reati in esame sono vecchi e dovrebbero essercene tanti altri consumati dopo.
Mancando indagini e prove relative, questo ultimo segmento di considerazione resta però confinato alla valutazione logica, all’esame di elementi relativi al rischio di reiterazione».
Può bastare, credo. Buon fine settimana a tutti
- -5 the end
(per le precedenti puntate si vedano http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2017/07/10/ponte-sullo-stretto1-la-mafia-a-messina-evolve-si-arricchisce-piega-il-futuro-e-si-confonde-in-una-bolla-che-la-fa-quasi-sempre-franca/