Amati lettori di questo umile e umido blog da ieri scrivo dell’operazione Beta con la quale la Procura di Messina (procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e pm Liliana Todaro, Maria Pellegrino e Antonio Carchietti e delegato il Ros dei Carabinieri) ha messo in ginocchio una parte occulta del clan Santapaola a Messina.
Ebbene, ieri abbiamo cominciato a leggere – vista dall’altra parte dello Stretto, quella siciliana – l’analisi di quella cupola di invisibili e riservati (già parzialmente scoperchiata a Reggio Calabria) che governa le leve del potere dei sistemi criminali, fianco a fianco (ma in posizione ormai sovraordinata) con le mafie. Possiamo dunque parlare di un vero e proprio “ponte” sullo Stretto. Solo che invece delle chiacchiere politiche qui ci troviamo di fronte ad atti giudiziari ed evidenze investigative. Chissà che un domani le due procure antimafia non trovino collanti comuni a comuni problemi.
Oggi proseguo e lo faccio affidandovi la lettura di quanto il Gip Salvatore Mastroeni, che ha sposato la ricostruzione della Procura, scrive a partire da pagina 353 a dell’obsolescenza del reato di concorso esterno che, con beffarda e condivisibile ironia, appella come «concorso esterno in giacca». Un’obsolescenza irritante per chi sa che quel mondo di sopra se la ride dell’arretratezza scientifica del Legislatore nel contrastare i sistemi criminali integrati. Sempre un passo indietro, mai uno avanti.
Partendo dalla posizione di un indagato insospettabile (un avvocato) Mastroeni scrive: «Ma un filo di continuità, con le prime emersioni sul cambiamento strutturale della mafia, non può non accompagnare anche il momento relativo al concorso esterno E’ possibile che comincino ad andare rivisti molti meccanismi ed automatismi interpretativi. Plasticamente, fino ad ieri, un giovane di belle speranze associative, magari nullafacente e un pò violento, con le frequentazioni e legami giusti, anche con una mera messa in disponibilità senza partecipare ai reati fine (se poi per una volta portava la pistola era fatta), era valutato tranquillamente un associato, un soldato, pronto alla battaglia che magari mai avveniva, certo molto più sporca e sanguinaria ma come il tenente Drogo. Quella serie di giovani occupati nel far niente e parlare l’intera giornata di miti passati e di reati futuri e pur mandati in carcere per la sola forza numerica apportata.
Oggi chi vive nel mondo· di sopra, nel mondo dei colletti bianchi, ma basterebbe dire della laurea, della ricchezza, del potere, o, con assoluto minimalismo, della giacca e cravatta, se si riunisce, fa strategie, collabora, si presta, si vende, aspetta per rivendersi, ne fa uso e viene usato, è spesso solo concorso esterno.
Concorso esterno da giacca.
Ma Romeo, Grasso stanno arrivando al mondo di sopra e alla giacca pulita, altri, ad altri livelli sono arrivati.
Ne deriva logicamente che non basta più la giacca per essere considerati meramente concorrenti esterni alla mafia, come esseri più in alto che concedono una qualche disponibilità alle associazioni mafiose, terribili, pericolose ma viste sempre come fatte da gente di bassa lega e lignaggio.
Vi è, quasi inconsapevole, un perdurante mito, e riferimento, di Riina e Provenzano (per averle scritte io esattamente 7 anni or sono queste considerazioni sono stato massacrato dai pennivendoli al servizio permanente effettivo delle veline dello Stato, che hanno violentato il proprio supremo diritto di libertà di stampa, alla base della democrazia, ndr) .
Oggi forse non è più tempo che gli uomini in giacca (avvocati, ingegneri, politici, burocrati, giudici o che siano) siano valutati esterni rispetto alle bande di ”villani” armati. Ormai i villani stanno divenendo esterni e a disposizione e la mafia sta salendo allivello buono delia società.
Si è detto e sì ripete, l’interprete deve valutare le norme e la loro capacità di applicazione ad una società in movimento.
E non si tratta di valutazioni su emergenze segrete.
Siamo al notorio. Il concetto circola a tutti i livelli.
Dal Papa a politici che arrivano e osano accennare alla gravità devastante della corruzione come superiore alla mafia o affiancata, ma lo vede il cittadino, che salvo zone più arretrate, e borgate e paesi e villaggi, pur con fenomeni criminali dì.. gravità inaudita non incontra bande di mafiosi, picciotti all’assalto, un esercito alternativo, ma nella vita civile ed economica si scontra con una serie di realtà che ledono i diritti individuali e fanno saltare le regole civili del gioco onesto, dai posti di lavoro, agli appalti, a ogni campo in cui i diritti vengono denegati e scavalcati.
E’ del resto notorio quel che in più processi pubblici ha detto Ziino, pentito, ambasciatore ed economo della mafia ai tempi del fulgore: andavo dai politici e mi dicevano che i mafiosi erano criminali, andavo dai mafiosi e mi dicevano che i politici erano ladri.
Nessuna generalizzazione, ma nei casi in cui i mondi si incontrano la gravità del fenomeno è allo stato incalcolabile e, volendolo, forse andrebbe ripensata».
Oggi mi fermo qui ma domani continuo, scrivendo ancora dei ritardi dello Stato rispetto ai “pokemon” mafiosi, che si evolvono alla velocità della luce. A differenza dello Stato.
- 2 – to be continued
(per la prima puntata si veda http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2017/07/10/ponte-sullo-stretto1-la-mafia-a-messina-evolve-si-arricchisce-piega-il-futuro-e-si-confonde-in-una-bolla-che-la-fa-quasi-sempre-franca/)