Quando mi hanno detto che il Governatore della Regione Puglia Michele Emiliano – nell’incontro della minoranza Pd a Roma presso il Teatro Testaccio il 18 febbraio – ha ricordato che in questo Paese esiste un minuscolo problema che si chiama mafia, non volevo credere alle mie orecchie.
Non può essere (mi son detto) che il Pd abbia ancora il coraggio di pronunciare questa parola. Mi sono anche detto: ma se i vertici e la base del suo partito (maggioranza o minoranza che siano) non la pronunciano in Sicilia, in Campania o in Calabria (dove, anzi, c’è la corsa dei singoli e delle collettività politiche di ogni colore all’accaparramento dei voti di clan e cosche, come testimoniano decine di indagini anche recenti) perché mai dovrebbe ricordare lui che esiste ancora questo minuscolo problema nel Paese? Forse perché è stato un magistrato antimafia? Forse perché viene dalla Puglia dove – seppur serventi rispetto alle sorelle mafiose maggiori – “Società” foggiana e Sacra corona unita continuano a inquinare società ed economia?
Fatto sta che, novello San Tommaso, non mi sono fidato di chi me lo aveva detto.
E così ho fatto un giro sui siti. Adorati lettori di questo umile e umido blog, non ci crederete: era tutto vero!
Ecco cosa scrive alle 17.05 del febbraio Davide Allegranti sul Foglio online (testata sulla quale la fanno da padrona ben altre tesi sull’inesistenza delle mafie): «”In questo partito non si parla mai di lotta alla mafia. Il Pd ha quasi paura di incoraggiare il controllo della legalità. Noi non dobbiamo avere paura dei magistrati”, grida dal palco Emiliano, che è tornato a vestire i panni del magistrato. E giù applausi. E giù foto, con i tre che si stringono la mano».
Eppure ancora non riuscivo a crederci. Forse sviato dal fatto che erano addirittura scrosciati applausi. No, non ci potevo ancora credere.
E allora mi sono affidato a Gianluca Roselli che su www.formiche.net, di li a poco avrebbe scritto le seguenti frasi pronunciate da Emiliano: «Un partito è una comunità di persone che sanno fare anche un passo indietro quando serve. Come ha fatto Bersani e pure Speranza. Un partito non è un luogo dove si gioca a calcio fiorentino, in cui dobbiamo prenderci a botte per forza. La sinistra è un’altra cosa: è popolo, è vita, è lotta alla mafia!».
Solo a questo punto mi sono arreso: allora era tutto vero!
Mi sono abbandonato all’idea (insana e malsana) che ancora qualche politico in Italia si ricorda che il Paese ha questo piccolissimo problema e mi sono risuonate in testa le frasi pronunciate da Matteo Renzi il 30 aprile 2016 davanti alla stele che a Palermo ricorda la barbara uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo: «Noi combattiamo senza pietà la criminalità organizzata: abbiamo stima e riconoscenza per forze dell’ordine che lavorano e tutti quelli che combattono tutte le sue forme insopportabili e odiose. Ma la criminalità va combattuta con i fatti, come processi e sentenze e non con le parole».
Neppure di fronte a quella stele il Pd riusciva a pronunciare la parola mafia. Non solo: l’idea che la mafia (rectius: i sistemi criminali) debba essere contrasta anche con la politica (e le sue scelte) non veniva, in quell’occasione, presa in minima considerazione laddove doveva essere gridata proprio davanti a quella lapide che ricorda un politico che fu trucidato per vedere realizzare (successivamente) una legge (ergo una scelta del Parlamento) tra le più importanti mai varate nella lotta ai portafogli mafiosi.
Mi sono infine domandato che c’azzecca Emiliano con Renzi e con tutto il Pd che non grida all’unisono «La sinistra è un’altra cosa: è popolo, è vita, è lotta alla mafia!». Se il 18 febbraio Emiliano era al Teatro Testaccio – poffarbacco – allora la mia domanda non era (e non è) davvero peregrina!
Poffarbaccolina: la domanda è ancora attuale perché Emiliano è sempre con Renzi! A meno che Emiliano-Crozza sia rimasto nel Pd e il vero Emiliano no….
P.s. Domani scriverò ancora sull’argomento ma facendo (volentieri) a meno del Pd.
r.galullo@ilsole24ore.com