Amati lettori, da ieri scrivo dell’indagine Reghion con la quale la Procura di Reggio Calabria (il capo della Procura Federico Cafiero De Raho e il pm Stefano Musolino) due giorni fa ha scoperchiato un’altra parte della cupola affaristicopoliticomafiosa che all’ombra di logge deviate governa (anche) la Calabria.
Oggi scriverò di una parte che forse apparirà di minore importanza ma che – di minore importanza – non è.
Mi riferisco al casuale incontro (da parte di un soggetto ma evidentemente non dell’altro) tra l’assessore ai Lavori pubblici del Comune di Reggio Calabria Angela Marcianò e Paolo Romeo.
Ora, per intenderci, la prima ha collaborato a stretto contatto con il capo della Procura di Catanzaro Nicola Gratteri e tanto a me basta – se non per farne un’amministratrice capace, cosa sulla quale decideranno i reggini – per arguirne la scala di alti valori, regole e principi che la animano nel suo operato giornaliero (personale e professionale). Al punto che è stata presa di mira anche con atti violenti e vandalici (ma lei se ne sbatte gli zebedei e continua imperterrita per la sua strada) e sta sulle balle a quella parte marcia della città (enorme) che vede in lei un ostacolo per fare il porco comodo (scusate gli accenni di trivialità dialettica che mi permetto in un blog e che rendono al contempo la situazione reale).
Orbene, il secondo, Romeo, è colui il quale è indicato dalla Procura tra i capi della loggia selvaggia e occulta che governa Reggio per conto anche della ‘ndrangheta (e qui saranno le aule di Giustizia a stabilirlo con eventuale sentenza passata in giudicato) ma che nel passato è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa con sentenza passata in giudicato. A me tanto basterebbe e avanzerebbe ma a Reggio è diverso.
Costui, infatti, ha continuato – imperterrito, riverito e leccato da buona parte di Reggio e delle sue trasversali classi dirigenti, presenti nelle Istituzioni, nelle professioni, nella politica, nei media etc – ad apparire come una Madonna pellegrina in ogni dove.
In ogni dove ci fosse – questa è l’impostazione della Procura – da mettere indebito becco.
E qui veniamo all’incontro tra i due, Marcianò e Romeo. Casuale per la prima, forse che no per il secondo.
Il 21 aprile 2015 l’assessore ai lavori pubblici del Comune Marcianò racconta ad un tecnico comunale che durante un incontro avvenuto a Palazzo San Giorgio richiesto dalle associazioni di Gallico al sindaco Giuseppe Falcomatà, ha conosciuto Paolo Romeo. Leggiamo lo stupore di Marcianò captato dalla sala ascolto della Procura in presa diretta: «ma tu non sai chi mi è spuntato ieri al tavolo, io non lo conoscevo fisicamente, mi stava venendo un colpo, mi faceva inchini, cose, ad un certo punto ho visto il sindaco che rideva e mi ha fatto un sorriso sotto i baffi e mi ha detto – No, pure su lui hai fatto colpo è il colmo dei colmi! – io facevo ma chi caspita è, mi sembrava un viso conosciuto …indovina chi era con me al tavolo ieri? …un tavolo di cinquanta persone, hanno chiesto al sindaco di parlare con l’assessore ai lavori pubblici e con l’assessore all’urbanistica, la quale non ha detto una mazza e se ne è pure andata dopo un poco ovviamente, …ti vedo un gruppo di persone ed io la, entro, anzi no, lui mi manda un messaggio che era con quelli del Coni e mi scrive – Inizia tu, sono arrivati, inizia tu – io entro in questa stanza, sala giunta, mi siedo, vedo questi signori, prego accomodatevi …prego accomodatevi, riconosco l’ingegner (omissis) e mi fanno – Ah la Marcianò, la Marcianò – vedevo a uno che mi sorrideva, molto elegante, distinto, allora prende e gli fanno – Dottore inizi lei – inizia uno a parlare con un linguaggio molto forbito, elegante, esordendo dicendo – volevo conoscerla personalmente perché la sua fama la precede – ma questo chi è? …lo guardo, si siede, mi parla facendo tutto un gran discorso, poi nel frattempo entra il sindaco e gli fa al sindaco – buonasera sindaco, buonasera – io cercavo di rispondere su quello che era il programma che avevamo per la zona ed il sindaco fa, gli fa il sindaco – ah, vedo che ascolta solo l’assessore Marcianò – allora gli ha detto lui – con tutto il rispetto, gli ha fatto la battuta tipo, è meglio ascoltare lei e ci siamo messi tutti a ridere, prende il sindaco e mi scrive un messaggio e tipo mi fa il segno guarda il telefono – Ma non hai capito chi è? – perché io parlavo, chi era? …chi è il capo di Cammera?».
In altre parole è Falcomatà che segnala con un sms a Marcianò che il potentissimo Marcello Cammera, per anni e anni deus ex machina della gestione dei lavori pubblici e attualmente indagato nell’indagine, non è nient’altro che una “creatura” di Romeo. Saranno gli sviluppi processuali a certificarlo eventualmente, fatto sta che, oltre ai conti che ora i due (Romeo e Cammera) devono fare con la Giustizia, Cammera è stato da poco rimosso (scompaginando anche desiderata interni ad una parte trasversale della politica consiliare e cittadina) da Marcianò, con il benestare del sindaco.
E fatto sta che in attesa dell’ultima parola della Giustizia tutti a Reggio sembrano sapere tutto di tutti, anche se magari non si sono mai conosciuti, molto prima che arrivino investigatori e inquirenti.
Leggete cosa risponde il tecnico comunale – che comprende, si legge nel decreto di fermo, immediatamente chi sia il soggetto – all’assessore Marcianò: «Ah! …lui era? ..per davvero? …io di vista lo conosco». Marcianò, che non aveva mai conosciuto prima Romeo col quale aveva interloquito, afferma di essere rimasta attonita nello scoprire chi fosse: «io paralizzata, io che non avevo idea di niente, questo mi guarda e mi fa, poi se ne va, mentre se ne va mi fa il baciamano e mi fa – La sua fama la precede, è stato veramente un piacere conoscerla e sappia che io sono dalla sua parte – Mizzica! Io mi è venuta la pelle d’oca, io l’ho guardato, sai che vuol dire che mi è venuta la pelle d’oca, …come se sapesse, non come, sapeva tutti i cavoli, quello che sto facendo, quello che non sto facendo, tutto, …tutto!…-Vuole il numero, ci scambiamo il numero? – gli ho detto io, no, non si preoccupi – Ma, guardi che io l’aspetto perché ho i progetti sul lungomare di Gallico, perché l’amministrazione ha fatto degli scempi – gli stavo dicendo e tuo compare non è là, come mai che li ha acconsentiti, che ti ha rovinato il lungomare di Gallico? …tu che hai la tua dimora? …Enzo, mi devi credere, ma sai che significa uno, una specie di tappetino, cioè con un fare proprio viscido …omissis… ho detto, mamma questo! devo dire la verità, si vedeva che ha un’intelligenza fuori dal comune, su questo non ci sono dubbi, cioè, questa è una mente malefica …si capiva dai ragionamenti che faceva, da come lasciava parlare e poi si inseriva, proprio, sai, uno, proprio che … e dice – io volutamente sono venuto perché volevo incontrarla, ho chiesto espressamente di incontrarla».
I due commentando l’incontro convergono sul fatto che Paolo Romeo faccia parte dei «poteri occulti» che hanno determinato il decadimento della città ed in merito il tecnico comunale afferma: «Uhh! ..la massoneria! …massoni, massoni! …ho parlato io con lui, ho avuto a che fare».
Marcianò continua ad esporre i fatti e dichiara che nessuno era al corrente della partecipazione di Romeo in quanto all’incontro avrebbero dovuto prendere parte le associazioni del lungomare di Gallico delle quali Romeo, secondo l’impostazione della Procura, si è rivelato esserne il “dominus”. In merito all’individuazione di Paolo Romeo intervengono le affermazioni dell’interlocutore di Marcianò: «se me lo avessi detto te l’avrei detto io …perché è direttamente interessato là sulla, …sulla vicenda ed ha sempre, …un’associazione lui ce l’ha …la sua è un’associazione! E la sua sede è vicino al bar dove ci siamo fermati noi quando siamo andati a Gallico, …siamo passati davanti».
L’uomo lo indica come al vertice di un’associazione con sede a Gallico di Reggio Calabria, di fronte a un bar. Proprio quello che poi scoprirà la Procura.
Il paese è piccolo e la gente mormora. Ma difficilmente (ed uso un eufemismo) denuncia. Onore, dunque, al merito dell’assessore Marcianò che, stupore a parte, ha spodestato un intoccabile dal suo trono. Indipendentemente dalle indagini e dai processi che faranno il proprio corso.
- – to be continued
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