Sedimentata in parte la polvere delle polemiche dico la mia (non richiesto) sull’ennesimo caso Saviano. La polemica – che ha coinvolto filosofi, giornalisti, analisti, politicanti, soubrette, esperti, molto spesso nullità assolute fulminate sul campo dello scibile umano – è più o meno nota. Un media statunitense, pochi giorni fa, ha accusato Roberto Saviano di scopiazzare articoli per costruire parte dei suoi libri (nello specifico l’ultimo ) e, anch’essa cosa moralmente riprovevole, di non citare le fonti.
Non era e non è una novità (l’accusa). Lui, a distanza di poche ore, si è difeso su Repubblica per raccontare il suo stile narrativo e le sue ragioni. Nel frattempo (ma soprattutto dopo) un mare di merda (così siamo chiari) si è di nuovo abbattuto sullo scrittore campano. Un “mose giornalistico” di minore portata ha tentato di arginare la marea di merda che stava montando nella laguna nella quale Saviano si era (di nuovo) tuffato.
Bene. Anzi, male. Dico subito (così siamo di nuovo chiari) che l’autodifesa di Saviano è stata largamente debole e inconsistente. Quando si ricorre anche ad una sola frase di un lavoro altrui si cita la fonte. Punto. Il resto è chiacchiere e distintivo. Ogni debole tentativo per convincere della ragion contraria suona come un ennesimo assist a chi vuole distruggerti. Il resto dell’autodifesa (su Repubblica) di Saviano, ai miei occhi, è apparso ancor più imbarazzante (si legga ad esempio la tiritera sull’invidia) quando non lacunosa (su molti punti di attacco del media statunitense, Saviano non si è proprio speso, a mio modesto avviso per palese mancanza di argomenti uguali e contrari).
Detto questo, sto con Saviano (l’ho fatto nel passato più volte e continuerò a farlo, a dispetto di una pletora di imbarazzanti clientes e di una corte di miracolati a lui vicina che, parassitariamente, “savianeggia”). Dovessi cambiare idea, lo scriverò. Tanto, sapete, che non guardo in faccia a nessuno.
Perché sto dalla parte di Saviano? Semplice. Perché chi lo attacca (e non parlo certo di un media americano al quale, verosimilmente, può fregargliene di meno dello scrittore campano) vuole fermare uno dei pochi acuti critici disinteressati della società e della politica (vale a dire delle attività di governo di una collettività amministrata) sui quali può contare questo Paese, benedetto da Dio e maledetto dagli uomini.
Saviano con il suo genere letterario (qualunque esso sia) sputtana (così siamo di nuovo chiari) e mette a nudo la nullità, la corruzione, la corruttibilità della politica politicante di questo Paese e l’omertosa vita di gran parte degli italiani. Riesce nel suo scopo non solo con i suoi libri ma anche con i suoi articoli e nelle sue apparizioni (talvolta simili a pellegrinaggi cristiani ma questo è un altro conto).
Per questo – innanzitutto fuori da Napoli – in molti lo amano. Per questo stesso motivo – a partire da Napoli – in molti lo odiano. Da Napoli e dalla Campania è infatti partito per raccontare non tanto (e solo) il devastante potere della camorra napoletana e casertana ma soprattutto per raccontare quanto e come l’ancor più devastante politica locale e nazionale ne abbia rappresentato (in Comune o in Parlamento) un’indispensabile gamba. La mafia (qualunque mafia, che sia di Casal Di Principe , San Luca, Brindisi o Corleone) non può esistere senza politica (quella misera alla quale in Italia siamo abituati). Punto e fine dei giochi. Né l’una né l’altra potrebbero esistere senza una società omertosa che alimenta e nutre le sanguisughe della politica e i quaquaraqua mafiosi in un corto circuito dal quale, in pochi, cercano di uscire.
Insomma: Saviano è tra i pochissimi scrittori, dei pochi intellettuali che – con la farina del suo sacco e/o prendendone da altri – riesce a spendere argomenti validi e convincenti per scuotere le coscienze di una democrazia che la classe dirigente di questo Paese (a partire dai politicanti) vorrebbe totalmente inebetita, stordita, svuotata, corrotta. Violentata.
Questo lo sa Saviano (che infatti lo racconta, lo scrive e lo dice) ma, ancor meglio – ed ecco il punto vero – lo sanno i parassiti della stampa e della politica che vivacchiano di ossi sul pavimento da rosicchiare. Per questo le corazzate politicanti accompagnate da quelle mediatiche si muovono all’unisono per spegnere la sua voce. A loro non frega un cazzo che Saviano scopiazzi (se e in che misura). A loro interessa solo che lui (e pochi altri ormai) non punti più il dito contro un sistema che sta distruggendo quel poco che resta della democrazia italiana e che quel dito non venga più usato per scrivere libri, vergare articoli o accendere l’amplificatore della sua voce “contro”. Se questo ragionamento fila – e a mio avviso corre via veloce – ogni motivo è buono per distruggerlo. Se poi il motivo è trito (la presunta scopiazzatura) e viene dagli Usa, di nuovo troppa grazia San Roberto! Uccide (e isola) più la delegittimazione che un colpo di pistola. Ricordatelo sempre amati lettori di questo umile e umido blog. Mascariare è più redditizio (e duraturo) che uccidere.
Motivo per il quale bene farebbe Saviano a non prestarsi a scendere (come spesso fa) al fianco di una sinistra che è indifendibile. Perché accanto a (qualche e isolato) personaggio di mediocre statura (di alti non ce ne sono ma la mediocrità è la ragion di Stato alla quale siamo abituati da decenni), il resto è merda. E distintivo.
r.galullo@ilsole24ore.com
P.S. Roberto ma cosa mai ti costerà mai citare qualche fonte. Non cibare più gli acari che si annidano tra i materassi lerci della politica e della società!