Ricordo ancora perfettamente. Era il 31 gennaio 2011. Scrissi un articolo (http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2011/01/31/raffaele-cantone-candidato-sindaco-di-napoli-guardi-i-fatti-oltre-che-ascoltare-le-sirene-di-saviano-e-veltroni/) in cui invitavo Raffaele Cantone, dal basso del mio umile e umido blog, a resistere alle sirene di chi lo vedeva e lo voleva sindaco di Napoli.
In sintesi ecco quanto scrivevo: «Mettere in campo – a Napoli come a Reggio Calabria, a Caserta come a Palermo, a Crotone come a Catania – un fuoriclasse non, si badi bene, della politica ma della società civile e delle Istituzioni nella parte più limpida e trasparente, in queste condizioni è pura demagogia.
E’ uno specchietto per le allodole che viene infranto senza pietà dagli apparati affaristico-mafiosi che dominano la scena. Mettere in campo Maradona in una squadra di brocchi e smidollati può far vincere una partita ma non il campionato».
E ancora: «Quale squadra di governo locale potrebbe far scendere in campo Cantone ammesso e non concesso che prestandosi al Pd riesca a vincere le elezioni amministrative? Una squadra scelta dagli apparati politici che al Sud – è la cruda realtà – sono inquinati come i terreni accanto alle discariche dal percolato.
Su quale Giunta potrebbe mai contare Cantone, su quali spazi di manovra autonomi e lontani dai partiti mangiatutto, su quali ambiti che non ledano l’affarismo trasversale che regna a Napoli? Spiace constatare una realtà ovvia: prima di scegliere il capitano bisogna saper crescere una classe dirigente nuova, limpida, onesta, innovativa, preparata e che sappia proporre un programma di Governo specchiato e di rottura con il passato. Senza questo brodo di coltura (e di cultura) ogni progetto del singolo fuoriclasse tirato demagogicamente fuori dal cilindro è destinato a fallire miseramente».
Dovessi riscrivere oggi il pezzo, lo riscriverei non cambiando una virgola. Anzi.
Il fatto che Cantone non sia sceso politicamente in campo non vuol dire, però, che non faccia Politica da quando ha lasciato il ruolo che ricopriva nel massimario della Corte di cassazione.
Segnatamente, Cantone fa Politica (e non politica) dal 27 marzo 2014, da quando cioè è diventato presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione.
Per questo – e lo dico successivamente e non nel periodo che ha portato Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica, per coerenza con me stesso, con la mia storia di ritrosia verso i carri allestiti per i candidati e poi smontati quando escono di scena e per massino rispetto dell’Uomo Cantone – ho tifato in cuor mio affinché questo (ex) magistrato entrasse al Quirinale. Se la politica glielo consentirà, avrà tempo e modo per mettere a disposizione dello Stato il suo altissimo profilo per il Colle più alto di Roma. Non gli auguro di entrare a Palazzo Chigi perché a meno di una carta bianca e immacolata affidatagli in un eventuale futuro dalla politica (!) e dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, varrebbero a mio modestissimo e fallace avviso i ragionamenti fatti per i rischi della candidatura a sindaco di Napoli del 2011.
Cantone – per capacità naturali, senso dello Strato, intelligenza e in un concentrato di pochezza Politica come da tempo non si vedeva – ha colmato il drammatico vuoto di Politica, ha scacciato i vizi della politica (si notino maiuscole e minuscole) e sublimato l’arte e le virtù aristoteliche di governo delle società. Si è sempre dimostrato, in poche parole, un Servitore dello Stato.
Nonostante non sia ancora trascorso un anno dal suo insediamento, sarebbe già lungo l’elenco degli atti (fatti e non chiacchiere) che l’Authority che presiede ha emanato (penso ad esempio agli obblighi di trasparenza negli appalti e alle richieste di straordinaria gestione per alcuni appalti a Roma e Milano, legati questi ultimi a Expo 2015, agli interventi sulle concessioni pubbliche, a quelli sulle società partecipate o controllate dallo Stato, ai richiami agli ordini professionali e via con altri casi che citare tutti sarebbe lungo e dunque per i cultori rimando ad http://www.anticorruzione.it/portal/public/classic/). E’ o non è Politica, nel senso più alto e nobile della cura di una collettività, quella che si estrinseca attraverso questi atti che non guardano in faccia a niente e a nessuno?
Secondo me si.
E’ senso della politica (ma qui non c’è bisogno della maiuscola) anche quello usato il 27 ottobre 2014 nel quale, a differenza dei politicanti, usa l’arma dell’ironia per smontare le polemiche che spirano sempre, in questo arido Paese, verso il venticello latente e subdolo della delegittimazione. «Rispondo simpaticamente a coloro i quali hanno criticato la mia partecipazione alla Leopolda – renderà noto Cantone attraverso un comunicato stampa ufficiale – segnalando che, da quando sono presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, ho accettato sempre e di buon grado inviti ad eventi di tipo politico dove poter parlare di questo cancro che attanaglia l’Italia; è il caso della Summer School – organizzata a Milano dal vice presidente della Regione Lombardia, Mario Mantovani – o della Festa di Atreju, a Roma, invitato dall’onorevole Giorgia Meloni.
E sarò lieto, nel futuro, di accettare ulteriori inviti a parlare di corruzione».
E che dire allora di quest’altra sintesi dell’Ansa, datata 9 dicembre 2014, per la quale l’agenzia alle 9.02 titola: «Mafia Roma: Cantone, conti online per i politici – Preferenze sono un rischio, primarie siano regolamentate»
E poi il lancio:
«Il punto vero per evitare operazioni illecite è la trasparenza. I candidati, i partiti, le fondazioni devono mettere in chiaro tutti i finanziamenti che ricevono. Così come accade per le pubbliche amministrazioni con il decreto 33 del 2013, tutto dovrebbe essere pubblico e andare online.
Per il presidente dell’ Autorità anticorruzione Raffaele Cantone, intervistato da QN, ”si dovrebbe fare in modo che tutta la contabilità dei partiti e delle fondazioni, e non solo i contributi ricevuti, dovesse andare online”. Parlando della legge elettorale, ”non credo che le preferenze siano il male assoluto: accompagnato da un sistema di assoluta trasparenza dei finanziamenti, con la previsione di meccanismi di controllo reali e di sanzioni severe, questo meccanismo può essere bilanciato e reso quindi accettabile. Ma senza è oggettivamente un rischio”, avverte Cantone. Le preferenze ”sono un’arma a doppio taglio. Ci sono delle scelte politiche che non possono essere lasciate in toto alle segreterie dei partiti, però è pur vero che le preferenze sono il meccanismo che più di ogni altro porta alla corsa ai finanziamenti per aiutare la campagna elettorale: qui può inserirsi la consorteria criminale”. ”Le liste bloccate – prosegue il magistrato – hanno un senso se le primarie sono regolamentate in modo rigoroso. Se invece come oggi sono consultazioni informali ma non c’è nessun meccanismo di controllo, allora c’è un rischio: si potrebbero perturbare ancora più facilmente, non essendo il voto di scambio neppure un reato, nelle primarie informali.(Ansa)” ».
E’ o non è politica quella in base alla quale si ha il coraggio di andare controcorrente ed insinuare un legittimo sospetto (sul quale concordo totalmente) sull’arma a doppio taglio che le preferenze scatenerebbero? Dico io ciò che non può dire, per ora, Cantone: le mafie e i sistemi criminali si stanno già fregando le mani all’idea delle preferenze. Da nord a sud e il bello (si fa per dire) è che non hanno bisogno di proporre nomi propri. Nossignori: avranno la fila alla porta di candidati che si proporranno per un appoggio. Questa è diventata in Italia la selezione della classe politica (oggi) e (domani) dirigente.
Ma veniamo, per farvela breve, a pochi giorni fa. Il 17 febbraio l’Ansa batte questo take: «Credo che da Tangentopoli ai giorni nostri siano cambiati sostanzialmente i fenomeni corruttivi – ha detto il presidente dell’Autorità nazionale anti corruzione Raffaele Cantone, intervistato su Radio1 – ma rispetto ai tempi di Mani Pulite su alcune cose, soprattutto in campo repressivo, oserei dire che siamo peggiorati. Basti pensare alla norma sul falso in bilancio, oggi molto meno severa ed efficace di allora, e al sistema di prescrizione, che rischia di essere più vantaggioso per i corrotti di quanto non lo fosse allora. Allora la corruzione tendeva a favorire prevalentemente i partiti politici, adesso ha cambiato veste. Dietro al malaffare allignano lobby affaristiche e in questo ambito la parte politica spesso recita un ruolo da comprimario. La vera novità è l’ingresso della criminalità organizzata. Le mafie hanno bisogno di consenso e questo consenso non necessariamente va acquisito con l’intimidazione anzi, la corruzione è molto più vincolante per i pubblici ufficiali di qualsiasi minaccia. Per quanto riguarda gli strumenti di contrasto al fenomeno corruttivo credo che nel 2012 sia partita una piccola rivoluzione è stato messo in campo, finalmente, un processo di prevenzione, tale da inserire degli anticorpi e rendere efficiente e trasparente la pubblica amministrazione. È una politica nuova, questa che credo possa produrre effetti positivi nel medio-lungo periodo».
Non basta neppure questo esempio? E allora veniamo a poche ore fa. Nel tardo pomeriggio di mercoledì 18 febbraio, le agenzie battono un’altra denuncia di Raffaele Cantone ascoltato per la seconda volta ella Commissione Lavori pubblici del Senato alle prese con la legge delega riforma del codice degli appalti. C’è stata una esplosione, afferma Cantone, della trattativa privata, con appalti affidati senza una gara formale che in alcuni Comuni arrivano a coprire il 90% dei contratti per servizi e lavori pubblici. «Bisogna fare molta attenzione a queste deroghe – ha detto Cantone – perché, soprattutto in alcune aree del Paese, dire che posso affidare l’appalto sulla base di un invito rivolto a cinque operatori significa quasi di sicuro che c’è un imprenditore che risponde all’invito portando con sé altre quattro offerte». Cantone ha annunciato che scriverà ai sindaci per porre alla loro attenzione il problema: secondo voi lo staranno a sentire?
Ma concludiamo con la domanda iniziale: è o non è Politica questa serie di denunce forti (e a mio modesto avviso riduttive) della penosa condizione nella quale versa oggi il nostro Paese, accompagnata dall’emanazione di atti che la sua Autorithy è legittimata a fare e accompagnata dalla richiesta di atti forti e leggi rigorose che dipendono invece dal Parlamento?
Senza dubbio sì ma per capirne le conseguenze – vale a dire tradurre in legislazione, atti e comportamenti queste denunce e quelle scelte – ci vorrebbe una classe dirigente seria, preparata e sulla stessa linea d’onda. Insomma, ci vorrebbe la Politica.
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