Mi rendo conto che commentare a caldo le elezioni comunali di Reggio Calabria, che hanno visto la vittoria del centrosinistra e del giovane avvocato trentunenne Giuseppe Falcomatà, è impresa ardua.
Mi rendo anche conto che i commenti a caldo si prestano a errori di valutazione, perché arrivano sull’onda delle emozioni e di accadimenti ancora in movimento.
Ciononostante vorrei trasmettervi quel che, almeno, concedetemelo, appare. Se poi, oltre l’apparenza, ci sarà anche sostanza, ce lo dirà il tempo.
LA FORZA DI SCOPELLITI.
Ebbene. Per prima cosa appare che la forza di Giuseppe Scopeliti, ex sindaco di Reggio Calabria ed ex Governatore della Regione è ancora lì. Diciamo che il plurindagato, condannato in primo grado a sei anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici per il suo comportamento negli anni dello sfolgorante Modello Reggio, ha acconsentito ad un braccio di ferro nel centrodestra dal quale non è uscito affatto sconfitto.
Anzi. L’Ncd, che teoricamente è ancora il suo partito, è uscito con le ossa a pezzi dalla competizione. Uno striminzito 3,23% che, se paragonato allo strapotere che qui aveva fino a pochi mesi fa, rappresentando la Calabria l’architrave delle ambizioni nazionali, è davvero poca cosa. Gli strappi tra i potenti Gentile e il potente Scopelliti hanno lasciato macerie in quel partito ma dalle polveri, al momento, è risorto solo Scopelliti.
Il partito, il movimento, il gruppo (chiamatelo come volete) che a lui era ispirato, vale a dire Reggio Futura, ha raccolto il 9,46% dei voti (8.821). E’ il primo partito del centrodestra, anche prima di Forza Italia. E’ secondo solo al Pd. Insomma Scopelliti è vivo e vegeto e lotta senza di loro. Alcuni dei suoi fedelissimi hanno conquistato un seggio, altri, a (finta) sorpresa no. Dico finta sorpresa perché il ricambio è naturale anche tra i delfini politici. Saranno loro l’avanguardia della (sperata) riscossa del capo e faranno di tutto per mettere a ferro e fuoco (politico, si intende) il consiglio comunale.
Il popolo del centrodestra (a parte i convinti) non è andato a votare questa volta ma il popolo di Scopelliti è andato e come, mettendo una seria ipoteca per il (loro) futuro e, ne sono convinto, visto che la sconfitta della coalizione risuonava nell’aria, godendo della sconfitta.
LE SPERANZE DEL GIOVIN SINDACO
La seconda cosa che appare sono le speranze di Giuseppe Falcomatà che, nonostante quello che leggerete sui giornali, ha avuto il consenso semi plebiscitario che si aspettava e che è poi effettivamente arrivato. Dico semi plebiscitario perché bisogna sempre ricordare che un terzo dei reggini non è andato a votare. Il popolo delle attese e il popolo dei disillusi: tutti insieme appassionatamente.
Falcomatà figlio ha raggiunto e superato il 60%. Falcomatà padre aveva raggiunto il picco del 56%. Che cos è questa se non una cambiale in bianco che i reggini (che hanno votato) affidano ad un cognome?
Se il giovin avvocato ce la farà dipende dalla sua idea di amministrazione che, necessariamente, passa attraverso le gambe degli uomini. Ora, se avrà la forza di fare una Giunta di “altissimo” profilo, potrà provare a scalare l’Everest reggino senza bombole e affrontare le intemperie e le bufere di vento gelido (prima fra tutte la grana dei precari e delle ex municipalizzate, oltre alla micidiale opacità della macchina amministrativa e alla forza dei sistemi criminali intranei ed estranei, che sarebbero ardui da affrontare anche per Giorgio La Pira, ex sindaco di Firenze ma soprattutto terziario francescano e domenicano, al quale pure il giovin sindaco si richiama).
Se, invece, sceglierà una giunta di “alto” profilo, si barcamenerà perché la parte di “alto” profilo dovrà fare i conti con la parte di Giunta di “medio o basso” profilo e tentare necessariamente una mediazione (al ribasso) che porterà solo una medio-lunga agonia.
Se, infine, darà vita ad una Giunta di “basso” profilo, sarà destinato a tornare indietro nel corso della scalata e lasciare che dal campo base riparta qualcun altro. Insomma sarà una sconfitta annunciata.
Le carte, purtroppo, non le ha in mano solo lui ma la politica non è un obbligo di legge, è un servizio altissimo alla collettività amministrata e dunque se potrà battere l’altissimo profilo di Giunta bene, altrimenti grazie e avanti un altro.
LE COSCHE ALLA FINESTRA
La terza e ultima cosa che appare è che le cosche sono state alla finestra, convinte come sono che non essendoci questa volta mucche da mungere (la Città metropolitana resta un’incognita e i soldi del decreto Reggio hanno già canali consolidati e conosciuti) è meglio soffiare sul fuoco alla bisogna. Per carità di Dio, si sono messe anche questa volta ad ascoltare i bisogni di alcuni politici in corsa e, di conseguenza assecondandoli se del caso, ma i capi avranno senza dubbio dato l’ordine di aspettare.
Aspettare il fallimento di Falcomatà ed essere pronti a rientrare in grandissimo stile al prossimo turno. In alcuni quartieri dove, nelle scorse elezioni, dovevi passare i capannelli di venditori di voti e di attenti osservatori, questa volta passavi tranquillamente per andare ai seggi.
Per questo, non c’è bisogno certo che glielo ricordi io, è vitale per la città che, avendo vinto lui le elezioni (il discorso sarebbe stato analogo chiunque le avesse vinte) abbia programmi (pochi) chiarissimi in testa e ne affidi il cammino a persone di straordinario profilo amministrativo, etico e morale.
Altrimenti la luna di miele, che già si attende brevissima, diventerà una luna di fiele.
Auguri per una missione (im)possibile.
r.galullo@ilsole24ore.com