Nel corso del dibattito – spontaneo, profondo e inaspettato – suscitato dal mio articolo del 30 dicembre 2010 sulla “Calabria senza calabresi” e dai successivi e numerosi interventi di comuni cittadini, testimoni di giustizia, politici e imprenditori, mi è arrivata questa lettera che oggi ho deciso di pubblicare.
L’ho tenuta in “attesa” perché è la lettera che avrei voluto ricevere da decine e decine di giovani calabresi: liceali e universitari.
Così non è stato. E’ stata la sola e l’unica in un panorama che pure – tra i numerosissimi commenti a me giunti e i tanti sparsi per la Rete e Facebook a ripresa dei miei servizi – hanno alimentato e stanno alimentando quel dibattito.
Parto da questo punto perchè la lettera della liceale di Bagnara Calabria (Reggio Calabria) rischia di essere l’eccezione che conferma la regola: per una giovanissima che si espone e scrive (a testimonianza che la Calabria, nel bene e nel male, fa leva sulle donne), in migliaia tacciono. E il silenzio lì può rappresentare la vita (rectius: la sopravvivenza del singolo) o la morte (di chi si espone, rectius: dell’intera collettività)-
Per amor di Dio, non è una colpa – so quanto è difficile crescere in Calabria – ma è un dato di fatto.
Detto in altri termini non vorrei che questa lettera – accalorata, vera, curiosa, “femmina” – fosse un caso isolato. Vorrei, ovviamente, avere torto.
Si potrà obiettare: ma la studentessa parla e racconta una splendida esperienza vissuta a Strasburgo non solo da lei, ma da un’intera squadra di 23 studenti che sono saliti fin lassù per testimoniare che esiste una Calabria diversa, una Calabria che reagisce alla ‘ndrangheta. Una Calabria giovane – quei giovani ai quali pure si è appellato in questo blog il senatore Luigi De Sena – che costituiscono il futuro di quella terra e una parte di spina dorsale sana e competitiva dell’Italia intera.
Non lo nego ma una rondine non fa primavera e per una studentessa che scrive, ci sono migliaia di giovani calabresi che – a differenza della brava Ilaria – non sanno neppure chi sia Roberto Saviano e cosa sia la lotta (concreta e non parolaia) alla mafia. Non giudico: constato.
Operano in silenzio? Forse, ma è ora che il silenzio diventi parola.
Il programma “Vieni via con me” (trasmissione alla quale ho dedicato i post del 19 e 28 novembre da reperire in archivio) è stato seguito da tutta Italia ma, in coda alla classifica, con “umilianti” percentuali di ascolto, ci sono proprio la Calabria e la fascia d’età calabrese più giovane. Rassegnazione? Disperazione? Depressione? Solitudine?
Non so o meglio: non sono sicuro della risposta.
Le manifestazioni antimafia in Calabria – salvo le ultime eccezioni che mi auguro con tutto il cuore rappresentino una svolta definitiva – sono desolatamente deserte. Ne so qualcosa per averle viste, vissute e amaramente raccontate e commentate.
Vorrei tanto che Ilaria Carbone – è questo il nome della ragazza che mi scrive – non fosse una ma mille, diecimila, centomila. So quanto sia difficile esporsi in Calabria: il fatto che lei ci metta nome e cognome e la propria voce in Radio (la manderò in onda in una delle prossime puntate della mia trasmissione “Sotto tiro – Storie di mafia e antimafia” in onda su Radio 24 alle 6.45), è un fatto straordinario.
E allora brava la studentessa, il suo preside e la scuola di Bagnara Calabra, cittadina profondamente piegata dalle cosche: come ben spiegava Gesualdo Bufalino, la mafia non si sconfigge con l’Esercito ma con un esercito di insegnanti.
Le mafie hanno paura della parola e della conoscenza. Le temono più delle armi e del carcere. Più della morte.
Per testimoniare quanto abbia apprezzato questa lettera e per respingere totalmente anche la sola idea che per me i calabresi onesti non esistano, l’ho titolata: “Il Sud che vorremmo”. Non credo abbia bisogno di spiegazioni.
Cara Ilaria, spero davvero di pubblicarne tante di lettere come la tua. Sarebbe il miglior modo per dare forza – e parola – al coraggio di chi lotta contro le mafie.
r.galullo@ilsole24ore.com
p.s. Per conoscere il mio pensiero su quanto detto da Gianfranco Miglio, rimando ai miei articoli – facilmente reperibili nell’archivio del blog – del 27 luglio e del 19 novembre 2010.
IL TESTO DELLA LETTERA
Sono una studentessa del Liceo scientifico “E. Fermi” di Bagnara Calabra che ha avuto la possibilità, insieme ad altri 23 studenti, di andare a Strasburgo, al Parlamento europeo, col progetto “l’Europa tante lingue, una sola famiglia”.
Sin da quando abbiamo iniziato i corsi, signor Galullo, la maggior parte di noi era scettica su cosa avremmo realmente rappresentato lì a Strasburgo, un’Italia famosa per le sue bellezze artistiche e paesaggistiche ma non altrettanto affascinante nell’ambito politico e sociale.
Noi studenti calabresi, rappresentanti di una piccola parte di quella moltitudine di gente onesta e umile presente nella nostra regione, lottiamo “seduti” su un banco di scuola per divenire “figli” della cultura e non “schiavi” dell’ignoranza non solo per approfondire la nostra cultura, ma anche e soprattutto per combattere i pregiudizi che molti italiani e non solo all’estero, hanno nei confronti di noi calabresi, considerati soltanto come mafiosi, come persone immorali e tradizionaliste, che fanno della loro mafia la propria “portavoce” in Italia e all’estero.
Arrivati a Strasburgo, al Parlamento europeo, i parlamentari e i responsabili presenti non solo ci hanno elogiato per i nostri interventi, ma sono stati contenti di conoscere una parte di persone provenienti dalla Calabria che lotta contro la “ndrangheta”.
Noi, come scuola, abbiamo rappresentato quei calabresi che per lei non esistono, ma che sono invece parte attiva della lotta contro il crimine organizzato, che hanno vinto una competizione a livello europeo ottenendo così un “riscatto”culturale di cui la Calabria “sana” ha bisogno.
A Strasburgo siamo andati con quello stesso spirito che ci anima quando partecipiamo alle manifestazioni promosse proprio da noi giovani che rappresentiamo il futuro della nostra terra e dell’Italia. Chi meglio di tante persone oneste e coraggiose può sconfiggere la mafia? Chi meglio delle persone che non si fanno sottomettere dalla “ndrangheta” e che svolgono il loro lavoro bene con le proprie mani ed il proprio sudore?
Mi creda, signor Galullo, la mia non vuole assolutamente essere una “lettera da Libro Cuore”, io questa realtà la vivo quotidianamente nella concretezza del mio essere una studentessa del liceo scientifico di Bagnara Calabra.
Per quanto riguarda la politica non credo che solo quella calabrese sia manipolata dalla mafia, ma penso che questo giudizio si possa “estendere” a tutta l’Italia,visto l’evidente crisi che stiamo attraversando in questi anni. Come osserva Roberto Saviano, i nuovi territori dell’organizzazione criminale mafiosa si trovano anche al Nord, in particolar modo in Lombardia.
Indagini e rilevamenti dei carabinieri testimoniano come importanti riunioni, dove vengono dettate le nuove regole per le “nascenti”gerarchie mafiose, si tengano non solo sull’Aspromonte,ma anche a 15 Km da Milano.
Caro signor Galullo,mi ha profondamente turbato il fatto che mentre nella mia terra lavoriamo per il “risveglio” delle coscienze, Gianfranco Miglio in un’intervista abbia potuto affermare ciò: “Io sono per il mantenimento anche della mafia e della ‘ndrangheta. Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando. Che cos’è la mafia? Potere personale, spinto fino al delitto. Io non voglio ridurre il Meridione al modello europeo, sarebbe un’assurdità. C’è anche un clientelismo buono che determina crescita economica. Insomma, bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate.” ( da Il Giornale, 20 Marzo 1999)
Vorrei conoscere la sua opinione riguardo a questa dichiarazione. Dobbiamo forse pensare che la mafia possa essere concepita come un qualcosa che è “comodo” da mantenere? Sono del parere che tutto dipenda dal comportamento che noi uomini e donne abbiamo nei confronti della mafia e sono fermamente convinta che se tutti noi italiani ci impegnassimo in modo costante e reciproco si avvererebbe l’antico sogno di fare non semplicemente l’Italia ma anche gli italiani.
Carbone Ilaria 5^ B
Liceo scientifico E.Fermi
Bagnara Calabra (Reggio Calabria)
p.s. Invito tutti ad ascoltare la mia trasmissione su Radio 24: “Sotto tiro – Storie di mafia e antimafia”. Ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 6.45 circa e in replica poco dopo le 00.05. Potete anche scaricare le puntate su www.radio24.it. Attendo anche segnalazioni e storie.
p.p.s. Il mio libro “Economia criminale – Storia di capitali sporchi e società inquinate” è ora acquistabile con lo sconto del 15% al costo di 10,97 euro su: www.shopping24.ilsole24ore.com. Basta digitare nella fascia “cerca” il nome del libro e, una volta comparso, acquistarlo