Il 7 marzo 2011 il Giudice per le indagini preliminari (Gip) di Reggio Calabria, Tommasina Cotroneo, firma un’ordinanza di custodia cautelare e sequestro preventivo nei confronti di una quarantina di soggetti sospettati di appartenere alla potentissima cosca Longo-Versace di Polistena (Reggio Calabria).
Si tratta della cosiddetta operazione “Scacco matto” che ha due obiettivi: 1) smantellare un’associazione a delinquere che mina l’economia e la società locale; 2) mandare all’aria i piani di una cosca che da sempre detiene illegalmente armi, anche da guerra, ed esplosivi (fate attenzione al punto 2: armi).
In questi giorni sto leggendo quest’ordinanza con colpevole ritardo ma sapete com è, stare dietro all’economia criminale italiana è dura. Ne ho già scritto due giorni fa (si veda il post in archivio).
Perché la rispolvero di nuovo oggi? Perché la Serenessima Repubblica – che per anni ha negato l’esistenza non dico delle mafie ma persino di pur minimi contatti con la criminalità organizzata – ha fatto finta di scoprire, nelle ultime 72 ore, che la criminalità pugliese compra le armi all’ombra della Rocca.
Il progressivo intensificarsi dei controlli sulle vendite di armi nella Serenissma potrebbe infatti essere legata all’inchiesta che il Tribunale di San Marino e la Procura di Bari starebbero svolgendo (a colpi di rogatorie) sull’anomalo e recente acquisto di armi destinate al Foggiano. Per comprare serve il nulla osta, successivamente visionato ed eventualmente approvato dalla gendarmeria: in media otto giorni, un tempo lungo sia per il compratore che per il venditore.
BASTA CHIACCHIERE
Non sopporto l’ipocrisia della politica e delle classi dirigenti e la lettura di quell’ordinanza calabrese in queste ore, è caduta come il cacio sui maccheroni.
Leggete cosa scrive il Gip nel ricostruire la storia criminale della cosca reggina.
Il 13 agosto 2007, la polizia giudiziaria, su delega della Procura, svolge una serie di accertamenti su una sfilza di armi sequestrate tempo prima a un esponente di primo piano della cosca.
Procede al compimento di tutti gli accertamenti tecnici nonché le prove balistiche necessarie ad accertare la loro funzionalità. Poi tutto il materiale veniva trasmesso al Gabinetto Regionale – Servizio Polizia Scientifica Sezione Indagini Balistiche di Reggio Calabria ed al Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche di Messina nonché, per quanto concerne un ordigno bellico, al XII Reparto Mobile – Reggio Calabria- Nucleo Antisabotaggio.
Il 24 ottobre 2007 il Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica di Reggio Calabria trasmette la relazione di accertamenti tecnici sul materiale balistico.
Le armi sequestrate, catalogate sia da guerra che armi comuni da sparo, erano tutte efficienti e perfettamente funzionanti alle prove da sparo .
E cosa scoprono sugli acquisti i nostri baldi esperti? Che, tra i legittimi fornitori, per l’esattezza di una pistola semiautomatica modello 98SF calibro 9×21 prodotta il 14 aprile 2000 e venduta il 27 aprile dello stesso anno, c’è anche un’armeria della Repubblica di San Marino.
Capite? Parliamo del 2000, di 11 anni fa e ovviamente non sarà la prima e non sarà l’ultima volta che la cosca Longo-Versace e le mejo mafie der monno compreranno armi a San Marino. Per loro, evidentemente, code e controlli non servono a una beata fava.
I PRECEDENTI
Su questo umile blog già il 14 dicembre – guastando il Natale degli illuminati politici – avevo scritto che il 2 dicembre 2010 la Dda di Catanzaro aveva fatto (parzialmente) luce sui possibili acquisti da parte di soggetti sospettati di essere mafiosi di armi, sistemi di difesa, metal detector e giubbotti antiproiettili a San Marino. Acquisti legittimi ritengo ma qualche imbecille doc “arroccato” – anziché guardare alla luna, vale a dire all’ennesima rappresentazione di un’economia criminogena di scena anche sul Titano oltre che nella già martoriata Italia e anziché domandarsi perché lo shopping li sia preferibile anche dai malavitosi – commentò dicendo che vedevo mafia ovunque. Nulla di più sbagliato: la vedo solo dove c’è!
In realtà a San Marino ogni volta che si scopre un anello di illegalità la classe politica e dirigente risponde con un corale e sbigottito: “oooohhhhh”.
Ogni volta è la prima volta e ogni volta l’imene della verginità politico-sociale viene magicamente ricostruito.
E visto che sul Titano già in tanti mi amano, allora ricordo che il 18 febbraio 2003 a Poggio Imperiale (guarda caso ancora in provincia di Foggia) un sammarinese fu pescato con due bombe a mano, una pistola e un grosso coltello.
Le due bombe a mano, una del tipo ad ananas, provenivano dall’Est d'Europa. Secondo le prime ipotesi investigative (poi la vicenda è scomparsa dai radar dei media), le armi sequestrate facevano parte di un campionario che l’uomo stava portando in visione a supposti esponenti della criminalità del Gargano (ringrazio il Marchese De Sade, assiduo lettore del blog, per aver aggiornato, come si può vedere nei commenti, dopo poche ore la vicenda relativa a questo personaggio che risulterà poi un collezionista).
E ora c’è chi si sorprende di fronte a un film già visto. Posso scrivere quel che penso? Oooohhhhhh!
p.s. Invito tutti ad ascoltare la mia trasmissione su Radio 24: “Sotto tiro – Storie di mafia e antimafia”. Ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 6.45 circa e in replica poco dopo le 00.05. Potete anche scaricare le puntate su www.radio24.it. Attendo anche segnalazioni e storie.
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