Scarica Stenografico seduta del 22 gennaio- non revisionato
Roma come Milano. Il Lazio come la Lombardia.
No, cari amici di blog, non la metto sul piano finanziario, politico o di supposta superiorità (morale) dell’uno o dell’altro campanile.
Roma (come Milano) e il Lazio (come la Lombardia) chiudono gli occhi di fronte alle mafie. Tant è.
Ne ho scritto l’ultima volta sul Sole-24 Ore di mercoledì 28 gennaio (nel dorso che esce solo nel Lazio) e ne ho parlato il giorno stesso a Radio24 nella mia trasmissione “Un abuso al giorno” (chi vuole può ascoltarla scaricando il podcast su www.radio24.it).
A leggere il resoconto stenografico della seduta del Consiglio regionale del Lazio del 22 gennaio 2009, appositamente dedicata alla criminalità organizzata e alla sicurezza sul territorio regionale, se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere a crepapelle.
Sì, per la cecità di molti consiglieri che credono che parlare di mafia a Roma e nel Lazio sia un delitto di lesa maestà, così come lo credono anche il sindaco di Milano, Letizia Moratti e il Governatore immacolato della Lombardia, Roberto Formigoni. E con loro decine e decine di politici, amministratori e dirigenti locali che non vedono (rectius: non vogliono vedere) l’assalto delle mafie alla finanza e alla società del Nord.
Chi vuole divertirsi a leggere gli interventi di quei (pochi) consiglieri intervenuti, può farlo leggendo integralmente il file che allego a questo post in alto a sinistra. Troverete fantastici gli interventi dei rappresentanti della minoranza (e badate bene che dei partiti non me ne frega assolutamente nulla come sa bene chi mi segue da anni).
Per agevolarvi il compito e introdurvi alla questione vi racconto, brevemente, alcuni retroscena e alcune ore che hanno preceduto la seduta del 22 gennaio.
Ore che hano visto febbrili trattative per rendere quanto più incisivo il dibattito in consiglio. Prima del dibattito – a esempio – doveva essere proiettato un cortometraggio realizzato dagli scout di Latina (già presentato in occasioni pubbliche e dunque noto fin dal luglio 2008) sulle discariche abusive nella provincia e sugli illeciti di alcuni imprenditori nel trattamento dei rifiuti.
Del cortometraggio nessuna traccia, perché i consiglieri della provincia di Latina se la serebbero presa a male e si sarebbero sentiti il dito puntato contro. Chissà perché poi!
Ore durante le quali la mozione – che avrebbe potuto e dovuto essere unitaria perché sulle mafie non ci si divide, visto che non sono di destra, di centro o di sinistra, ma semplicemente “sono” – è stata scritta e riscritta.
Tutto questo è accaduto perché i nomi degli enti locali maggiormente coinvolti – a partire proprio da Roma, Latina e provincia – non avrebbero dovuto essere direttamente citati o avrebbero dovuto essere “sfumati”. Insomma si doveva lavorare intorno all’ipotesi di un birignao lessicale che doveva dire tutto senza dire niente.
Le solite ipocrisie politiche che – nel momento in cui scrivo – stanno continuando perché il Rapporto sulle mafie che l’Osservatorio regionale sulle legalità ha prodotto mesi fa e la settimana scorsa consegnato nelle mani del Governatore Piero Marrazzo, non è stato ancora reso noto.
Qualcuno dice per dissapori, qualcuno dice perché i rappresentanti delle Forze dell’Ordine non sapevano bene in che ruolo intervenissero, qualcun altro spiffera che l’Avvocatura del Comune si sia pilatescamente lavata le mani sulle eventuali violazioni della privacy visto che venivano fatti anche nomi e cognomi (oltre ai fatti criminosi).
Fatto sta che il Rapporto – al quale negli ultimi tempi è stata rimessa mano per inseguire gli ultimi fatti di cronaca come a esempio le mani della ‘ndrangheta su alcuni locali famosi del centro storico capitolino – fra un po’ sarà buono. Sì, come l’aceto.
Per rendervi più facile la lettura del rescoconto setnografico allegato, vi consiglio alcune chicchè. A pagina 28 del documento allegato troverete il consigliere Giuseppe Mariani (Lista civica per il Lazio) che testualmente dice: “la discussione è pigra in quest’Aula disattenta, vuota. Questo mi crea irritazione perché parliamo di una cosa grave…”.
A pagina 29 un piccolo capolavoro. Notando la svogliatezza c
on la quale il vicepresidente di turno della seduta del consiglio, Bruno Prestagiovanni (Pdl), seguiva i lavori, Mariani sbotta e dice: “..presidente carissimo la vedo impegnato i altre cose. Non c’è problema. Se manca anche il suo riferimento io posso parlare anche per ore guardando il muro…” Capito l’interesse? Da notare: Prestagiovanni proporrà un inutile (per le esperienze precedenti della Comissione parlamentare antimafia) codice etico.
Altra cosa da notare: di Marrazzo, in quelli e altri frangenti, nessuna traccia. Evidentemente aveva cose più importanti da fare (a esempio litigare con un consigliere del centro destra, per ricordargli di non usare certi torni proprio con lui, giornalista di specchiata moralità e con un padre, l’indimenticato collega Joe Marrazzo, sul quale pendeva una sentenza di morte della mafia?).
Il capolavoro vero, quello con la C maiuscola, è però a pagina 30. La parola è al consigliere – indagato per associazione di stampo mafioso perpetrata in provincia di Latina fino al 2007 – Romolo Del Balzo (Pdl).
Per lui la mafia a Latina è poca cosa ed è più facile scagliarsi contro “l’ennesima poltrona (si riferisce probabilmente alla Commissione sulla sicurezza presieduta dalla Pd Luisa Laurelli n.d.a.) e uno strumento che si staglia più come clava sui territori…piuttosto che come sostegno alla lotta e alla prevenzione”.
E via con i “fomentatori di insicurezza” e sulla distinzione (per me aberrante) tra scempi edilizi e abusivismo di necessità.
Ma anche Fabrizio Cirilli del Gruppo Misto (pagina 37 e seguenti) si mette in luce dichiarando che “sotto il sole non c’è nulla di nuovo”.
Aldo Forte (Udc) a pagina 58 parla di un dibattito kafkiano.
Lo stesso Forte, di Formia, altro comune nel quale il livello di attenzione degli investigatori e degli inquirenti è altissimo, che nella seduta consiliare del 21 gennaio, mentre si parlava dell’istituzione del centro di accesso unico alla disabilità, prende la parola e testualmente dichiara: “Presidente, domani facciamo questo Consiglio non richiesto da noi sulla sicurezza, ho chiesto a lei di capire su che cosa faremo questo Consiglio, ho visto adesso la bozza, che dovrebbe essere la bozza concordata, in base alla quale in pratica noi facciamo un Consiglio per dire che nella provincia di Latina c’è la criminalità organizzata che dobbiamo sconfiggere. Su queste basi non so domani che Consiglio faremo…”. Tana per Forte che, almeno, una cosa l’ha azzeccata: lo psicodramma della seduta dell’indomani.
A tentare di riportare (con argomentazioni) il dibattito sui giusti binari (pagina 43 e seguenti) ci pensano il verde Enrico Fontana (collega giornalista di valore, poi una vita spesa in Legambiente e Libera) e il consigliere del gruppo misto Fabrizio Cirilli (pagina 40) che mette in evidenza le miserie dei politicanti alla caccia di un trafiletto sui giornali l’indomani (alcuni lo avranno anche se c’è da dire che il modo in cui la stampa e i media hanno affrontato prima e dopo la seduta lascia a dir poco perplessi).
Un discorso apparte merita il lavoro di Luisa Laurelli (Pd), a capo della Commssione sicurezza, il cui intervento (potete leggerlo), così come quello di Marrazzo, sono centrati ed esemplari.
La seduta, iniziata alle 14.46, termina alle 19.47 dopo 8 interventi della minoranza (che parlerà anche di più) e 7 della maggioranza, con l’approvazione di una mozione del centro-sinistra che – comunque – fissa alcuni paletti molto importanti (potete leggerli nel documento allegato in file in alto a sinistra).
Ma credetemi amati amici di blog (e mi rivolgo anche a quelli che mi insultano, quelli li adoro proprio), poteva anche non iniziare visto che più di uno si è presentato con l’idea che a Roma e nel Lazio di mafia non si doveva parlare.
Un assist inatteso per i mafiosi che – i soloni del Consiglio regionale laziale vogliano o non vogliano – continuano a fare affari sempre più lucrosi nella Capitale e in tutto il territorio. Oltretutto, affari che prosperano straordinariamente bene nell’omertà (anche comprata con ottime merci di scambio come a esempio i voti in campagna elettorale): una condizione necessaria e quasi sufficiente per far godere le mafie.
Da romano fiero di esserlo dico: grazie Consiglio regionale (e mi riferisco ai consiglieri che minimizzano l'esistenza e la pervasività delle mafie), un milione di queste sedute!
roberto.galullo@ilsole24ore.com