Anche questa domenica la passo facendomi del male. Leggo – anzi direi scandaglio, compresi penosi video e dichiarazioni – le mozioni senza emozioni dei tre politici (?!) che si contendono la possibilità di poggiare nobili chiappe sulla poltrona che appartiene al segretario del Pd.
Ovviamente ho letto le mozioni dal punto di vista che prediligo e per il quale sto spendendo da anni la mia vita professionale: legalità e lotta alla criminalità organizzata.
La follia, però, è che questo filo rosso (non è un battuta, visto il partito) non dovrebbe essere solo il mio, ma di qualunque politico e di qualunque partito in Italia. C’è ancora qualcuno in Italia e in Europa che non si rende conto che la legalità è “il” problema di questo sciagurato Paese, dove corruzione, criminalità economica e impunità sono le sole regole che valgono.
La linea della palma – come diceva Leonardo Sciascia negli anni Settanta a proposito del risalire della pervasività della mafia – si è ormai alzata da decenni ben al di sopra di Palermo, Reggio Calabria e Napoli.
Basti pensare a Fondi, in provincia di Latina – scandalosamente non commissariata per mafia – o a Milano, dove la ‘ndrangheta detta legge negli appalti o Roma, dove la mafia è entrata in Parlamento (e in tutte le Istituzioni). L’Italia è mafia e mafiosità (e me ne frego tre quarti di chi mi prenderà per qualunquista).
Bene, continuiamo così cari politici (peccato non poter analizzare un’eventuale gara nelle mozioni dei leader nel centro-destra, dove vige il pensiero unico dell’egocrate amico di uno stalliere mafioso).
Continuate a relegare legalità, corruzione ed economia mafiosa in un cantuccio e a pensare che il problema delle città italiane è il “ciaffico” come diceva Roberto Benigni nella splendida interpretazione di “Johnny Stecchino”.
Ma passiamo alle mozioni dei tre moschettieri, in rigoroso ordine alfabetico (non vorrei che qualcuno di voi pensasse che prediligo uno di loro. Preferisco vivere).
LA “E-MOZIONE” DI PIERLUGI BERSANI
Lo slogan dell’ex ministro che cammina come Charlot è: “Un senso a questa storia”. Mah, chissà a cosa si riferisce. Quale storia? La sua, la nostra, la vostra, quella del partito? Attendiamo risposte.
Con un colpo a affetto mette in linea l’”e-mozione” (www.bersanisegretario.it), dove tra i punti di discussione internettiana propone anche la legalità, in mezzo a 13 altri punti.
Il problema della legalità viene presentata, in sintesi, così: “La legge non fa eccezioni, e muore di condoni. È uguale per tutti, italiani e stranieri, ricchi e poveri, giudici e politici. Da qui comincia la battaglia per una sicurezza dei fatti e non degli slogan. Una profonda crisi del principio di legalità erode le basi della società italiana. Intere aree sono presidiate dalle mafie e trionfano l’abusivismo, la violenza, il lavoro nero. Se a ciò aggiungiamo le attività criminali legate all’immigrazione irregolare è facile comprendere l’insicurezza dei cittadini, soprattutto di quelli appartenenti ai ceti più disagiati, costretti a pagare il prezzo dei nuovi venuti (oltre a quello, più pesante, della crisi) senza che ciò porti loro alcun vantaggio.
Se questa è la sintesi del programma sulla legalità, figuriamoci il programma completo.
E infatti se si apre la mozione di 14 pagine si possono leggere – alla voce “Legalità e democrazia” – perle come questa: “La legalità non ha a che fare con il colore della pelle, e neppure con il taglio dell’abito”. E con il taglio dei capelli?
Trentun righe – le ho contate – fatte di nulla sottovuoto spinto. Slogan. Solo slogan. Non una proposta una.
Se si vanno a vedere i video (mi son fatto del male e ne ho visti alcuni, come a esempio quello del candidato regionale in Calabria Carlo Guccione davanti a 2mila persone a Camigliatello o quello della Campania Enzo Amendola) la situazione precipita. Accenni vaghi e scontati – in mezzo a tante altre dichiarazioni – dei nostri eroi.
Il dramma è proprio questo nel programma di Bersani: la legalità è uno dei tanti punti, buttato così nel mischione, tanto per riempire pagine e video.
Il Pd per Bersani è: “un partito popolare, riformista, dell’uguaglianza, delle donne e degli uomini, laico, dei lavori e dei ceti produttivi, dei diritti civili, ambientalista, dei territori e della sussidiarietà, dei giovani, della conoscenza e dei saperi, dei cittadini e del nuovo civismo”.
Poteva aggiungere anche: “della Roma e della Juve, della pizza e dei pizzoccheri, del mandolino e dello yodel, del sesso e dell’astinenza, dell’attico e del bidet” e avrebbe fatto bingo!
LA MOZIONE DI FRANCESCHINI
Il ferrarese Franceschini spara (www.dariofranceschini.it) il suo slogan che acceca il pc: “Adesso decidi tu”. Cosa? Se dipendesse da me avrei già deciso: a casa.
Nelle sue 44 pagine di programma in fila per tre col resto di due, l’incipit è: “Fiducia, regole, uguaglianza, merito e qualità”. Le cinque parole chiave del nostro Pd, scrive orgoglioso. Nel suo programma più lungo della Bibbia, scrive: “…L’organizzazione criminale si deve contrastare con un impegno congiunto della società civile, delle istituzioni dello stato e delle autonomie locali: perché solo con questo sforzo comune se ne colpiscono le radici che sono profonde e si manifestano in forme diverse nei vari territori. Non si tratta solo di prevenire e reprimere singoli comportamenti illeciti, ma di garantire il controllo del territorio, in modo capillare, visibile e stabile.
Tagliare le risorse essenziali e inventarsi le ronde è una grande contraddizione del governo, che indebolisce la lotta alla criminalità. Occorrono misure concrete per rafforzare l’opera delle forze dell’ordine recuperandole da impieghi non essenziali (scorte, compiti d’ufficio, ad esempio per il rinnovo dei permessi di soggiorno delegandoli ai comuni), operando per il coordinamento reale delle forze di polizia, con una centrale operativa unica. Nell’immediato la nostra priorità sul fronte sicurezza deve essere la lotta al ddl intercettazioni, che indebolirebbe in modo grave tutta l’attività investigativa. Mostriamo con questo che a noi la sicurezza dei cittadini sta a cuore seriamente, mentre la destra la mette a rischio. Occorre rigore e coerenza nell’aggredire i patrimoni della malavita organizzata, colpendo chi li protegge o è connivente. Occorre recidere con decisione i rapporti, ancora esistenti, fra mafia e politica. Una misura parallela è la velocizzazione dei processi per una effettività delle pene, con un miglior utilizzo delle risorse umane e delle nuove tecnologie. Bisogna difendere l’efficienza e l’autonomia non la politicizzazione della magistratura.”
Evvivadio, almeno qui, nel mischione, Franceschini alcuni punti fermi e immediati li ha messi: ddl intercettazioni, lotta ai patrimoni mafiosi, coordinamento delle Forze dell’ordine ed effettività delle pene.
I bloggers di Franceschini – che a ieri sera hanno lasciato complessivamente in tre mesi la bellezza di…82 commenti – si scatenano. Tra chi gli rimprovera di aver messo dentro tutto senza alcuna selezione e chi gli rimprovera la lunghezza, Albert.z il 21 agosto 2009 alla 13.07 scrive: “Manca la parola giustizia”. Massimo Magnani il 20 agosto alle 19.23 suggerisce tra le cinque parole chiave: “Legalità”.
Ma la cosa straordinaria – che contraddistingue l’azione pre-congressuale di Franceschini – sono le 150 tappe del suo tour italiano. Ebbene, le tappe al Sud sono state ben…15.
In Calabria – regno della ‘ndrangheta – sono state…una. A Cosenza, dove ai giovani del Sud ha dipinto il vuoto. La regione del Sud più battuta è la Campania. Perché c’è la camorra contro la quale tuonare? Ma va, perché c’è Antonio Bassolino da cacciare, che invece è difeso (ma con quale faccia?!) da Bersani…
LA MOZIONE DI “LO VEDI ECCO MARINO, LA SAGRA C’E’ DEL NULLA, FONTANE CHE DAN PAROLE, QUANTO VUOTO C’E’…”
Se superate lo schock della M fatta a forma di freccia che si slancia verso l’infinito su www.scelgomarino.it , potrete interiorizzare lo slogan: “Vivi il Pd, cambia l’Italia”. Personalmente preferirei vivere l’Italia e cambiare il Pd alla radice, ma ognuno fa le sue scelte nella vita.
Se scaricate il programma di 26 pagine fitte fitte che stroncherebbero anche la memoria di Pico della Mirandola, troverete (tra tutto e il suo contrario) queste linee programmatiche: “Il Pd deve conoscere il territorio meridionale nelle sue eccellenze produttive e deve consentire investimenti e crescita. Sino a quando la legalità non sarà ristabilita nella totalità dei territori meridionali sottraendoli al controllo della criminalità organizzata, nessuno sviluppo potrà mai aver luogo: il Pd deve ambire a costituire un simbolo di lotta alla mafia, senza se e senza ma. Per scongiurare una secessione strisciante, per far rinascere il Paese, occorre un nuovo patto che unisca le forze migliori del Mezzogiorno con quelle più lungimiranti del Nord. E al Nord come al Sud, il cittadino deve poter contare su un sistema giustizia che metta la persona al centro, con una magistratura autonoma e indipendente, processi veloci, mezzi e risorse adeguate”.
Che ve ne pare? Siete stati attraversati dal brivido del “senza se e senza ma” di veltroniana memoria? Evidentemente non devono essere stati attraversati dal brivido i “mariniani” se Francesco Cantafia, responsabile del dipartimento Legalità della Cgil siciliana, corre per dichiarare all’Ansa: “Ignazio Marino, all’Ismett di Palermo, ha apportato delle notevoli innovazioni procedurali per combattere le infiltrazioni mafiose. Infatti, con l’introduzione di un protocollo di legalità, Ignazio Marino rimetteva alle forze dell’ordine, coordinate dal prefetto, il controllo di tutte le aziende interessate ad appalti o sub appalti e dei professionisti che avessero dovuto avere un qualsiasi ruolo nella costruzione dei padiglioni dell’Ismett. Il controllo aveva lo scopo di verificare, al di là delle normali procedure antimafia, qualunque contatto, anche indiretto, con ambienti mafiosi. In caso di esiti positivi, i soggetti coinvolti sarebbero stati cancellati dagli elenchi fornitori”.
Ah ecco, adesso che sappiamo che c’era un protocollo di legalità (che non serve assolutamente a nulla) siamo tutti più tranquilli sul rischio infiltrazioni.
Comunque, se volete, troverete anche un video girato all’interno della scuola “Giovanni Falcone” al quartiere Zen di Palermo, devastata dai quaquaraqua di Cosa Nostra e alla quale ho anche dedicato una puntata della mia trasmissione “Un abuso al giorno” su Radio24 (per chi volesse ascoltarla, può scaricarla in podcast nell’archivio, attraverso www.radio24.it).
LA PROVA DEL NOVE: QUELLA DELLA TV
Come ormai sappiamo, chi non appare non è. Ce lo ha insegnato Sua Prestanza Fisica che, non a caso, tenta da quasi 30 anni di lobotomizzarci attraverso le Tv di Stato e no, i giornali di Stato e no.
Ebbene tv, giornali, radiogiornali, siti Internet e piccioni viaggiatori, hanno gridato al mondo che il 14 ottobre i tre moschettieri si sarebbero confrontati su “www.youdem.tv, la tv che sei tu” (ma dove li trovano gli slogan i pieddini? All’asilo?) che il direttore Walter Verini ha presentato come “una grande giornata comunque la si pensi”. Beh, io la penso diversamente. E me ne frego di Verini.
E’ stata una giornata persa. Parole, parole, parole moderate da Tiziana Ferrario (Tg1) e Maurizio Mannoni (Rai Tre) che sono state diffuse da circoli del Pd, siti, portali, radio locali e tv locali in diretta. “Siete caldi?” ha chiesto a un certo punto Verini a Mannoni che entusiasta ha risposto “Eeeee….”. E poi vai con l’avvolgente musica degli U2 “Oh can’t you see what our love has done…”. Vale a dire: “Non riesci a vedere che cosa ha fatto il nostro amore…”.
Beh, il loro amore ha prodotto un’ora e 45 minuti di intervista tripla (un quarto d’ora in più del previsto) in cui “non una sola volta una” ai giornalisti o ai tre moschettieri è venuto in mente di trattare di temi di illegalità e cr
iminalità organizzata. Figurati tu una ricetta una per sconfiggerla…
Il titolo della splendida canzone degli U2 in sottofondo è “Window in tke skies”, cioè “Una finestra aperta nei cieli”. Forse qualcuno, nel Pd, quella finestra l’ha chiusa ai temi della legalità e della criminalità organizzata. Speriamo non per sempre
roberto.galullo@ilsole24ore.com