Carissimi amici di blog, oggi vi parlo di una provincia che non doveva neppure esistere: Frosinone. Al suo posto doveva esserci, come capoluogo, Cassino. Ma la storia e il Duce diversamente vollero.
Ebbene Frosinone è una di quelle province di cui sentirete sempre più parlare per l’intreccio perverso (e non nuovo) tra malapolitica, massoneria deviata e mafia. Anzi: mafie.
Di massoneria deviata e bianca Frosinone vive fin dalla fine degli anni Cinquanta, allorchè un tal Licio Gelli lì si trasferisce come uomo di fiducia del commendator Giovanni Pofferi, proprietario della Permaflex, che lo aveva nominato direttore dello stabilimento locale. Producevano materassi che poi esporteranno in tutto il mondo. Risale a questo periodo l'episodio delle commesse di materassi per le forze armate Nato, ottenute da Pofferi grazie all’intermediazione di Gelli. Durante la direzione di Gelli nello stabilimento, Frosinone è sempre stato un via vai di politici ministri, vescovi e generali.
IL PREFETTO NEI GUAI
Ieri Frosinone è tornata alla ribalta nazionale per due notizie.
La prima riguarda l’inchiesta a Caserta per estorsione, turbativa d'asta, associazione camorristica. Diciassette ordini di custodia cautelare per gli appalti pubblici truccati nel Casertano, gestiti dal clan dei Casalesi con l’aiuto di politici e amministratori che favorivano gli interessi degli imprenditori amici e contribuivano a rafforzare la presenza e il prestigio dell'organizzazione. In manette l’ex consigliere regionale dell’Udeur, Nicola Ferraro, già coinvolto in altre due inchieste; indagato il prefetto di Frosinone, Paolino Maddaloni, per l'appalto del 2008 delle centraline per il monitoraggio della qualità dell'aria a Caserta, quando era sub commissario prefettizio al Comune. Il prefetto avrà ampia facoltà di testimoniare la sua innocenza ed estraneità ai fatti.
I pm Antonello Ardituro e Marco Del Gaudio avevano chiesto l'arresto di Maddaloni, ma il gip Vincenzo Alabiso ha respinto la richiesta. Maddaloni è accusato di turbativa d'asta. I fatti contestati a Maddaloni, come riporta Repubblica online si riferiscono al 2008, quando ha svolto la sua attività come sub commissario prefettizio al Comune di Caserta. Scrive il gip nell'ordinanza: "Maurizio Mazzotti, dirigente del settore Pianificazione, programmazione e assetto del territorio del Comune di Caserta nonché responsabile del procedimento Urban, Nicola Ferraro, consigliere regionale Udeur e soggetto influente sulla pubblica amministrazione del Comune di Caserta, Paolino Maddaloni, vice prefetto delegato per lo stanziamento dei fondi, e Sergio Solmi, titolare dell'impresa Orion predestinata a vincere la gara, turbavano il pubblico incanto relativo ai lavori per l'installazione, nella gara pubblica bandita dal Comune di Caserta, delle centraline per il monitoraggio della qualità dell'area nel territorio comunale di Caserta per importo complessivo di 530.000,00 euro”.
Simpatici gli altri personaggi coinvolti nell’inchiesta tra cui Antonio Iovine e Nicola Schiavone, figlio del boss "Sandokan". Sequestrati beni per un miliardo.
LA MONNEZZA D’ORO
Sempre ieri i Carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Roma hanno sequestrato la discarica di Cerreto nel comune di Roccasecca, utilizzata per stoccare i rifiuti dei 91 comuni che compongono la provincia di Frosinone. L'inchiesta vede coinvolte decine di persone. Quattordici gli arresti eseguiti dal Noe dei Carabinieri in tutta Italia, per concorso in traffico illegale di rifiuti speciali e tossici e falso.
Già il 27 gennaio 2009, a Frosinone, fu sottoposta a sequestro preventivo un’area di circa 1000 mq, dove era stata realizzata una discarica abusiva, di proprietà di Michele De Angelis* (e leggete nell'asterisco le precisazioni giunte che volentieri pubblico, di cui gli atti della Dna a fine 2009 non davano conto), nipote di Gennaro De Angelis*, all’epoca arrestato e ritenuto a capo dell’omonimo clan camorrista legato a quello degli Schiavone.
Il procedimento attiene – scrivono i magistrati antimafia – all’associazione camorrista capeggiata da Gennaro De Angelis, capozona di Cassino per il clan dei casalesi.
“Gennaro, che si era insediato fin dagli anni 70 nel basso Lazio – si legge nella relazione aggiornata a novembre 2009 della Procura nazionale ed ignoro dunque i successivi sviluppi investigati e processuali di cui chiedo conto a chi ne sapesse, commentando questi post – occupando dapprima la zona costiera, tra Formia e Gaeta e poi il Cassinate, aveva indirizzato i suoi affari, nell’ultimo periodo, in un’imponente attività di importazione e commercializzazione di autovetture estere, realizzando ingenti guadagni attraverso collaudate metodologie criminali, quali estorsioni, riciclaggio, ricettazione, falso, reati tributari, importazione parallela di autovetture con la metodologia delle truffe carosello ed altro. Il 26 gennaio 2009 venne emessa la misura cautelare della custodia in carcere a carico di 40 persone per 416 bis ed altro. Contestualmente all’emissione delle misure cautelari venne disposto il sequestro preventivo dei beni mobili e immobili riconducibili agli indagati per un valore di circa 80 milioni”.
Quanto alla provincia di Frosinone, nella misura cautelare a carico del clan De
Angelis, si legge ancora nella relazione della Dna, si rivelano “specifici fattori ambientali che caratterizzano una parte del basso Lazio, ed in particolare Frosinone e Cassino: la vicinanza dei territori direttamente controllati dai casalesi e lo scarso radicamento della criminalità locale, pongono l’esponente di un clan camorrista che si insedia su tale territorio, in una posizione di assoluta egemonia. In tali “tranquille” realtà territoriali, l’assoggettamento si realizza automaticamente, senza necessità di inutili minacce. Conseguentemente in tali luoghi l’organizzazione camorrista si atteggia con una presenza meno invasiva, assumendo iniziative violente e clamorose solo nei rari casi in cui ciò è indispensabile. In tali zone, oltre agli investimenti delle organizzazioni casalesi, sono in corso traffici di stupefacenti”.
LE INFILTRAZIONI DELLA MAFIA NEL GIOCO
Il gioco piace tanto, oh se piace alle mafia, soprattutto a quella campana. Anche (attenzione: anche) nel 2009 la provincia di Frosinone è stata interessata da atti intimidatori a rappresentanti delle istituzioni, commercianti ed imprenditori, verosimilmente ascrivibili a soggetti o gruppi criminali coinvolti in attività usurarie o
estorsive. In tale quadro si segnala che il 1° luglio 2008 a Ferentino (Frosinone),
ignoti hanno devastato la sala Bingo con tre ordigni dinamitardi. Si tratta del quarto attentato subito dall’esercizio commerciale negli ultimi sette anni. I soggetti indagati sono appartenenti alla malavita casertana. Dall’originario procedimento se ne sono formati due, uno rimasto a Roma per quanto riguarda gli attentati e l’altro passato alla Dda di Napoli per quanto attiene al contesto mafioso.
La provincia di Frosinone è una calamita irresistibile per la mafia campana. Alcuni mesi fa merci contraffatte che provenivano dalla regione cinese dello Zhejiang e che giungevano nel porto di Napoli, venivano stoccate in magazzini per essere poi trasferite in alcuni capannoni siti nell’area di Cassino (Frosinone) e a Martina Franca (Taranto). L’organizzazione, ultimata la fase di etichettatura dei capi di abbigliamento, ne imponeva la vendita ai commercianti di quartieri romani, cinesi e italiani.
Una provincia, oltretutto, quella di Frosinone, che preoccupa proprio per l’asse che è riuscita a instaurare con la vicina Caserta. Il presidente della Corte di Appello di Campobasso, Alfonso Bosco, nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2010, ha manifestato per il Molise “rischi di infiltrazioni della criminalità organizzata da parte delle regioni vicine, specie in zone a confine con le province di Caserta e Frosinone”. Soprattutto nel campo della “intermediazione abusiva di
manodopera e all’acquisizione di terreni e di aziende agricole da parte di
organizzazioni criminali, nel quadro di attività di riciclaggio e di impiego
di denaro di provenienza illecita, anche nell’ambito dell’attività di stoccaggio
di rifiuti provenienti dalla Campania. Le notizie di reato, relative all’oggetto, pervenute nel periodo in esame sono in numero di quattro”.
SERRARE LE FILA
E la provincia di Frosinone, così come del resto quella di Latina, ormai infestata dalle mafie, sia vitale per la lotta alla criminalità organizzata, ben lo sa anche la Procura distrettuale antimafia di Roma che, testualmente, scrive nella relazione di fine 2009 al Procuratore Piero Grasso che: “…appare utile realizzare un efficace coordinamento con le Procure circondariali, soprattutto Latina e Frosinone. Gravi episodi – gambizzazioni, incendi, attentati – si realizzano infatti quasi quotidianamente in quei territori, ma vengono rubricati, e trattati, come fatti di criminalità comune. La parcellizzazione delle indagini impedisce di cogliere, in tali avvenimenti, i segnali della presenza della criminalità mafiosa e favorisce il suo progressivo radicamento.
Il mancato coinvolgimento poi della Direzione distrettuale antimafia, rende impossibile utilizzare nelle indagini quegli strumenti investigativi (consultazione della banca dati, escussione di collaboratori di giustizia, collegamenti investigativi con altri Uffici, acquisizioni di atti giudiziari) essenziali per accertare compiutamente quel tipo di fatti. La conseguenza è che essi restano sovente impuniti, con il risultato di rafforzare ancora di più il potere dei gruppi mafiosi. Sarebbe dunque utile, dopo i necessari aggiornamenti, procedere finalmente alla sottoscrizione del protocollo d’intesa – promosso dal Procuratore Nazionale Antimafia e dal Procuratore Generale presso la Corte di Appello – tra Procure circondariali e Procura distrettuale, che in altre realtà ha dato risultati ma che per il distretto di Roma non è stato sottoscritto. Sarà poi cura di questo Ufficio, per il prossimo anno, organizzare incontri dei magistrati della Dda competenti per un determinato circondario con i pubblici ministeri dello stesso”.
Evviva l’Italia
* ricevo alle 11.40 del 14 luglio e volentieri pubblico dall'avvocato Ferlini, che ha raccolto il mio invito (esteso a tutti i lettori, come sempre) a integrare, correggere e rettificare:
Alle 16.52 del 15 luglio nuovamente e ricevo e ancora pubblico con piacere e spirito costuttivo nel rispetto dei fatti, senza, ancora una volta, ulteriore commento:
Ci tengo a precisare che lei deve documentarsi prima di sputare sentenze nel suo blog [Vedasi : Sentenza riesame tribunale Napoli 17 Dicembre 2002 – Cassazione 13 Giugno 2003 Roma – Archiviazione 15 Ottobre 2008 Procura di Napoli ( Vicenda processuale procura di Napoli 26 Novembre 2002 ) ]. In merito alla vicenda del 9 Febbraio 2009 D.D.A. Roma si è conclusa con l'archiviazione da parte dei Pubblici Ministeri per quando riguarda la mia posizione e quella del mio nucleo familiare . Si vada a documentare altrimenti le ripeto se lei mi contatta sul mio cellulare sono disponibile a farle scrivere notizie esatte e non deviate . Cordiali saluti Michele De Angelis ( di Vincenzo )
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