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L’operazione Infinito della Procura di Milano – sottolineo: di Milano – ha dato la scorsa settimana una nuova sventagliata alla “zona grigietta” della classe dirigente calabrese.
Vi assicuro che leggere le 804 pagine dell’ordinanza Infinito riserva riflessioni infinite. Partiamo – con questo primo post – da quelle che riguardano i i politici dell’Idv, l’Italia dei valori. Noterete che la mia sarà una cronaca asettica che riporta, banalmente, parti dell’ordinanza e dichiarazioni dei politici coinvolti, senza aggiungere una sola riga di commento personale.
Leggete la dichiarazione dell’Idv che arriverà all’indomani del blitz milanese (sottolineo: milanese). La firma è quella dei consiglieri regionali Emilio De Masi, Domenico Talarico e Giuseppe Giordano. Dopo i bla bla di compiacimento ecco il rullar di tamburi sulla verginità dell’Italia dei valori: “…IdV della Calabria, confuta con determinazione la genericità dell'affermazioni apparse in questi giorni sulla stampa, secondo la quale la mafia sarebbe trasversale a tutti i partiti, forte della sua storia costantemente improntata ad un netto contrasto verso ogni forma di degenerazione etica della politica e dunque contro il fenomeno criminale. Pertanto, la suddetta affermazione, dal tenore molto presuntivo rischia di ingenerare ulteriore sfiducia dei cittadini nei confronti del mondo politico ed istituzionale. E questo, indubbiamente, nuocerebbe ad un processo di liberazione definitivo dalla mafia, assai improbabile in assenza di una coesione delle forze sane della società della politica, ancora significativa. Il nostro partito e' certo di essere annoverabile tra quest' ultime e, dunque, si propone, alla luce della meritoria attività dell'autorità giudiziaria e, rifuggendo da ogni ipocrisia enunciativa, di contribuire all'affermazione di un pieno disegno di legalità, esigenza primaria della Calabria''.
Il pm milanese Giuseppe Gennari a pagina 768 riporta fedelmente ciò che ha riportato il personale della squadra mobile di Reggio Calabria che a marzo 2010 documenta “in via Roma, di fronte la farmacia Liotta la presenza di Giuseppe Giordano, in compagnia di altri due ragazzi dall’apparente età di 25/30 anni, che si sono recati al vicino Bar Via Veneto. Il Giordano, uscito dal bar, ha raggiunto nuovamente il bar ristorante Caffè Veneto, sito poco più avanti sulla stessa via Veneto, prima dell’hotel Excelsior, dove al’interno ha incontrato il consigliere regionale Alberto Sarra e il presunto mafioso, già candidato alle recenti consultazioni elettorali regionali, Domenico (Dominique) Suraci; qui non essendoci i personaggi per i quali il servizio era stato svolto, il personale si è spostato nuovamente nella via Roma di fronte alla farmacia Liotta”.
Ecco le dichiarazioni di Giordano rese a me ieri: “In quel periodo frequentavo quei locali di via veneto in quanto nella stessa via si trovava la mia segreteria elettorale. Quel giorno, ripercorrendo insieme a lei quei momenti, mi recai a consumare qualcosa. Li dentro incontrai casualmente l'avvocato S arra che ho salutato, insieme a lui c'era il consigliere comunale Suraci che conoscevo solo di vista. Con loro le ribadisco non ho mai intrattenuto rapporti ne personali e ne politici. Comunque emerge con chiarezza, come io non abbia intrattenuto con nessuno dei protagonisti della vicenda alcuna frequentazione ne politica ne personale, ne elettorale”.
Sottolineo che il politico Giuseppe Giordano – sottoscrittore del comunicato stampa dell’Idv e ripreso in compagnia di Sarra e Suraci – non è assolutamente indagato e che nella sua attività di consigliere è tra i più impegnati sul fronte antimafia.
COMPARE L’ONOREVOLE PORCINO
Più o meno nelle stesse ore in cui veniva dato alle stampe il comunicato stampa di cui sopra, veniva reso noto dall’Idv un altro comunicato stampa firmato dal portavoce dell'Italia dei valori, Leoluca Orlando, e il deputato Ignazio Messina, componente della commissione Antimafia. Eccolo: “L'Italia dei valori ritiene doveroso che tutti i partiti s'interroghino sulla qualità etica dei propri rappresentanti in Calabria. L’Idv è stata però l'unica forza politica che, alle ultime elezioni regionali, ha chiesto l'intervento della commissione parlamentare Antimafia e delle prefetture a garanzia dell'assoluta estraneità di tutti i propri candidati rispetto alla realtà malavitosa calabrese. E solo all'esito dei risultati di questi controlli abbiamo provveduto a presentare la nostra lista. Chiediamo al presidente della Commissione antimafia di rendere noti i risultati dell'indagine svolta sul rispetto del codice etico antimafia da parte dei candidati degli altri partiti. L'Italia dei valori ha fatto la propria parte. Ora anche la commissione parlamentare Antimafia e gli altri partiti facciano la loro in modo da scongiurare qualsiasi devastante infiltrazione mafiosa nelle istituzionii».
Il Gip Gennari a pagina 146 dell’ordinanza riporta l’incontro del 18 aprile 2010 tra Francesco Lampada (arrestato nell’operazione Infinito ma già detenuto a Opera), Antonino Cotroneo (estraneo a questa indagine, cugino di Giovanni Cotroneo che l’ordinanza a pagina 141 definisce testualmente “signore mafioso di Vigevano” e del quale Antonino ricostruisce i “trascorsi criminali” ) e Gaetano Porcino (non indagato).
L’incontro avviene a Torino, tra Corso Regina Margherita e l’incrocio con Via Consolata. “Dall’Audi Q5 di Gaetano Porcino è sceso un uomo elegante, alto circa 1.90/1.95, stempiato e brizzolato, che li ha salutati confidenzialmente, seguito da una donna di circa 40/45 anni, capelli lunghi scuri, alta circa 1, 65. poi intorno alle 13.05 i quattro si sono salutati e la coppia Lampada-Cotroneo è rientrata a Milano”.
Gaetano Porcino, nato a Reggio Calabria il 10 agosto 1957, residente a Chieri (Torino), ex dirigente superiore del ministero dell’Interno, risulta essere – si legge sempre nell’ordinanza – un deputato piemontese dell’Idv, già vicecommissario di Governo per la Regione Piemonte. Il soggetto è incensurato e presenta una cessione di fabbricato a Catona (Rc), con Giuseppe Porcino, anch’egli incensurato. “In effetti dalla successiva visione della foto dell’onorevole Gaetano Porcino, pubblicata sul sito Internet del parlamentare – si legge ancora testualmente nell’ordinanza a pagina 147 – il personale impiegato nel servizio di osservazione ha riconosciuto in Porcino Gaetano l’uomo che aveva incontrato la coppia
Lampada-Cotroneo per ragioni rimaste ignote ma verosimilmente riconducibili alla transazione della società Due P”.
Dopo questa asettica descrizione ecco l’ultimo capoverso, sottolineato: “Come si vede i Lampada ma anche i Valle – che sono legati ai Cotroneo da una dichiarata relazione di comparaggio, relazione essa stessa indice di legame mafioso – mantengono sistematici rapporti con compare Nino, con il quale si scambiano favori, scambiano influenze elettorali e fanno affari. Colpisce il fatto che la coppia abbia frequentazioni non casuali con l’onorevole Porcino. L’indagine non ha consentito di comprendere quali fossero gli interessi comuni tra questi soggetti. Tuttavia si ricordi che Porcino è già emerso nell’indagine torinese Minotauro per suoi contatti con esponenti della ‘ndrangheta. Come si sa i politici non sanno mai nulla delle persone con cui entrano in contatto. Ma alla fine – sarà uno sfortunato caso – sono sempre gli stessi politici a frequentare i mafiosi”.
Queste le dichiarazioni rese ieri a me dall’onorevole Gaetano Porcino: “Io non ho la più pallida idea di chi sia il signor Lampada. Spero che i magistrati di Milano, su mia richiesta spontanea , mi ricevano al più presto. Mi meraviglia, e lo dimostrerò, che si possa dire che io ho frequentazioni, non casuali, con questo sig. Lampada. Io non solo non ho frequentazioni, ma non lo conosco, e non so chi sia. Quanto ai rapporti confidenziali poi, si commentano da soli. Come si possono avere rapporti confidenziali con uno che non si conosce? Ho rimesso il mandato al mio presidente perché non voglio che il partito entri in questa vicenda. Sono indignato e dire che non lo conosco e che sono estraneo ai fatti non rende l’idea. Io nego assolutamente e sfido chiunque a dimostrare che io abbia frequentazioni con Lampada o rapporti confidenziali. Quello che è scritto non corrisponde al vero. Se risulta un secondo contatto o un contatto precedente con Lampada, non casuale, chiedo di essere arrestato, altrimenti chiedo le scuse. Io conosco migliaia di persone: se vado in un bar e incontro Riina che colpa ne ho io?. Chiederò al gip e alla dottoressa Boccassini come si fa a dire in un’ordinanza che ho una frequentazione non casuale con una persona che non conosco e che non ho mai incontrato salvo in quel puro caso e casualmente. Il Gip lo deve dire e deve esserne dato pubblicazione sui giornali. Mi devono dire come posso salutare in modo confidenziale uno che non avevo mai visto prima e dopo nella mia vita. Se non mi ascolteranno è un assalto alla mia dignità, come si fa a sopportare un affronto di questo tipo? Io mi incateno davanti al Tribunale di Milano”.
r.galullo@ilsole24ore.com