Non vedo Sanremo ma leggo. Ho potuto così recuperare – con i video e le foto che tutti i siti online dei quotidiani riportano – la bella vista delle monumentali gambe di Belen Rodriguez, argentina senza né arte né parte ma coscio-dotata. Tanto basta alla straordinaria intelligenza degli italiani lobotomizzati da anni di regime televisivo.
Non vedo Sanremo ma leggo. Ho cercato dunque – sugli stessi siti degli stessi media – un’altra immagine. Quella del cavallo del sindaco di Taurianova – cittadina reggina dove la ‘ndrangheta la tagli a pezzi anche quando respiri – fatto esplodere con il tritolo il 15 febbraio, proprio mentre la kermesse canora impazzava.
Non le ho trovate. Ho girato per i giornali calabresi e ho trovato il sito del “Quotidiano della Calabria”. Apritelo anche voi: c’è un’immagine raccapricciante e (credo) non voluta, perché se così fosse stato le due fotografie sarebbero state incorniciate sotto lo stesso titolo. Da una parte si vedono le cosce squarciate in una pozza di sangue del cavallo del sindaco, Domenico Romeo, eletto il 30 maggio 2011 in una coalizione di centro destra. Accanto si vede il paradisiaco squarcio inguinale che lascia scoperte le gambe di un’altra coscio-dotata sul palco di Sanremo, la modella Ivana Mrazova.
Inutile dire che le uniche cosce che interessano l’opinione pubblica italiana sono quelle che scendono la scalinata di Sanremo mentre a pochi interessa quell’immagine raccapricciante in cui si vedono brandelli di carne e ossa che un tempo erano le cosce di un cavallo.
Il sindaco non è nuovo a raccogliere per la stalla della sua tenuta agricola i resti dei cavalli. Nel 2009 – pochi mesi prima che il consiglio comunale fosse sciolto per infiltrazioni mafiose – un altro cavallo del sindaco Romeo era stato abbattuto. In quell’occasione l’animale era stato ucciso a colpi di fucile. Angela Napoli, Fli, della Commissione parlamentare antimafia ha dichiarato: “La contrapposizione politica non può esimersi dall’esprimere ferma condanna contro il vile attentato che ha colpito il sindaco del Comune di Taurianova, Domenico Romeo. Il nuovo atto intimidatorio intacca ancora una volta l’intera Città che non riesce a mutare l’immagine che la vuole costantemente indicata nella sua negatività. Anche questo attentato è indicativo di come la criminalità locale intenda evidenziare le sue volontà che dovranno essere spente attraverso l’individuazione e la repressione dei responsabili”. Giusto per la cronaca annoto che il sito del Comune di Taurianova, in home page, riporta la seguente filastrocca: “… cittadina situata a circa duecento metri sm nella piana la ' vallis salinarum ' degli antichi popoli, è circondata anzi sommersa dai maestosi ulivi, l'albero sacro a Pallade e simbolo della pace”. Della pace?
Ora, dicevo, in questo tripudio di cosce è accaduto qualcosa di inimmaginabile in una regione civile di un Paese civile.
E’ accaduto che Salvatore Magarò introducesse i lavori della Commissione regionale antimafia calabrese, proprio poche ore l’attentato con il tritolo e a pochi giorni dal succedersi di atti intimidatori a decine e decine di amministratori calabresi. Pensate che la Regione Calabria non ha uno bensì due organismi antimafia: la Commissione, appunto, che dipende dal consiglio e un Comitato che dipende direttamente dalla Giunta. Con quali visibili risultati nell’incisività della lotta alla ‘ndrangheta è sotto gli occhi di tutti.
La riunione della Commissione consiliare doveva essere un momento solenne in cui Magarò avrebbe dovuto sottolineare il nulla fatto in questi anni dalla struttura che presiede e che prima di lui era da altri guidata, ma il tutto imbonito con solenni parole che avrebbero dovuto convincere gli amministratori presenti (e impauriti) che tutto va bene madama la marchesa.
Ebbene – mentre le cosce del cavalo saltato con il tritolo grondavano ancora sangue ed erano l’ennesima e diretta sfida delle cosche agli amministratori locali e regionali – i primi a credere nell’importanza della riunione sono stati proprio loro, i sindaci.
Come no!
Come riporta l’attenta e puntuale cronaca di Pietro Bellantoni sul www.corrieredellacalabria.it., su 42 sindaci minacciati negli ultimi tempi dalla ‘ndrangheta, soltanto 15 hanno risposto all’invito di Magarò. “In proporzione – scrive Bellantoni – è ben più ampio il numero dei consiglieri regionali che hanno deciso di esserci. Tra questi, seduti in platea o al tavolo dei relatori, erano presenti il presidente del Consiglio Francesco Talarico, Giovanni Nucera, Alfonso Dattolo, Giuseppe Giordano, Luigi Fedele, Alessandro Nicolò, Mario Maiolo e Salvatore Pacenza”. Oh sia ben chiaro: sull’episodio del tritolo al cavallo del sindaco neppure una parola ma – suppongo – che i commenti sulla “farfallina” tatuata di Belen si saranno sprecati….
E Ciccio-Peppe Scopelliti direte voi? C’era, penserete. Poffarbacco, volete che non ci sia il Governatore, in un consesso sì alto che mostra allo mondo intero quanto i politici calabresi sconfiggano (a parole) l’immonda criminalità organizzata? “A sostituire il governatore Scopelliti c’era invece Franco Zoccali, direttore generale della presidenza della giunta”, chiosa Bellantoni. Ah beh!
Del resto la lotta alla ‘ndrangheta “non è un capello ma un crine di cavallo uscito dal paltò…”. Sapete chi lo cantava? Edoardo Vianello nel ’61, ma non era Sanremo. Era “Studio Uno” con Mina.
Se le cosce di un cavallo esplose con il tritolo non fanno neppure notizia tra i politici calabresi, volete che a qualcun altro in Italia possa fregarsene? Viva le cosce di Belen e di Mrazova!
r.galullo@ilsole24ore.com
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