Cari lettori questo è l’ultimo articolo che dedico a ciò che il sostituto procuratore nazionale antimafia Roberto Pennisi ha detto in audizione il 17 aprile 2012 in Commissione parlamentare antimafia a proposito della presenza delle mafie nelle regioni del Nord-Est (Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige).
L’ultima parte della sua audizione è dedicata ad un tema sensibilissimo: la penetrazione (e le relative manovre agevolative) dei capitali mafiosi nella ricca e economia del Nord-est.
E sul punto Pennisi è chiarissimo: “Ci sono degli imprenditori soprattutto nel Nord-Est che sono felici di perdere il controllo della loro azienda, pur di consentirne la continuazione di vita. Questo è tipico sia della mentalità di quel territorio che delle imprese che si basano spesso sul rapporto personale che s'instaura fra il datore di lavoro e le maestranze. Tanti – credetemi – si assoggettano all'imposizione mafiosa allo scopo di consentire quella continuità dell'impresa che serve a garantire il mantenimento del posto di lavoro di dipendenti che si conoscono da decenni e che tante volte si tramandano di generazione in generazione. Questo è il pericolo più grosso. Questi soggetti sono in condizione di intervenire, per il grandissimo quantitativo di denaro di cui dispongono, a tutti i livelli dal punto di vista finanziario. È chiaro che così riciclano”.
Già questo basterebbe per riflettere sul vecchi0 (ed erroneo) adagio che “se la mafia non si vede non c’è”. E’ vero il contrario ma quel che dice in seguito Pennisi è inquietante perché pone di fronte a sè stessa una società imborghesita e bolsa.
“Anche l'acquisto di un qualcosa in perdita è un vantaggio per chi acquista nella misura in cui altrimenti non avrebbero a che farsene del denaro di cui dispongono – dice infatti il pm antimafia – . Questo è il pericolo più grosso rappresentato dal punto di vista sociale: c'è simpatia. Ecco perché non ci sono denunce, tant'è che nell'indagine veneziana si è dovuto ricorrere ad un tizio infiltrato, e senza l'infiltrato non si sarebbero scoperte tutte le attività criminali che hanno riguardato almeno 150 persone. Questo lo si legge negli atti dell'indagine della Dda di Venezia”.
Il presidente Beppe Pisanu non perde l’occasione per affondare il coltello nel burro caldo: “Si può quindi cominciare a parlare di 416-bis anche in quei territori perché c'è omertà?. L’abbiamo rilevata anche in diverse audizioni in Nord Italia”.
Pennisi è didascalico nella risposta: “Ha preso piede. Si tratta di un'omertà che tante volte non nasce dalla paura, ma dalla simpatia perché «finalmente» questa gente del Nord vede farsi avanti soggetti affidabili. È inutile dirlo: sono affidabili. Non posso entrare nei particolari perché sono applicato in una determinata Dda che non è veneta e che mi consente di conoscere alcuni dati investigativi che sono oggetto di mie indagini, ma dispongo di dati investigativi, di parole provenienti da soggetti non certamente dell'Italia meridionale né centrale che fanno paura e che mi consentono di fare quelle affermazioni che ho appena fatto”.
E la politica? “Per quanto riguarda i rapporti con gli ambienti politici – conclude Pennisi – quelli sono connaturati soprattutto al fenomeno della colonizzazione: laddove c'è colonizzazione, c'è quel tipo di rapporto. Dove c'è delocalizzazione non è la stessa cosa. In alcuni casi possono esistere quando sono funzionali al conseguimento dei risultati per i quali è stata effettuata la delocalizzazione, ma non è niente di particolarmente endemico. Se vogliamo prendere come punto di riferimento ciò che è emerso in Lombardia, Piemonte e Liguria, non è la stessa cosa proprio perché nel Veneto non c'è la colonizzazione. Invece i rapporti sono più intensi ed essenziali con il mondo dell'economia – lo abbiamo già detto – e delle professioni”.
Pisanu insiste e ricorda le recenti parole del prefetto di Venezia il quale ha dichiarato che: "Nella Regione Veneto non si registra una presenza radicata di organizzazioni criminali secondo le caratteristiche tipiche delle associazioni criminali di stampo mafioso." Pennisi non si scompone e risponde: “Se rapportate questa affermazione con ciò che vi ho detto prima, va bene. Per esercitazione (i francesi direbbero amusement), fate un paragone tra il prefetto di Venezia e il prefetto di Reggio Emilia, che ha ricevuto dieci giorni fa una missiva con tre proiettili. Tempo fa il prefetto di Reggio Emilia avrebbe potuto dire la stessa cosa. Non vorrei che un giorno anche il prefetto di Venezia si veda recapitare una missiva con i proiettili”.
C’è altro da aggiungere? Assolutamente no se non mettere in chiaro la sintesi di quanto detto da Pennisi: la mafia nel Nord Est fa simpatia perché è affidabile e lo Stato no…E intanto la politica dorme e i professionisti colludono.
3 – the end (le precedenti puntate sono state pubblicate il 19 e il 21 giugno)
P.S. Ora potete acquistare il mio libro: “Vicini di mafia – Storie di società ed economie criminali della porta accanto” online su www.shopping24.ilsole24ore.com con lo sconto del 10%