Ricevo e volentieri pubblico la lettera – piena di spunti molto interessanti – di Ivan Foschi, che siede nella Commissione antimafia sammarinese. A seguire alcune mie riflessioni
Caro Roberto,
innanzitutto "bentornato" nelle vicende sammarinesi!
Al di là di quello che può dire qualcuno, ogni notizia su questi argomenti suscita sempre grande interesse nel Paese. Vorrei fare solo qualche precisazione sulla Commissione di cui ho avuto il piacere di fare parte fino alla scorsa settimana.
La Commissione di inchiesta su Fincapital non va confusa con la Commissione antimafia, anche se composta dalle stesse persone.
La Commissione antimafia è stata istituita in maniera bipartisan nel 2011 come commissione parlamentare permanente, con lo scopo di studiare il fenomeno delle infiltrazioni malavitose nel nostro Paese.
Quando è stata resa nota l'operazione Staffa della Procura di Napoli, visti i possibili coinvolgimenti della politica sammarinese, anziché istituire una commissione d'inchiesta ad hoc, si è deciso di affidarle provvisoriamente i poteri di inchiesta limitatamente alla vicenda Fincapital, allo scopo non di svolgere un'inchiesta sovrapponibile a quella dei Tribunali o della Dia (Direzione investigativa antimafia), ma di individuare eventuali responsabilità di tipo politico.
Non era nostro compito indagare sul profilo penale, né era possibile estendere l'attenzione ad altre vicende comunque importanti come quella di questo articolo, ma dovevamo limitarci all'oggetto stabilito dalla legge.
Nessuno ha mai pensato che il problema criminalità organizzata nascesse e si risolvesse con l'inchiesta Fincapital ma abbiamo ritenuto che intanto ci fosse da fare piena luce su questa vicenda. E credo che si tratti comunque di un risultato storico, se si considera che fino a pochi anni fa si veniva considerati dei marziani al solo parlare di mafie a San Marino.
Ricordo benissimo gli incontri che organizzavamo nel 2007 con la Fondazione Caponnetto per iniziare a sensibilizzare i cittadini su un problema che ancora non era conclamato ma che era comunque un alto rischio per il nostro Paese…
Quindi mi sento di dire che con questa relazione si è iniziato un lavoro molto importante a cui mi auguro ne possano seguire altri. E finalmente dopo tanti anni sono emersi nomi, cognomi e fatti, dando riscontro con prove documentali e testimoniali a tante voci che però rimanevano sempre indefinite.
Ovviamente si trattava di inchiesta politica, e la commissione aveva a disposizione i poteri dell'autorità giudiziaria ma non doveva emettere sentenze, avendo solo il compito di relazionare.
Non essendo quindi tenuti al contradditorio, abbiamo ritenuto opportuno non ascoltare i politici, consapevoli che se lo avessimo fatto avremmo fatto saltare la riservatezza su cui poggiava il buon esito della commissione, pregiudicando anche la collaborazione di molti testimoni. Se poi qualcuno ritiene siano stati fatti abusi, può rivolgersi tranquillamente al Tribunale, che agirà secondo legge.
Sottolineo infine che è la prima volta che da una commissione d'inchiesta composta da tutte le forze politiche, si ottiene una relazione unica sottoscritta da tutti i suoi membri. L'ultima volta, nel 2007, ve ne furono ben cinque.
Un saluto
Ivan Foschi
La mia risposta
Caro Ivan,
grazie a te (e a chiunque vorrà intervenire tra i tuoi colleghi). Sei tra i pochissimi che non si è mai sottratto al confronto. Quanto al mio ritorno sulle vicende sammarinesi turberà i sonni di non pochi tra i vostri questuanti della politica ma a me questo fa piacere. Tranquillizzali comunque: scrivo solo quando ho una notizia da dare. Le chiacchiere le lascio a loro. Magari torno tra 3 anni.
Il compito della Commissione d’inchiesta sulla vicenda specifica e la vita, distinta, della Commissione antimafia sono chiarissime.
Resta la perplessità sulla guida del vostro primo lavoro (e gli strascichi, querele incluse da parte di alcuni tra i chiamati in causa, lo testimoniano, portando un grado di confusione e nebbia dalla quale sarà comunque complesso uscire fuori).
Da qualche parte – tu dici – bisognava pur partire. Ecco, per me, quel “qualche parte” – e l’ho scritto anche nel post di ieri a chiare lettere – doveva essere il rapporto finanza/mafie, che va ben oltre la vicenda Fincapital. Prendendo, ovviamente il tempo necessario. Tutto il tempo necessario, rendendo pubbliche (nelle parti in cui fosse stato possibile) e segrete (nella parte in cui viene richiesto) le sedute. Né più né meno di quanto accade in Italia.
Ciò detto sono il primo a rallegrarmi con la politica sammarinese (e nulla mi cala dei colori politici) per la voglia di pulizia. Spero abbiate più coraggio dei politicanti che governano l’Italia (di ogni colore).
Certo che rimango di stucco – ma tutto il mondo è paese – quando leggo che la vostra legittima riservatezza si è spinta fino alla scelta di non audire i politici chiamati in causa per il rischio di fughe di notizie (traduco io il tuo “avremmo fatto saltare la riservatezza”). Una scelta fatta per non danneggiare – inoltre – la libertà di parola, testimonianza ed espressione, appunto, dei testimoni auditi.
Qusta tua delucidazione mi ha davvero colpito perché – sottintende a mio modesto avviso – che il sistema è marcio al di là di quanto si possa presumere e che – in uno Stato che per popolazione è la metà di Vigevano, paesotto in provincia di Pavia – non ci si può fidare davvero di nessuno. Certo che – al di là della decisione di non audire i politici – è comunque dura, suppongo, tenere riservate le notizie sul Titano, vista la pluralità di soggetti della Commissione antimafia sammarinese e la loro diversa estrazione politica. Aggiungici gli spifferi, le amicizie, le inevitabili parentele ed ecco lì che tenere un segreto a San Marino è più dura che la Vigor Lamezia vinca lo scudetto di serie A.
Se questo fosse vero – e se lo dici nel porre l’accento sulla riservatezza non ne dubito – questa serie di riflessione ne porterebbe dietro un’altra: il rischio di inquinamento delle prove qualora quella riservatezza fosse saltata.
Se così fosse (e mi auguro di no) non saprei chi tra noi (Italia) e voi (San Marino) è messo peggio quanto a tenuta degli assett vitali della democrazia.
Ti saluto cordialmente nella speranza che il dialogo e l’interlocuzione continui anche con i tuoi colleghi.
Roberto