La Commissione d’inchiesta parlamentare sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, presenterà oggi a Milano la relazione conclusiva sulla Lombardia (datata 12 dicembre 2012) alla presenza, tra gli altri, del sindaco di Milano Giuliano Pisapia e del capo della Procura Edmondo Bruti Liberati.
Sulla relazione ho appena scritto oggi sul Sole-24 Ore online (rimando dunque al pezzo sul sito). Su questo umile e umido blog proporrò degli approfondimenti su alcuni aspetti particolari.
I rifiuti speciali rappresentano l’80% del totale dei rifiuti prodotti in Lombardia. In questo settore, il rischio di attività illecite connesse al traffico di rifiuti è elevato, come pure l’interesse delle cosche, posto che la regione Lombardia risulta coinvolta da numerose inchieste. Molti rifiuti speciali provengono da fuori regione.
Da quando, nel 2001, è stato introdotto in Italia il delitto che punisce le attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, nella provincia di Milano si sono svolte circa il 10% di tutte le inchieste italiane: ciò ha posto in evidenza la presenza della criminalità ambientale, anche di tipo mafioso, negli appalti relativi al movimento terra nei cantieri pubblici e privati e nello smaltimento delle scorie industriali.
Il quadro generale in Lombardia, come emerge dalle indagini, non solo della procura della Repubblica in Milano ma anche da quelle delle altre procure dei distretti delle Corti di appello di Milano e di Brescia, è che il rischio di infiltrazioni criminali viene alimentato da alcuni elementi, quali la sempre minore disponibilità di impianti di smaltimento finale, ossia le discariche, l’aumento costante dei prezzi di smaltimento, la sempre maggiore presenza di figure imprenditoriali che praticano sistemi illeciti di gestione, che in passato sembravano utilizzati, soprattutto e soltanto, dai principali sodalizi criminali.
C’ è poi anche una mobilità, una trasmigrazione di flussi illeciti di rifiuti su tutto il territorio nazionale, accompagnata da una sempre maggiore domanda di residui recuperabili soprattutto da parte di alcuni Paesi asiatici e mediorientali, nonché un’attività illecita di smaltimento dei rifiuti in Paesi del terzo mondo.
Dalle indagini delle procure dei distretti di Milano e Brescia è emerso che i comportamenti illeciti più ricorrenti in Lombardia sono rappresentati dallo sversamento di rifiuti in discariche abusive o dal loro tombamento in terreni privati ovvero in cave abbandonate e in terrapieni in prossimità, soprattutto, degli svincoli delle tangenziali.
Le operazioni illecite vengono realizzate ricorrendo, dietro il pagamento di un compenso, alla identificazione dei rifiuti con codici non pericolosi, riferiti a materiali che, viceversa, sono nocivi e che, di conseguenza, dovrebbero o avrebbero dovuto essere smaltiti con procedure più costose.
Sotto tale profilo, il settore più a rischio è quello dei rifiuti tossici, soprattutto nella provincia di Milano e di Brescia, dove insistono numerose industrie dismesse e siti in cui per decenni sono stati stipati, verosimilmente in modo illegale, rifiuti e scorie.
A tale situazione generalizzata – che richiede un controllo capillare dell’intero territorio regionale per contrastare il dilagante fenomeno degli scarichi abusivi di rifiuti speciali – si registra nella provincia di Milano l’ulteriore emergenza legata alla presenza diffusa della ’ndrangheta calabrese nel trattamento dei rifiuti speciali, come è emerso da numerose inchieste della Dda di Milano.
Di fatto, nella provincia di Milano, si è in presenza di un oligopolio di imprese provenienti dal Sud e, in particolare dalla Calabria, che hanno conquistato il mercato del movimento terra, del noleggio dei ponteggi, delle demolizioni e dei calcestruzzi, in quanto sono in grado di praticare prezzi più bassi, dal momento che non osservano regola alcuna in qualunque settore (penale, civile, amministrativo e tributario) e, dunque, sono in grado di praticare prezzi più bassi rispetto agli imprenditori onesti, come si dirà di seguito, esaminando i procedimenti penali promossi dalla Dda di Milano nei confronti dei clan della ’ndrangheta operanti sul territorio milanese.
La presenza della ’ndrangheta a Milano e provincia nel settore del movimento terra in pressoché tutti i cantieri pubblici e privati, si legge nella relazione, costituisce il principale problema della realtà milanese e, più in generale, della Lombardia.
A sottolineare la gravità della situazione è emerso il forte interesse della criminalità calabrese anche in vista dei lavori legati alla realizzazione di Expo 2015, posto che alcune aree dismesse sono avviate alla riqualificazione per far spazio alle aree espositive e alla creazione di luoghi di incontro per eventi.
1 – to be continued
P.S. (Sul tema si veda anche la puntata sulla Campania pubblicata su questo blog il 17 gennaio)
r.galullo@ilsole24ore.com