Premio Ambrosoli a due calabresi – l’imprenditore De Masi e il sindaco Lanzetta – e al dirigente del Comune di Milano Zaccaria

Nessun premio, solo tre menzioni. Quest’anno, per la seconda edizione del Premio Ambrosoli, promosso da Transparency international Italia con la famiglia dell’avvocato, è stato deciso così. Il premio non sarà assegnato dunque ogni anno ma solo quando ricorreranno caratteristiche eccezionali. Insomma: non basta essere un esempio ma è necessario, per una vita intera, ispirarsi a quei valori e a quei principi di eccezionale dirittura morale e professionale che contraddistinguevano il Servitore dello Stato Giorgio Ambrosoli, assassinato a Milano l’11 luglio 1979 da un sicario ingaggiato dal banchiere Michele Sindona, sul quale stava indagando nell’ambito dell’incarico di commissario liquidatore della Banca privata italiana, che aveva assunto nel settembre 1974.

Alle 18 di questa sera, al Piccolo Teatro Studio di Milano, la moglie di Ambrosoli, Silvio Novembre, il maresciallo della Gdf che non lasciò mai solo l’avvocato milanese nelle sue attività e la moglie di Paolo Baffi, ex Governatore della Banca d’Italia e uomo molto vicino a Giorgio Ambrosoli, chiameranno sul palco un imprenditore, un politico e un dirigente pubblico, uniti dallo stesso filo di integrità, responsabilità, etica e professionalità. Uomini (uno) e donne (due) fatti della stessa pasta: quella plasmata a immagine e somiglianza dei migliori eroi invisibili e borghesi di cui questo Paese ha ancora maledettamente bisogno.

DE MASI

L’imprenditore è Antonio De Masi, di Rizziconi. Le sue imprese meccaniche nella Piana di Gioia Tauro danno lavoro a circa 160 persone (un tempo erano 250). La sua terra, la Calabria, invece di sostenerlo e appoggiarlo (eccezion fatta per le parate di facciata e le pacche sulle spalle) lo ha lasciato solo. E così, da qualche mese, dopo che qualche buontempone ha scaricato 44 colpi di khalashnikov contro i suoi capannoni nel porto di Gioia, lasciando alcuni bossoli inesplosi sul selciato per ricordargli che la sua vita è appesa a una cartuccia di mitragliatrice, vive blindato. L’esercito staziona davanti alle sue attività e tutto intorno la vita scorre uguale, il che nella Piana di Gioia vuol dire che va avanti con i suoi ritmi mortali (sociale ed economici ancor prima che umani). De Masi, lo scorso anno, ha avuto un idea geniale: con le sue misere forze economiche (ha contenziosi da anni con alcune banche, condannate per usura nei suoi confronti e che dunque non gli erogano il becco di un centesimo) ha brevettato in tutto il mondo una cellula di sicurezza che resiste a terremoti devastanti. Basta montarla in un quarto d’ora e ambienti di lavoro, capannoni, fabbriche e case possono contare su una struttura che costa meno di un’utilitaria e che può ospitare fino a sei persone.

Uno può pensare: per un’invenzione così le banche si saranno precipitate a finanziarlo, le imprese e le amministrazioni scapicollate a fare ordinativi, le università dirottate a rotta di collo per sostenerne la ricerca. Come no! Zero. Ma proprio zero. Silenzio tombale. Non lo ha filato quasi nessuno e così oggi De Masi viene chiamato all’estero per raccontare non solo la sua storia privata ma anche la sua vita professionale e i contatti in corso gli permetteranno forse di vedere quelle cellule costruite altrove. E così, invece di creare posti di lavoro nella Piana di Gioia, martoriata dalla ‘ndrangheta, li creerà all’estero.

LANZETTA

Del resto il filo rosso con la Calabria e con l’opposizione alle cosche – ricordiamo infatti che De Masi denuncia da anni ogni tentativo di infiltrazione mafiosa – lega l’imprenditore alla seconda persona che riceverà la menzione della giuria. Si tratta di Maria Carmela Lanzetta, dal 16 maggio 2011 sindaco di Monasterace (Reggio Calabria), dove la ‘ndrangheta ha radici profondissime. Gli attentati, le intimidazioni e le minacce nei suoi confronti non si contano. Eppure fa semplicemente quello che dovrebbe fare qualunque amministratore pubblico: agire in buona fede per il bene della collettività amministrata e non di singoli cittadini. Semplice, banale, logico, lineare. In Calabria così non è e ora anche lei vive sotto scorta e più di una volta è stata sul punto di mollare tutto, come nell’estate 2012 quando, incoraggiata dal suo partito nonostante lei sia stata eletta in una lista civica di ispirazione nel centrosinistra, decise alla fine di andare avanti nel mandato.

Una cosa è certa: fino a che i riflettori – per lei come per tutti coloro i quali al Sud si oppongono ai sistemi criminali – saranno accesi, bene ma nel momento in cui si saranno spenti, la faranno pagare anche a lei.

Non ci credete? Pensate che sia un catastrofista? Bene, anzi male. Ricordatevi cosa è recentemente accaduto a Carla (detta Carolina) Girasole, ex sindaco di Isola di Capo Rizzuto (Crotone), posto baciato da Dio e maledetto dagli uomini. Si era ripresentata a maggio di quest’anno alle elezioni in un caos totale, abbandonata persino dal suo partito (piccolo particolare: il partito di riferimento è lo stesso di Lanzetta) ed è stata sonoramente sconfitta. Brindisi nei bar per la sua sconfitta, clacson impazziti per le strade, festeggiamenti e capriole. Non spetta a me descriverne la figura di sindaco, se abbia o meno dato seguito a quel che aveva promesso nella lotta alla ‘ndrangheta, fatto sta che ora è sotto pressione, le hanno incendiato la casa delle vacanze e credo che i problemi, quelli veri, altro che quelli di quando era amministratrice, arriveranno solo ora che le luci della ribalta sono state fulminate una dopo l’altra.

ZACCARIA

Nel segno delle donne anche la terza menzione, quella che toccherà Mariangela Zaccaria, dirigente del Comune di Milano, attualmente vicesegretario comunale. E’stata tra le pioniere dell’applicazione dei patti di integrità nel settore degli appalti e le rogne non le sono mancate. Già il 14 maggio 2009, quando era direttore amministrativo dei Lavori pubblici fu la persona alla quale l’allora sindaco Letizia Moratti dedicò il premio “Lotta alla corruzione”, ricevuto a Roma nell’ambito del Forum Pa. Il patto di integrità, che racchiude molte regole di comportamento per le imprese, consente tra le altre cose di escludere, già in fase di gara, quelle che si accordano tra loro. Milano fu tra i primi ad introdurlo ma ora molti sono i Comuni che lo prevedono. Non è una panacea per tutti i mali – figuriamoci contro le infiltrazioni mafiose – ma è un tassello che si aggiunge nella catena di legalità.

LE DICHIARAZIONI

Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha voluto sottolineare che «la nostra amministrazione si sta impegnando a fondo, cito ad esempio l'istituzione del Comitato antimafia e della Commissione consiliare antimafia, affinché i valori della legalità si consolidino e divengano asse portante per l’identità e la vita cittadina: il Premio Giorgio Ambrosoli, è una iniziativa che ci aiuta, e ci aiuterà, a lavorare ancora di più in questa direzione. Sono, inoltre, orgoglioso che tra le menzioni speciali di questo premio sia presente anche la vice segretario generale del Comune di Milano Mariangela Zaccaria, che è forteme
nte impegnata per la legalità nelle azioni della pubblica amministrazione
».

La Camera di commercio di Milano ha patrocinato il Premio aderendo con convinzione perché, come afferma il Presidente Carlo Sangalli, «è dedicato a un uomo che ha saputo essere un esempio di vita per tutti noi. Giorgio Ambrosoli ha sacrificato la sua esistenza per senso del dovere, onestà e dirittura morale: valori individuali che permettono di costruire uno Stato giusto e una società davvero dinamica, quindi anche un’economia sana. Per le imprese trasparenza e legalità sono, infatti, il terreno solido su cui costruire benessere condiviso e duraturo e gli uomini dello Stato e della pubblica amministrazione che si battono per ottenerle sono i loro alleati più preziosi».

Luca Squeri, di Confcommercio, ha dichiarato che «il Premio mira a sviluppare un rapporto diretto fra cittadini e territori di riferimento con una iniziativa nazionale per rafforzare la crescita civile del Paese. Confcommercio – Imprese per l’Italia è particolarmente attenta ai temi della legalità, poiché rappresentano la base della vita sociale e delle attività d’impresa in funzione della collettività. Altrettanto importante per un sindacato moderno d’impresa è favorire il dialogo fra nord e sud in Italia, come stiamo facendo attraverso due Premi intitolati, appunto, a Giorgio Ambrosoli, e a Libero Grassi».

«La seconda edizione del Premio – ha affermato Maria Teresa Brassiolo, Presidente di Transparency International Italiaci riempie di orgoglio e ci dà particolare fiducia poiché, come ci eravamo ripromessi, stiamo riuscendo, in un non comune lavoro di squadra e di messa in rete delle forze migliori del Paese cui ci stiamo dedicando da anni, a far emergere le tante, tantissime persone valide e oneste che operano in Italia. Pur nelle grandi difficoltà e con una illegalità diffusa che ben conosciamo, il nostro Paese è ricco di energie positive che una figura altissima quale quella di Giorgio Ambrosoli aiuterà a scoprire e supportare. La lotta alla corruzione è soprattutto lotta per la trasparenza e per la legalità, per una cultura della responsabilità individuale e collettiva».

Infine Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro di Milano: «Siamo profondamente fieri e orgogliosi di ospitare al Piccolo Teatro per la seconda volta il Premio Giorgio Ambrosoli. E’ l’occasione per riaffermare valori che non hanno tempo, ma che assumono, se possibile, ancora più forza oggi. In un momento di grande spaesamento e di crisi anche morale dobbiamo ripartire dal valore irrinunciabile del bene pubblico condiviso».

r.galullo@ilsole24ore.com

  • bartolo |

    de masi e lanzetta rappresentano tutti i calabresi poveri e onesti, che dal 1993 resistono alle leggi razziali ispirate da una sinistra giustizialista, e, commissionate, per l’esecuzione, ad un pupazzo di plastica, che la magistratura ha scoperto essere, tra l’altro, pure un pedofilo.

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