C’è qualcosa che mi sfugge.
Premettendo che – da tempo – l’antimafia di facciata è un problema come e talvolta più delle stesse mafie (spero che il paradosso faccia riflettere), in questi ultimi giorni leggo che Pd e Pdl se le stanno dando di santa ragione. E anche il M5S bastona a destra e a manca.
Penserete voi: ci deve essere di mezzo la possibile decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica parlamentare! Oppure, che so, gli screzi sull’aumento dell’Iva! O ancora, che dire, la possibilità di congelare il bonus per le ristrutturazioni edilizie! Sono persino disposto a pensare che voi abbiate ipotizzato una lotta senza quartiere sulla candidatura olimpica 2024: Roma o Milano?
Siete fuori strada. Completamente fuori strada.
Pd e Pdl se la danno di santa ragione perché – a sette mesi dalle elezioni – manca la Commssione parlamentare antimafia! Capite? Se le suonano (a parole) per la Commissione parlamentare antimafia…
Chi di voi ne avverte la mancanza alzi la mano.
Ora, detto che se le suonano – ovviamente – per la presidenza e provate a immaginare perché (“la prendo io”, “no spetta a me”, “propongo Tizio, “no rispondo con Caio”) vorrei chiedermi e chiedervi ancora una volta: ma a che serve la Commissione parlamentare antimafia?
Se non fosse che debbo tenere molto spesso a freno la mia irruenza verbale, direi “assolutamente a nulla”.
Su questo vorrei ragionare con voi, al netto del fatto che se cade il Governo e si torna alle urne, queste riflessioni saranno utili per la prossima legislatura!
50 ANNI E SENTIRLI
Già il 5 agosto 2008 – con un post che potete trovare nell’archivio – mi interrogai sulla necessità di tenere in vita, così come è ultimamente stata trasformata, la Commissione nata nel 1963. Ricordo – per inciso – che la Commissione precedente a quella che si sarebbe insediata nel 2008 era piena zeppa di inquisiti e condannati.
Il disegno di legge che istituì la nuova Commissione parlamentare antimafia nel 2008 sembrò – implicitamente – recepire alcune di queste critiche e contraddizioni. Oltre a tutte le cose che già faceva prima, infatti, si mise in testa di indagare anche sulle mafie straniere (ohibò, finalmente si accorsero che esistono e basta leggere la relazione del secondo semestre 2012 della Dia per renderci conto di cosa stiamo parlando).
Avrebbe dovuto indagare sul rapporto tra mafia e politica.
Voli alti. Altissimi. A qualcuno risulta che – soprattutto su questo ultimo punto – siano stati raggiunti risultati degni di un Parlamento e di un Paese preso d’assalto dalle mafie?
Se la memoria non mi tradisce il rapporto tra mafia (all’epoca quasi esclusivamente Cosa nostra) e politica fu affrontato con forza e determinazione sotto la presidenza di Gerardo Chiaromonte. Strano: solo dopo se ne parlò. Anzi: strano non è, visto che le mafie siedono in Parlamento, così come nei consigli comunali, provinciali e regionali.
La speranza – scrivevo il 5 agosto 2008 – è che con forza si indaghi sul doppio filo che – in tutta Italia attenzione – stringe in un abbraccio mortale, politica e mafie.
La scorsa Commissione parlamentare antimafia – mi viene da scrive “ovviamente” – non ce l’ha fatta a fare nomi e cognomi di politici mafiosi o collusi o che semplicemente strizzano l’occhio o si volgono dall’altra parte per non guardare.
E sulla presenza delle mafie straniere? E sulla presenza al Nord? E sulla necessità di incidere nei percorsi legislativi? Per carità, tanti bei compitini, tante belle audizioni, tante belle pacche sulle spalle, tanta conoscenza del fenomeno ma la domanda è: quanto tutto questo ha inciso sul tumore mafioso che sta mandando in cancrena l’Italia?
LIBERTA’ DI OPINIONE
E quanto libera è stata la scorsa Commissione parlamentare di indagare davvero nella metastasi senza guardare al colore politico dei partiti e delle coalizioni che l’avevano formata? E quanti – tra i membri – sono rimasti immuni dalla tentazione di nascondere sotto il tappeto problemi scomodi o non affrontare episodi dirompenti? E quanti tra i deputati e senatori chiamati a farne parte si sono accorti che la pile di documentazioni raccolte tra gli auditi potevano facilmente essere rintracciate in atti ufficiali? E quanti si sono resi conto che altre Commissioni parlamentari (ad esempio quella sul ciclo illecito dei rifiuti) hanno svolto “lavori-doppioni”, oltretutto portati a termine con maggior rigore e pregio?
Potrei continuare per ore a pormi e a porvi domande e riflessioni ma guardate che il tema è serissimo perché coinvolge la dignità suprema di un tema (la legalità e la lotta alle mafie) e il decoro del Parlamento.
Chissà se anche con la nuova Commissione si riproporrà questo siparietto comico: sapete che venne rimessa alla sensibilità del singolo parlamentare la rinuncia a farne parte “per motivi etici”? Ma come? Pochi mesi prima la precedente Commissione aveva approvato un codice etico per i candidati (che in pochissimi hanno osservato) e si lasciò alla “sensibilità” del singolo l’accettazione o meno della nomina?
Avete mai visto un parlamentare rinunciare a una poltrona?
Figuriamoci una poltrona così prestigiosa, in grado magari di costruire una “verginità politica” e consegnare una patente antimafia a chi non meriterebbe neppure di entrare in Parlamento o semplicemente sedere in un assise di persone civili. Oltretutto per qualcuno con la coscienza sporca e la fedina politica lercia, essere dentro la Commissione potrebbe persino rappresentare un’insperata finestra su quanto la magistratura e le Forze dell’Ordine stanno acclarando sulle consorterie criminali: magari per tutelarsi meglio. Ciò che appare certo è che la pletora di persone chiamate a farne parte (50) è uno sproposito. Alla faccia della necessità di snellire gli organismi istituzionali!
VOCI DAL SEN FUGGITE
Come me sembra pensarla anche Antonio Di Pietro (Idv) che, nella seduta del 9 dicembre 2008, chiese al presidente Beppe Pisanu di “individuare da subito ciò di cui ci dobbiamo esattamente occupare, evitando di produrre ancora documentazioni che potremmo trovare in qualsiasi libreria giuridica o che sono copiosamente presenti all’interno degli archivi della Commissione”.
Dopo 95 relazioni di maggioranza e 17 di minoranza dal 1962 a oggi (e si badi bene: l’ultima Commissione parlamentare non ha concepito né l’una nell’altra a testimonianza della “somma” utilità) è ancora tempo di studiare in Commissione? A me non pare proprio ma senza dubbio mi sbaglio. E allora datevele di santa ragione Pd e Pdl…Su, fate a chi picchia di più per presiederla!
Di Pietro fece anche una proposta che sposai appieno: istituzionalizzare il nucleo di polizia giudiziaria della Commissione, affidandogli specifiche attività di accertamento.
L’avete visto voì? No. Consolatevi: neppure noi.
Ma molte di queste riflessioni non sono solo mie o di Di Pietro. A farle fu, nella scorsa legislatura, anche un deputato della Lega Nord, eletto in Piemonte. Si chiama Gianluca Buonanno, famosissimo per le sue uscite su tutto.
Il 3 dicembre 2008 Buonanno si rese protagonista di un memorabile siparietto (con un tema finale però condivisibile) con il senatore Carlo Vizzini del Pdl e con un paio di altri membri della Commissione.
SKETCH “ANTIMAFIA CIRCUS!”
Vi propongo solo il finale di un intervento che, credetemi, è degno di essere portato sul palco di Zelig (per la lettura integrale rimando al mio post, in archivio, del 23 febbraio 2009).
BUONANNO. Madonna santa, dove sono finito…Mi auguro che questa Commissione, al di la` del suo autoreferenzialismo, oltre a parlare di determinati argomenti, dia segnali importanti al Paese. Cio` significa che non si deve parlare solo di Calabria, Sicilia, Puglia e Campania, che sono purtroppo le Regioni che più` subiscono questi fenomeni. Dobbiamo ricordare, infatti, che questi personaggi fanno i loro investimenti al Nord. Pertanto, poichè il Nord subisce certe situazioni, è giusto che anche al Nord si diano determinate risposte. Penso che la sua lunghissima esperienza (l’ultima e` stata quella di Ministro dell’interno) possa essere efficace per dare dei segnali. Tuttavia mi sembra che oggi, per dirla con linguaggio calcistico, visto che ho fatto il calciatore per sedici anni, stiamo ancora facendo un allenamento molto blando. Io sono abituato in un’altra maniera e credo che, se questa commissione cambiasse il ritmo e cominciasse ad operare in modo più` fattivo, concreto e molto più frenetico, forse riusciremmo a dare qualche segnale, altrimenti restano solo belle parole. Certo, in Commissione nessuno verrà a dire che è a favore della mafia, che e` contento che esista la camorra e che spera che queste organizzazioni criminali facciano buoni affari. E` evidente che tutti dicono che sono contro le mafie e che bisogna agire, ma siccome e` dal 1946 che il Paese viaggia in questa maniera, e` evidente che bisogna cambiare qualcosa.
La (ri)dico per come la penso: o a farne parte saranno chiamati uomini e donne al di sopra di chi è al di sopra di ogni sospetto (scusate l’iperbole) e non prevarranno dunque criteri di spartizione partitica o, peggio, interessi inconfessabili nati per affossare anziché indagare, e questi uomini e donne avranno poteri incisivi oppure è meglio abolirla. E a sentire i nomi che filtrano per la costituenda commissione, forse è meglio lasciar stare davvero e affidarsi all’istituzione di un commissione antimafia Ue reclamata a gran voce da magistrati come Giancarlo Caselli.
r.galullo@ilsole24ore.com