La desecretazione della seduta del 7 ottobre 1997 nella Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite, nel corso della quale è stato ascoltato il pentito di camorra Carmine Schiavone, è salita agli onori delle recenti cronache.
A far rumore sono state le sue dichiarazioni secondo le quali, a seguito dei continui sversamenti in Campania di milioni di tonnellate di rifiuti tossici di ogni tipo, entro 20 anni gli abitanti di quelle zone (Casapesenna, Casal Di Principe, Castelvolturno) sarebbero tutti morti di tumore.
Dichiarazioni tremende, aberranti. Giusto, giustissimo, sacrosanto averne dato conto e notizia.
C’è un però. Non so se è perché lo scetticismo nei confronti della mia categoria sta aumentando ogni giorno che passa, no so se è perché l’opinione pubblica è stanca e delusa di fronte a certe tragedie o non so per quale altro motivo, ma la lettura delle 63 pagine di quella seduta offre cose ancora più devastanti delle quali non ho trovato traccia nei media.
Prendete – ad esempio – quello che Carmine Schiavone, risponde al presidente della Commissione Massimo Scalia che gli chiede testualmente: «…quando quello dei rifiuti è diventato un settore di attività del clan?».
Una domanda secca come una fucilata. Facile, in fondo, rispondere, per chi, del clan dei Casalesi, sapeva vita, morte e miracoli.
La deposizione – credetemi – da quel momento in poi è tutta da leggere ed è questo il motivo per il quale dedicherò più di un articolo a quella seduta.
CLAN? NO, STATO!
Leggete la risposta e poi il resto del dialogo.
Schiavone. Questa situazione diventò subito operativa e cominciarono a versare soldi nelle casse dello Stato…
Il presidente Scalia crede di avere sentito male e dunque domanda:
Scalia. Vuol dire nelle casse del clan
Schiavone. E’ lo stesso, più o meno.
Scalia. Perché dice che è lo stesso?
A questo punto Schiavone si rende conto della gravità delle affermazioni e, come potrete leggere subito qui sotto, cerca di fare un passo indietro ma la toppa è peggio del buco.
Schiavone. Mi confondo. Mi riferivo alle casse del clan: era un clan di Stato…
Scalia. Il vostro Stato!
Schiavone. La mafia e la camorra non potevano esistere se non era lo Stato…Se le istituzioni non avessero voluto l’esistenza del clan, questo avrebbe potuto esistere?
Scalia. Su questo le rivolgeremo domande più puntuali.
Io – dopo – altre domande più puntuali non le ho più lette ma resto esterrefatto di fronte a queste affermazioni che sono drammaticamente vere.
Le mafie – se non esistesse una cupola mafiosa fatta di pezzi deviati dello Stato, di politici collusi e allevati dalla criminalità, di professionisti corrotti e di logge deviate (e su questo argomento tornerò la prossima settimana) – sarebbero state debellate da tempo. Un pò come accadde con il brigantaggio nella Capitanata.
O credete davvero che "quattro" straccioni avrebbero potuto diventare – dal Sud e su per li rami in tutta Italia e non solo – supereroi del sistema marcio criminale se il carburante non fosse stato continuamente erogato da menti raffinate?
Alla prossima settimana. Buon week end.
1- to be continued