Strana città Milano. A parole combatte la ludopatia. Nei fatti chi si oppone al proliferare delle sale scommesse e giochi resta senza strumenti.
Del resto la battaglia è impari: da una parte le carte bollate e le autorizzazioni (in ordine) di chi vuole aprire nuovi punti di ritrovo in cui puntare e far ingoiare soldi alle macchinette del gioco d’azzardo legalizzato, dall’altro i residenti e i comitati cittadini che si appellano al buon senso e fanno muro contro il rischio di una patologia dilagante (che colpisce circa il 20% dei 15 milioni di connazionali che più o meno saltuariamente giocano e la cui cura è sempre più spesso a carico del servizio sanitario, vale a dire di tutti noi che paghiamo le tasse) ancor prima che contro il rischio della criminalità organizzata.
L’ultima storia (probabilmente simile a quella di tante altre città) è quella di una sala giochi nei pressi di in una zona centrale e pulsante di Milano: corso Vercelli. Circa 800 metri quadrati su tre piani. Con le autorizzazioni, tutto in regola. Quel che manca, invece, è la “simpatia” con circa 2mila cittadini che hanno firmato una petizione contro l’apertura. Alcuni condomini hanno finora portato a casa anche due sentenze favorevoli del giudice civile su alcuni aspetti personali e/o condominiali. E quel che manca (e non è poco) è la “simpatia”, l’”idem sentire” con il Comune di Milano che, finora ha invano tentato di porre rimedio al rischio di una piaga vieppiù sociale.
BREVE CRONISTORIA
Il 13 gennaio di quest’anno la Questura di Milano ha concesso la licenza per l’attività della sala scommesse e gioco d’azzardo.
Il 24 gennaio, un raggiante Bobo Maroni comunica attraverso l’agenzia di stampa della Regione Lombardia, di cui è Governatore: «In Giunta abbiamo approvato il primo decreto attuativo della legge anti ludopatie, varata lo scorso ottobre. Questo provvedimento, molto importante, conferma l'impegno della Regione Lombardia su questo tema. E oggi stesso manderò una lettera a tutti i questori con allegata la delibera di Giunta, perché ne tengano conto per la loro azione di autorizzazione all'apertura di queste nuove strutture».
Il provvedimento, sostanzialmente vieta l’installazione, su tutto il territorio regionale, di nuove slot machine in locali che si trovino entro 500 metri da “luoghi sensibili”. «Con questo provvedimento – sottolineò l’assessore al Territorio, urbanistica e difesa del suolo, Viviana Beccalossi – non solo poniamo un freno immediato al proliferare di questo fenomeno ma puntiamo, entro pochi anni, ad arrivare alla completa eliminazione delle macchinette nel raggio di tutela previsto dalla normativa. Inoltre, stiamo anche attivando una serie di agevolazioni fiscali per tutti gli esercenti che decideranno di togliere le apparecchiature dai loro locali. In pochi mesi di lavoro – ha continuato Viviana Beccalossi – Regione Lombardia, grazie al coraggio del presidente Maroni e di tutta la Giunta, ha saputo dare una risposta forte e concreta a un problema che, giorno dopo giorno, emerge in tutta la sua drammaticità, colpendo migliaia di persone, causando la rovina economica di intere famiglie e mettendo in pericolo soprattutto le fasce sociali più deboli, gli anziani e i giovanissimi».
PRIMO STOP
Il 10 febbraio il primo stop. Il Comune di Milano ha sospeso la licenza per sei mesi con un’ordinanza, «quale misura eccezionale per la tutela dei soggetti maggiormente vulnerabili che frequentano le aree e gli immobili in prossimità».
L’ordinanza del Comune evidenza la necessità di «prevenire il rischio che il gioco d’azzardo crei dipendenza, in quanto rappresenta una nuova emergenza sociale che colpisce le fasce più deboli e meno protette, con meno risorse economiche e culturali». Nel provvedimento, inoltre, si sottolinea l’importanza di «evitare l’emulazione di comportamenti diseducativi e lesivi per la salute e l'equilibrio psicologico, in particolare per i giovani e le persone più fragili» e, contemporaneamente, di «porre in essere tutte le misure che rappresentano un deterrente ai comportamenti incivili, favorendo la vivibilità, la corretta e serena fruizione degli spazi da parte dei cittadini». Altra finalità dell'ordinanza, quella di «prevenire ed eliminare i pericoli per l'incolumità pubblica e la sicurezza urbana derivanti dall'alta frequentazione della sala scommesse e dell'area circostante da parte di soggetti socialmente deboli e patologicamente dediti al gioco».
«Abbiamo ritenuto necessario intervenire in quanto strutture come quella di via Cimarosa danneggiano la salute delle persone, soprattutto quelle più fragili, e incidono negativamente sui comportamenti di bambini, giovani e famiglie. Si tratta di un caso particolare che potrebbe ripetersi a Milano, nonostante la recente legge regionale sulla distanza dai luoghi 'sensibili' delle nuove sale gioco e dei locali con slot machines. Proprio la specificità di questo caso dà forza alla nostra proposta di regolamento edilizio comunale, attualmente in discussione e che ci auguriamo tutte le forze politiche decidano di sostenere con senso di responsabilità. Nel nuovo regolamento edilizio, infatti, abbiamo previsto una norma ad hoc che, da un lato, aumenta il numero dei luoghi 'sensibili' in città e, dall'altro, consente di intervenire in modo incisivo sia sulle sale gioco sia sulle sale scommesse», spiegò il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris.
In particolare, l’articolo 13 del (futuro) regolamento edilizio del Comune vieta l’apertura delle sale gioco e delle sale scommesse a meno di 500 metri da scuole, luoghi di culto, impianti sportivi, strutture residenziali in ambito socio-sanitario, luoghi di aggregazione giovanile e oratori, strutture ricettive per categorie protette. Inoltre, sono indicati come ulteriori “luoghi sensibili” i parchi gioco, le caserme, gli ospedali e le cliniche, i luoghi di particolare valore civico e culturale come i musei e le sedi di associazioni di volontariato che si dedicano alla pubblica assistenza.
Il ragionamento a questo punto è: se il Comune di Milano ha deciso di intervenire con una sospensione di 6 mesi, lo avrà fatto proprio perché ricorrono quei limiti e quei rigidi e ferrei vincoli che non renderebbero auspicabile l’apertura della nuova mega-sala giochi e scommesse. Oltretutto il regolamento del Comune ricalca in parte la delibera della Regione Lombardia (o viceversa).
Tutti d’accordo dunque? Macchè…
TAR 22 FEBBRAIO
Il 22 febbraio 2014, quando sembrava che la situazione si “pacificasse”, la misura “eccezionale” varata dal Comune di Milano, in attesa di leggi nazionali e del via libera definito del regolamento edilizio, ha subito un primo stop da parte del Tar Milano, dietro ricorso della società che gestisce la sala giochi e scommesse.
Proprio oggi, dopo avere accolto il ricorso in via cautelare, i giudici del Tribunale amministrativo dovrebbero tornare a riunirsi sul caso, mentre il Comune sembra intenzionato a proseguire la battaglia contro la maxi-sala.
INTERROGAZIONE
Nel frattempo, per non saper né leggere né scrivere, con atto n. 3-00791, il 6 marzo i senatori del Pd Lucrezia Ricchiuti (primo firmatario), Donatella Albano, Laura Puppato e Franco Mirabelli, hanno presentato un’ interrogazione a risposta orale al ministro dell’Interno Angelino Alfano.
I quattro senatori vogliono sapere se «premesso che in Corso Vercelli a Milano è in costruzione una gigantesca sala giochi, con video-poker, slot machine e altri giochi elettronici; la sala giochi sarebbe di ben tre piani, per un totale di 800 metri quadrati; alla realizzazione di questo progetto si oppone un vasto fronte di cittadini, costituita in primo luogo dai condomini dello stabile, che hanno adito già, e con successo, le vie legali; associazioni anti-racket e contro il g.a.p. (gioco d’azzardo patologico) sono in prima linea contro la realizzazione del progetto, così come lo è il Comune di Milano; esso peraltro sarebbe del tutto in contrasto con una legge regionale della Lombardia, che prevede il divieto di aprire sale giochi a meno di 500 metri dalle scuole. Tuttavia, i regolamenti attuativi di quella legge regionale non sono ancora stati emanati; per tale ultimo motivo, la questura di Milano ha rilasciato l’autorizzazione per l’apertura della sala giochi; è noto che il settore delle slot machine è ad alto pericolo di infiltrazione mafiosa; è noto altresì che il gioco d’azzardo patologico è una patologia psichica gravissima che ha devastanti conseguenze su persone e famiglie; sarebbe pertanto necessario che fosse introdotta la regola per cui – prima di autorizzare l’apertura di sale giochi – la questura deve chiedere il parere vincolante del Comune :
che cosa risulti abbia fatto la Prefettura di Milano in ordine alla vicenda descritta in premessa;
se la Prefettura abbia interloquito con la Questura in ordine alle comunicazioni antimafia relative agli imprenditori titolari dell’iniziativa;
se non intenda promuovere al più presto un’iniziativa legislativa in merito e nel senso auspicato in premessa».
In attesa del nuovo capitolo del Tar e della risposta del ministro Alfano, il senatore Ricchiuti nota che «nonostante i condomini siano in possesso di due sentenze del tribunale a loro favore la società ha continuato per la sua strada. La questura ha inoltre rilasciato i premessi nonostante le sentenze ed esattamente 15 giorni prima che fosse pubblicato il decreto attuativo della Regione».
r.galullo@ilsole24ore.com