Il prefetto di Milano, Francesco Paolo Tronca, il 15 maggio siede di fronte alla Commissione parlamentare antimafia. La tensione, non certo per la sua presenza, anzi, è alle stelle, vista l’iradiddio che sta succedendo intorno a Expo 2015. Gli sguardi, gli occhi, gli interessi di tutti sono infatti lì, a quella grandiosa opera che deve (dovrebbe) rappresentare il fiore all’occhiello del genio italico.
Il prefetto parla molto dell’opera e si presenta scodellando gli ultimi dati sui controlli per evitare il rischio di infiltrazioni mafiose. Alla data del 14 maggio 2014 sono state adottate 33 informazioni interdittive antimafia, di cui una recentemente confermata anche a seguito di istanza di riesame presentata dall’impresa; 10 cosiddette «informazioni atipiche» nei confronti di imprese dedicate a lavorazioni in opere essenziali o connesse; sette dinieghi di iscrizione nella white list e un provvedimento di cancellazione dalla stessa white list.
Dei 33 provvedimenti interdittivi adottati nell'ambito dell'attività di controllo antimafia per l’Expo esercitata dalla prefettura di Milano fin dall'inizio del 2011, ne sono stati emessi sette solo negli ultimi otto mesi, che rappresentano il 20% del totale dei provvedimenti sfavorevoli adottati fino ad ora, a fronte di un arco temporale complessivo di ben oltre due anni, mentre un altro provvedimento è di imminente adozione. Si arriverà, quindi, a 34 provvedimenti.
«Finora la singola informazione antimafia ha avuto un valore, più che altro, certificatorio – dirà Tronca in audizione – ma il punto non è questo. Bisogna scavalcare questo spirito e cercare di entrare dentro il sistema della criminalità organizzata. Si conferma ancora la tendenza, già delineatasi, di unamaggiore attrazione delle opere infrastrutturali stradali (abbiamo verificato questo) da parte della criminalità organizzata, dovuta, con molta probabilità, alla natura e alla peculiarità delle stesse, che si presentano con cantieri non circoscrivibili e, quindi, più difficilmente controllabili».
E così, Tronca, per spiegarsi ribadisce un concetto già espresso a dicembre 2013 alla Commissione parlamentare, all’epoca in trasferta a Milano: la tangenziale est esterna milanese presenta attualmente la maggiore concentrazione di imprese interdette (ben nove nell’ultimo periodo), prevalentemente per la presenza di infiltrazioni di criminalità organizzata originaria e radicata in Calabria.
"Tangenziale esterna spa", la società, non si può certo dire che stia a guardare e non collabori. Anzi. Al fine di effettuare un monitoraggio preciso, costante, puntuale e in rete con tutti i soggetti operanti ogni giorno sui cantieri, ha adottato il sistema telematico Genesis, una piattaforma informatica appositamente sviluppata per il controllo e la gestione di tutti i processi realizzativi di un’opera infrastrutturale. Il sistema fornisce, infatti, supporto tecnico specifico alle figure professionali coinvolte nei lavori, favorendo lo scambio delle informazioni tra tutti gli attori coinvolti e consentendo di effettuare le opportune verifiche per contrastare le infiltrazioni della malavita organizzata.
«Tangenziale Esterna Spa tiene sempre alta la guardia contro le infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti delle opere Expo – ha dichiarato a gennaio 2014 l’amministratore delegato di Te spa, Stefano Maullu commentando positivamente la sottoscrizione del “Piano Mafia Free” -. La Concessionaria ha, infatti, investito ingenti risorse nell’attuazione del Protocollo di legalità siglato a Palazzo Diotti il 31 luglio 2012 dalle Società incaricate di realizzare le infrastrutture inserite nel dossier del grande evento 2015. L’impegno profuso da Te sul fronte della legalità e della trasparenza è accreditato, del resto, dallo sviluppo, in seno alla Concessionaria e al Consorzio Costruttori Teem, della piattaforma informatica Genesis. Questo strumento innovativo, rivelatosi di straordinaria efficacia, consente, d’altra parte, di monitorare costantemente tutte le imprese coinvolte nei lavori, di incrociare i dati ricavati con le Forze dell’ordine e di incardinare su riscontri inoppugnabili eventuali provvedimenti di esclusione o allontanamento dai cantieri disposti dalle Prefetture nel quadro del contrasto alle infiltrazioni mafiose». La guardia, insomma, è altissima anche dall'interno e la cartina di tornasole della collaborazione sono anche quelle interdittive delle quali ha dato conto il prefetto.
Anche l'autostrada pedemontana, dalla quale arriva la stessa collaborazione, risulta ormai caratterizzata da una forte presenza di imprese interdette e alcune imprese, dirà Tronca, sono comuni a entrambe le opere.
«L’attività di analisi di sistema messa in atto – spiega meglio il prefetto di Milano – ha inoltre evidenziato che le altre imprese presenti nelle predette opere risultano comunque connotate da evidenti legami e collegamenti di natura parentale o societaria. Tale dato, unitamente al fatto che trattasi nella maggior parte dei casi di subcontratti, non soggetti a espressa autorizzazione da parte della stazione appaltante, come nel caso di stipula di subappalti, rappresenta un ulteriore elemento sintomatico della modalità adoperata dalle imprese per infiltrarsi nelle opere Expo. Queste ultime tentano di ovviare agli speciali controlli antimafia previsti per l'Expo attraverso affidamenti ad imprese che, benché abbiano denominazione sociale differente, da un'attenta lettura delle compagini sociali, dalla fitta trama di relazioni parentali e d'affari e da un'approfondita analisi di sistema dei subcontratti e dei subaffidamenti nelle diverse opere, risultano poi strettamente connesse e presenti con diverse modalità direttamente e/o indirettamente in tutte le opere Expo».
Per ora mi fermo qui ma domani torno con un nuovo approfondimento del’interessante relazione del prefetto di Milano in Commissione antimafia.
r.galullo@ilsole24ore.com
1 – to be continued