La relazione su “Mafia e massoneria” approvata ieri dalla Commissione parlamentare antimafia e di cui ho scritto già ieri e oggi stesso sul sito del Sole-24 Ore, contiene aspetti interessanti che fanno capire la profondità delle obbedienze massoniche nel tessuto siciliano e calabrese.
Il riferimento, ovviamente, è alle quattro obbedienze di cui a marzo di quest’anno la Gdf, su delega della stessa Commissione, ha sequestrato gli elenchi degli affiliati (dal ‘90) in Calabria e in Sicilia: Grande oriente d’Italia (Goi), Serenissima gran loggia d’Italia, Gran loggia d’Italia degli Antichi liberi accettati muratori e Gran loggia regolare d’Italia (Glri). Sequestri effettuati – a seguito di accuratissime perquisizioni – con decreto firmato da Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia.
Si scopre così che da quell’anno a oggi, gli iscritti censiti nelle due regioni sono complessivamente 17.067 ripartiti, di cui 9.248 in Calabria e 7.819 in Sicilia, tra 389 logge attive, di cui 178 in Calabria e 211 in Sicilia. La maggior incidenza riguarda gli iscritti al Goi (11.167, pari al 65,4%). Seguono a distanza la Gli e la Glri rispettivamente con 3.646 (21,4%) e 1.959 affiliati (11,5%) e infine la Slgi con 259 iscritti (295 aderenti). Per quanto riguarda la sola Glri il numero di massoni in Sicilia è più del doppio di quelli iscritti in Calabria.
La relazione rileva che, inoltre, ci sono “fratelli” sospesi e quelli cessati ma non mancano strane classificazioni (ad esempio “RR”), per le quali la Commissione non è stata in grado di andare al di là di mere supposizioni (di cui non si dà conto nella relazione). Si tratta comunque di un numero ristrettissimo di massoni, tutti pienamente identificati.
Quel che conta oltre le sigle, comunque, è che per la Commissione gli elenchi sequestrati (e poi riconsegnati in originale alle quattro obbedienze) non offrono profili di sufficiente credibilità circa l’aggiornamento della posizione dei singoli massoni. «Non di rado – si legge nella relazione – è stato riscontrato per alcune obbedienze che la posizione di un massone (ad esempio “attivo”) rinvenuta nell’elenco estratto dal consulente informatico della Commissione non coincideva con quello emerso dalla documentazione cartacea sequestrata o dagli atti rinvenuti nella copia forense dei relativi server. Per una ricostruzione puntuale della carriera massonica di un soggetto e della sua ultima posizione all’interno dell’associazione (se “bussante”, attivo, sospeso o depennato) sarebbe stato necessario accedere anche ai singoli fascicoli di loggia o addirittura personali, misura, questa, che è stata considerata sproporzionata ai fini dell’inchiesta… ».
Per ora mi fermo. Auguro a voi tutti serene festività natalizie e dalla prossima settimana torno con nuovi approfondimenti sul tema.
r.galullo@ilsole24ore.com