Ndrangheta a Desio/2 Chi paga le parcelle degli avvocati dei calabresi? Gli imprenditori siciliani (non spontaneamente!)

Cari lettori, da ieri vi racconto alcune spigolature dell’operazione con la quale la Dda di Milano (coordinatrice Ilda Boccassini) a Desio (provincia Monza Brianza) ha condotto all’arresto di due presunti (fino a eventuale sentenza di condanna definitiva) appartenenti alla ‘ndrangheta.

Ebbene, ieri abbiamo visto che in Lombardia comanda la ‘ndrangheta e che Cosa nostra sta zitta e muta (ma per questo rimando al link a fondo pagina). Oggi – come promesso – proseguo su questa falsariga che vede i siciliani soggiacere ai calabresi.

E, signori miei, non c’è bisogno di sparare. Nossignori. Basta una lettera e tanta buona educazione, secondo le ricostruzioni non di questo umile e umido blog ma di investigatori e inquirenti.

E’ uno dei due indagati dalla Dda – lo sfasciacarrozze siciliano Ignazio Marrone – a raccontare ad un suo dipendente il metodo usato dai calabresi per farsi dare i soldi su ordine del capo. E il racconto comincia più o meno così: un bel giorno ristoratore aveva ricevuto la visita di alcuni calabresi mandati dal capo i quali, dopo aver mangiato e bevuto a base di champagne (visto che la gassosa va di traverso), avrebbero fatto leggere al ristoratore stesso una lettera che il capo aveva mandato dal carcere all’indirizzo del proprietario del ristorante.

Nella lettera c’era scritto: «Caro Sandro, ti mando tanti saluti, vedi di aiutarmi», così da costringerlo a pagare, concludono i pm e sottoscrive il Gip a pagina 457 dell’ordinanza.

Secondo il racconto, i due emissari si sarebbero «caricato» il proprietario e a mezzanotte, massimo mezzanotte e mezzo (non si può stare a sottilizzare sull’orario) lo avrebbero condotto vicino al bagno del locale e gli avrebbero letto la lettera. Una volta terminata la (breve ma significativa) lettura, tutti a nanna. Satolli gli emissari, digiuno il proprietario del ristorante.

La Procura, secondo i racconti e le testimonianze raccolte, elenca una serie di locali sottoposti a tentativi di estorsione o a estorsione. Non solo. Ricostruisce anche, sempre secondo il racconto attribuito a Marrone, che gli affiliati calabresi andavano alla ricerca di 100mila euro, destinati a pagare gli avvocati per l’attività legale svolta nell’ambito del procedimento Infinito precisando che «molti imprenditori locali siciliani avevano già corrisposto loro somme che oscillavano tra i 3mila e i 5mila euro».

r.galullo@ilsole24ore.com

2       – the end (per la precedente puntata si legga http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2016/02/03/ndrangheta-a-desio-monza-brianza1-la-dove-osano-le-aquile-ma-nulla-possono-i-siciliani-contro-i-calabresi/)