Cari e adorati lettori del blog, ieri ho scritto un articolo sulla Calabria che muore ogni giorno per colpa, innanzitutto, dei calabresi (http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2015/02/18/la-calabria-muore-ogni-giorno-per-colpa-dei-calabresi-wanda-ferro-mao-tze-tung-e-i-ragazzi-di-corticircuito-di-reggio-emilia/).
Prevedibili le reazioni (alcune, legittimamente aspre) e la lettura copiosa dell’articolo anche da parte di molti lettori che mi scrivono privatamente ma non hanno il coraggio di scrivere sul blog i loro commenti. A testimonianza, qualora ce ne fosse ulteriore bisogno, che la Calabria non è una terra libera. Che vi piaccia o no è così.
Di terra condizionata dai sistemi criminali (che sono altro ed ulteriore rispetto alla ‘ndrangheta, maledetta e vorace) ha sempre parlato l’onorevole Angela Napoli che ora, dopo essere stata messa ai margini della politica, è consulente della Commissione parlamentare antimafia.
Ieri (mentre stavo lavorando al mio ultimo libro di prossima pubblicazione con il Sole-24 Ore) ho ricevuto la lettera dell’onorevole Napoli.
Voglio che siate voi a leggerla e commentarla.
Io concordo con quanto Napoli scrive, tranne che su un punto, del resto sottolineato anche dal commento dell’imprenditore Antonino De Masi, altro esempio di persona coraggiosa e (per questo) detestata in terra calabra (e no) per le sue battaglie.
Il punto sul quale non concordo con Angela Napoli e De Masi e con quanti altri la pensano come loro è l’ostinazione con la quale vogliono restare in Calabria. Legittimo, amorevole e straordinario il vostro sentimento ma, credetemi, lottate e continuerete a lottare contro i mulini a vento.
E’ quanto ho ripetuto alcuni giorni fa anche ad Adriana Musella che mi aveva telefonato dopo aver lasciato (definitivamente?) la guida dell’associazione Riferimenti. Musella si meravigliava del silenzio politico e della società. Ma il silenzio, in Calabria è il brodo di coltura atavico nel quale prima la ‘ndrangheta e poi i sistemi criminali hanno prima immerso e da tempo stanno cuocendo la regione tutta. Di che meravigliarsi dunque?
Tempo e fatica sprecate: alla Calabria, come ho scritto ieri in risposta ad un sms di un coraggioso rappresentante cattolico della “resistenza” reggina, anche associazionistica, che aveva letto e non condiviso il mio articolo, manca un’anima. Ma proprio nel senso letterale del termine: una sola anima che abbia la stessa, identica e condivisa sete di legalità, trasparenza e crescita. Non è così.
La Calabria vive di eccezioni, ciascuna delle quali pensa, crede ed è convinta di essere unica e indispensabile per una rinascita sociale che non sboccerà mai perché, banalmente, manca l’humus nel quale coltivare.
In Calabria la filosofia di vita (l’ho scritto tante volte) è “a chi appartieni?”. Se appartieni a qualcuno o a qualcosa (e già il senso della proprietà, del “dominio delegato” dovrebbe far esplodere le coscienze di tutti) forse avanzi a discapito della massa, altrimenti arretri con gli altri. Senza contare che in questa terra si perpetra puntualmente, contro chi non chiacchiera ma fa fatti e denuncia, il più commendevole dei delitti: la delegittimazione.
Dopo l’articolo di ieri, un politico reggino di sinistra, persona perbene (aggettivo che per me racchiude tutto) mi ha telefonato per provocarmi: “Ma non è che ti schieri con Oliverio dopo l’invito che gli hai fatto di coming out a favore dell’ingresso in consiglio di Wanda Ferro?”.
Lui, come tutti, sa che mi schiero solo con me stesso, con il rispetto sacrosanto della libertà di stampa e dei lettori e sa che sono orgogliosamente equidistante dalle sponde oliveriane oggi, come lo sono stato ieri da quelle scopellitiane, l’altro ieri da quelle loieriane, l’altro ieri ancora da quelle chiaravallottiane e domani da quelle di chiunque fosse, Gesù Cristo incluso, al potere in Calabria. Non guardo in faccia a nessuno e le critiche nei confronti di Oliverio non sono mancate anche su questo umile e umido blog.
Ma voglio raccogliere la provocazione ironica di quell’intelligente politico reggino e rispondo con quella che non è una provocazione ma una riflessione sentita: “Ma come può un uomo o una donna schierarsi o anche semplicemente apprezzare oggi la politica di Oliverio?” E ancora: “Esiste una Politica in Calabria o cambia semplicemente, ad ogni elezione, l’ordine dei fattori affinché il prodotto resti lo stesso e a favore dello stesso, identico, monolitico centro di potere?”. La risposta, io, l’ho scritta mille volte anche su questo blog, prima, durante e dopo la pur sempre legittima presenza di qualunque politico di qualunque colore politico in qualunque poltrona pubblica calabrese.
r.galullo@ilsole24ore.com
LA LETTERA DELL’ONOREVOLE ANGELA NAPOLI
Caro Direttore Galullo*, mi sarebbe piaciuto poter considerare il suo post come una provocazione, ma così, purtroppo, non è: la fotografia impietosa dei calabresi da lei fatta è questa! Lo confermo con tristezza e amarezza, da persona non nata in Calabria, ma che ha sempre ritenuto che le risorse umane e naturali di cui è dotata questa Terra, potrebbero renderla la regione più ricca del nostro Paese.
Altre volte sono stata considerata “denigratrice” per aver denunziato il sistema di corruzione e di malaffare che sovrasta la Calabria. Per troppo tempo i cittadini calabresi sono stati considerati “sudditi” e lasciati volutamente vivere di assistenzialismo e di clientelismo. Per troppo tempo le mie denunzie, congiunte con quelle di qualche altro cittadino coraggioso, hanno cercato di “svegliare” le coscienze, in particolare quelle dei giovani; ma pur intravedendo qualche roseo risveglio, mi rendo conto che tutto appare inutile.
Legalità, antimafia dei fatti, etica, morale in questa Terra non producono consenso elettorale, bensì vengono compiaciutamente valutate solo se proferite verbalmente dal candidato di turno.
Molto amaro tutto ciò, caro Galullo, ma che fare? Andar via e continuare a lasciare che nulla cambi? Significherebbe uccidere la mia speranza e quella di tutti coloro che quotidianamente, con sacrifici, riescono a mantenere “dritta la propria schiena”. Significherebbe continuare a spianare la strada a coloro che non amano la Calabria. Madre Teresa di Calcutta diceva “Sappiamo bene che ciò che facciamo non è che una goccia nell’oceano. Ma se questa goccia non ci fosse, all’oceano mancherebbe”.
Ecco, caro Galullo, sono convinta che tante piccole gocce prodotte da gente coraggiosa, decisamente ancora poca ma sicuramente più numerosa col tempo, contribuiranno a risvegliare le coscienze dei cittadini ed a farli riacquistare l’orgoglio di essere Calabresi.
Angela Napoli
*non sono Direttore ma, più umilmente e senza ulteriore pretesa di carriera, caporedattore con mansioni da 11 anni di inviato speciale.