Domani si corre per il rinnovo del consiglio comunale di Reggio Calabria, dopo due anni di commissariamento dovuto allo scioglimento del consiglio per contiguità mafiosa i 9 ottobre 2012.
Lungi dal prendere alcuna posizione per chicchessia (più volte è stato detto che la distinzione tra coalizioni e partiti è aleatoria in questa regione), l’analisi che si propone è relativa ad un solo tema, quello della lotta alla ‘ndrangheta e al suo strapotere in provincia, così come è stato affrontato nei programmi scritti. Vale per tutti i 9 candidati sindaci e per i 930 candidati consiglieri ufficialmente iscritti la stessa identica premessa: nel corso di dibattiti e incontri, la legalità è stata profusa a piene corde vocali.
Abbiamo cercato chi nei programmi scritti – tra le righe o alla luce del sole – senza paura alcuna, ha nominato il vero nemico della città: la ‘ndrangheta e con esso il sistema criminale che la ingloba. Un sistema e una cultura mafiosa che stano uccidendo non solo questa città.
Lo screening è dunque un gioco maledettamente serio tra le pagine dei programmi scritti, tutti ricchi di idee sfolgoranti per far decollare la futura Città metropolitana.
GIUSEPPE FALCOMATA’
Giuseppe Falcomatà, trentenne avvocato che corre come candidato per il centrosinistra (11 liste) è il figlio di Italo, che dal 23 novembre ’93 all’11 dicembre 2001 ha governato (con rimpianti) la città. Sua sorella Valeria è sposata con Demetrio Naccari Carlizzi, tra le menti del Pd regionale. Anche lui avvocato, già sindaco reggente del Comune di Reggio Calabria, già candidato sindaco, ancora vicepresidente del consiglio regionale e assessore regionale, è consigliere regionale uscente. La madre di Giuseppe, Rosa Neto, è da molti considerata la vera mente politica della famiglia Falcomatà, già ai tempi della sindacatura del marito, tant è che molti avrebbero visto lei come candidata al posto del figlio.
Nel programma scritto di Falcomatà la legalità e la trasparenza sono richiamati più volte. Tra i 20 punti programmatici, al numero nove c’è la costituzione di parte civile, tramite l’ufficio legale del Comune, in tutti i processi di ‘ndrangheta e di ogni tipo di criminalità organizzata. Al ventesimo punto c’è la costituzione di un’autorità Garante anticorruzione e trasparenza, un organismo di garanzia che avrà il compito di contribuire a prevenire fatti, situazioni, condotte e comportamenti sintomatici di episodi o fenomeni corruttivi imputabili a strutture e dipendenti del Comune, nonché delle società in house. Ciò soprattutto, ma non esclusivamente, nei settori maggiormente “a rischio”, quali edilizia, urbanistica, lavori pubblici, commercio e personale.
SINISTRA PER REGGIO
Una delle liste che appoggia Falcomatà, vale a dire “Sinistra per Reggio” ha chiamato il programma: “ Per la liberazione di Reggio e dei reggini”. Subito si legge che «lo scioglimento per gravi contiguità mafiose del Comune di Reggio Calabria ha rappresentato la parte più bassa e infima di un nefasto decennio amministrativo, il “modello Reggio” del condannato Scopelliti, che ha letteralmente distrutto e raso al suolo la città, sia dal punto di vista etico e morale che economico e finanziario. E’, pertanto, necessario ripartire dal basso e dalle esigenze dei territori, tenendo ben presente che la prima emergenza e priorità dell’immediato futuro è rappresentata dall’evidente necessità di costruire una nuova amministrazione che veda al primo punto l’impegno per la legalità e la lotta senza quartiere alla ‘ndrangheta e alle sue pesanti articolazioni e infiltrazioni nel tessuto economico, sociale, burocratico e amministrativo della città». Pane al pane e vino al vino sullo strapotere dei sistemi criminali.
LUCIO DATTOLA
Lucio Dattola, 63 anni, medico e imprenditore della sanità, pluripresidente della Camera di commercio, già candidato sindaco con scarsi risultati, ci riprova con il centrodestra e 9 liste in appoggio. Il suo programma è lungo e ruota principalmente intorno ai preconizzati fasti e splendori della Città metropolitana che, secondo i suoi calcoli, smuoverà un bacino economico di un miliardo. Nel programma scritto nessun accenno alla furia della ‘ndrangheta che, lo si ricorda tra le righe, è pur sempre alla base dello scioglimento del consiglio comunale nel periodo in cui la Giunta era di centrodestra ed era governata dal delfino di Giuseppe Scopelliti (di cui Dattola è stato grande amico), vale a dire l’incandidabile Demetrio Arena. Nei dibatti e perfino nei tweets, Dattola ricorda a tutti che principi, valori e legalità sono tracciati nel percorso della coalizione e che senza principi non ci può essere vita. Nel programma scritto ricorda che la legalità conviene, stando vicini con i fatti «così come avvenuto presso la Camera di Commercio di Reggio Calabria, il Presidente Lucio Dattola ha ancora intenzione di tendere la mano, anche dal Comune, verso quei cittadini che hanno deciso di stare dalla parte giusta non piegandosi alla volontà del malaffare. Coloro che hanno subito atti intimidatori e richieste estorsive saranno esentati dalle imposte locali».
VINCENZO GIORDANO
Vincenzo Giordano, 44enne, libero professionista, architetto specializzato nel settore infrastrutturale, consulente tecnico per il Tribunale civile e amministrativo di Reggio Calabria, guiderà la lista del Movimento 5 Stelle per le prossime comunali. Nel M5S sono volati stracci, schiaffi e denunce prima e dopo l’annuncio del candidato. Giordano scrive nel programma che Reggio è una «città ricca di potenzialità, risorse, bellezze naturali, ma funestata e deturpata da anni di malaffare, corruzione, criminalità dilagante». La criminalità dilagante, come la chiama lui, si chiama ‘ndrangheta che, per i più evoluti, diventa sistema criminale fatto, come sa chi segue questo blog, di massoneria deviata, Stato deviato, cosche e politica marcia con contorno di professionisti collusi. Ma neppure lui, il pentastellato duro e puro, come quasi tutti i candidati/coalizioni quella parola ‘ndrangheta, proprio non riesce a scriverla in un programma. Gli va dato atto che alla voce “Economia e sviluppo” parla di «contrasto alla criminalità soprattutto attraverso il corretto funzionamento delle procedure di appalto e di transazione monetaria (pubblicazione sul sito comunale dell’elenco degli imprenditori che hanno in appalto opere pubbliche e informazione sull’avanzamento dei lavori e dei pagamenti)» e che alla voce “Comune e cittadini” parla di «commissione straordinaria di indagine sulle partecipate e controllate del comune al fine di chiarire punti oscuri e profili di responsabilità».
AURELIO CHIZZONITI
Aurelio Chizzoniti, principe del Foro, sessantenne politico di lungo corso anche in Comune, consigliere regionale uscente, candidato sindaco per “Reggio nel cuore” nel suo programma presentato il 26 giugno 2014 (fu il primo a candidarsi), distintosi negli anni per le sue battaglie contro corruzione e burocrazia, non nomina la parola ‘ndrangheta però chiarisce il suo pensiero nella prima riga, quando scrive alla voce “Legalità-meritocrazie”, che sono «pilastri imprescindibili dell’azione di governo che immagino per il rilancio della realtà cittadina e del comprensorio provinciale di riferimento inquadrato in una visione armonicamente funzionante con l’imprescindibile conurbazione con la città di Messina già ipotizzata tantissimi anni or sono dal mitico sindaco Piero Battaglia. Il comune dovrà costituirsi parte civile in tutti i processi che lo vedono parte offesa e soprattutto in quelli di mafia razionalizzando tutto il comparto del contenzioso che personalmente affiderei esclusivamente alla qualificata competenza dell’attuale dirigente che ben sa individuare l’opportunità o meno di resistere in giudizi dagli esiti prevedibilmente infausti con notevole aggravio di spese e competenze a carico dell’erario» e quando mette nero su bianco che «il porto di Gioia Tauro, allo stato è servito più alla mafia che alla comunità».
FRANCESCO ANOLDO SCARAFIA
Francesco Anoldo Scarafia, 33 enne infermiere, già candidato nel 2007 con i Ds e poi nel M5S dal 2011 al 2013, viene ora candidato dal “Movimento reggini indignati”. Dovrebbero essere 184.962, vale a dire tutti i reggini, neonati inclusi, invece, a giudicare dai “mi piace” sulla pagina facebook di Scarafia, a esporsi, per il momento, sono solo 81.
Il candidato in un’intervista ha parlato di legalità e lotta alla ‘ndrangheta (come tutti del resto) ma nel programma scritto presentato il 18 luglio, basato sul dialogo all’ascolto, non compare mai la parola ‘ndrangheta come cancro da sradicare. E’ ovvio che lo dà, come tutti, per scontato, così come il valore della legalità e della lotta alla corruzione.
Una curiosità. Nei desiderata scritti di Scarafia c’è «poter andare a fare un bagno a mare senza correre il rischio di farlo assieme ai topi».
GIUSEPPE SICLARI
Pino Siclari, docente di storia e filosofia, è il candidato (lo fu anche nel 2007 e nel 2001) del Partito comunista dei lavoratori (Pcl). Non ha lasciato apparente traccia di programmi scritti ed è del tutto presumibile che valga oggi quanto la sezione reggina del Pcl scrisse nel 2007 nel comunicato stampa di sostegno allo stesso Siclari: «La candidatura del compagno Pino Siclari a sindaco di Reggio Calabria, supportato da una lista del Pcl al comune e dalla presentazione autonoma in alcune circoscrizioni, esprime un programma di lotta che pone al centro la battaglia alle privatizzazioni, lo sviluppo e la qualificazione dei servizi pubblici e delle politiche per giovani, donne, soggetti deboli, l’intervento concreto del Comune nella lotta contro il lavoro nero, precario, l’usura, il racket ed ogni aspetto del potere mafioso, per lo sviluppo dell’occupazione stabile e sicura, per una gestione armonica del territorio e delle risorse del comune, per la crescita del potere di controllo dei lavoratori e dei giovani sulle attività amministrative e su tutta la vita comunale».
STEFANO MORABITO
Stefano Morabito è il giovane candidato con “Per un’altra Reggio”, che raccoglie estrema sinistra, delusi di Sel o ex e reduci della lista Tsipras. Nel programma scritto e riassunto dalla stampa locale c’è (doverosamente) al primo posto il lavoro. Per il resto, lui, come quasi tutti gli altri, preferisce parlare di legalità e lotta alle cosche nelle interviste ai media. Onorevole il fatto che abbia parlato di «pervasività della ‘ndrangheta, argine e lotta contro la mafia. Le cosche hanno spadroneggiato».
GIUSEPPE MUSARELLA
Giuseppe Musarella, candidato per l’associazione Ethos, ha presentato un programma che parte così: «Dalla bomba in Procura in poi si sono susseguiti eventi unici quasi irripetibili: lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazione mafiosa e connivenza con la stessa; suicidi eccellenti; omicidi irrisolti; innumerevoli inchieste della Procura della Repubblica che hanno messo in luce tutta quella “zona grigia” rappresentata da: professionisti, magistrati, poliziotti, uomini dei servizi segreti, sacerdoti, politici e dirigenti della pubblica amministrazione, ecc.. ».
Scorrendo il programma pieno, come per tutti, di buoni propositi che vanno dal lavoro alla salute, passando per la felicità, a pagina 2 si legge dell’«impegno a costituirsi parte civile da parte dell’amministrazione in occasione di processi di ‘ndrangheta e corruzione». Anche qui la parola ‘ndrangheta è stata messa nera su bianco. E’ vero, altresì, che non era sostituibile con altre.
PAOLO FERRARA
Paolo Antonio Ferrara è candidato per “Liberi di ricominciare” appoggiata da altre quattro liste tra cui una che si chiama “Lista del Grillo” così, tanto per rendere più chiaro l’orientamento tra i veri, sedicenti o pentiti “grillini”. Nel lungo e dettagliatissimo programma scritto c’è spazio per la necessità di rifare il sito Internet e per la fata Morgana ma, tra i punti programmatici scritti, la lotta alla ‘ndrangheta non compare.
Vale per Ferrara il discorso che vale per tutti, nessuno escluso, tra i candidati sindaco e candidati al consiglio comunale: nei dibattiti e negli incontri tutti sono a favore della legalità e tutti vogliono combattere la ‘ndrangheta. Ogni candidato, negli incontri e nei dibattiti, è paladino della legalità ma, senza nulla togliere al loro apprezzabile impegno, va a tutti ricordato che verba volant scripta manent e in una città come Reggio le parole scritte e gli impegni messi nero su bianco valgono molto di più di quelle uscite dalle sole corde vocali.
r.galullo@ilsole24ore.com