Il 23 gennaio un capo della Polizia si siede di fronte alla Commissione parlamentare antimafia dopo una vita. L’ultima volta correva l’anno 1999, quando si presentò il prefetto Fernado Masone.
Questa volta tocca ad Alessandro Pansa che, nel corso della sua audizione toccherà molti punti importanti.
Tra i quali quello relativo alle risorse a diposizione per la cattura dei latitanti e, in particolare modo, di Matteo Messina Denaro.
E a proposito di Messina Denaro, Pansa dirà che «anche la figura ormai predominante del latitante più importante, Matteo Messina Denaro, in questo momento non sembra aver conseguito la leadership delle organizzazioni criminali siciliane, anzi gli ultimi segnali che vengono dalle attività investigative denotano una sua vocazione all'arricchimento personale piuttosto che alla gestione corale dell'organizzazione. Messina Denaro sembra essere più volto a interessi propri e redditizi, senza aver assunto un ruolo carismatico o di leadership all'interno dell'organizzazione criminale».
Una riflessione, quest’ultima, che fa pensare che il boss non abbia alcuna sete di una nuova stagione stragista, a meno che non intervengano pressioni “esterne” ai contesti mafiosi o voglie di vendetta personali che non farebbero però rima con la parola magica che tanto sta a cuore di Cosa nostra e di tutte le mafie: affari, insomma ‘o bisiniss.
Ma torniamo al tema della cattura di Matteo Messina Denaro. Candidamente il commissario Beppe Lumia (Pd) chiede Pansa dia una sua lettura. Ma poi chiede: «Perché non lo pigliamo? Quali sono i punti di debolezza? Per noi è importante sapere quali sono i nostri punti di debolezza, dove dobbiamo migliorare e quali sono, secondo lei, i limiti che ancora abbiamo e che possono essere superati. È importante conoscere i punti di forza di Matteo Messina Denaro e i nostri punti di debolezza, perché è chiaro che se non riusciamo a prenderlo vuol dire che abbiamo qualche punto di debolezza. Come possiamo recuperare questi punti di debolezza e agire meglio?
La stessa cosa vale per Riina. Con chi ha analizzato qui in Commissione la stagione delle stragi spesso abbiamo notato, a distanza di anni, con un lavoro d'inchiesta, che anche lì ci furono delle falle clamorose, con una sorta di cronaca di morte annunciata. Per evitare di ripetere gli stessi errori, noi immaginiamo che questo sia in grado di agire, e che l'organizzazione sia in grado di agire».
RISORSE A GOGO’
Pansa risponde così: «Per quanto riguarda le risorse che sono destinate alla lotta ai latitanti, in ragione delle valutazioni sulla pericolosità e sulla capacità, ma soprattutto sul quadro informativo e sulle opportunità investigative, le risorse sono ampissime. Su Matteo Messina Denaro ci sono tantissime risorse. Permettetemi di non scendere nei dettagli, per non svelare cose che facciamo. Laddove ci sono esigenze, non abbiamo remore a investire risorse.
Perché non riusciamo a prendere Matteo Messina Denaro? Non lo riusciamo a prendere perché si muove molto alla Provenzano. Ha contatti rarissimi con i soggetti e quindi c’è una difficoltà a conseguire in tempi brevi informazioni che, messe insieme una sull'altra, possono portare alla sua cattura. Proprio in ragione di questo tempo lungo, l'autorità giudiziaria sta ragionando (per la parte investigativa lo fa con gli investigatori, per la parte organizzativa lo farà con me a giorni) su cos'altro possiamo fare.
Per sua informazione, stamattina abbiamo chiuso una riunione al Ministero per ritagliare nel budget complessivo del Dipartimento delle risorse specifiche per il personale che lavora sul caso Matteo Messina Denaro. Non avranno limiti in ordine alle risorse che possono usare per missioni straordinarie? Hanno un budget apposito. Preferisco non dire a quanto ammonta (poi lo dirà ma questa parte è stata segretata ndr)».
Insomma i soldi ci sono e sono tanti ma catturalo è difficile perché vive alla Provenzano, cioè nascosto come un topo.
E nelle riflessioni di Pansa torna questa similitudine con Binnu u tratturi. Leggete come prosegue infatti il capo della Polizia: «….Matteo Messina Denaro vive da eremita? Forse sì. Basta pensare a come viveva Bernardo Provenzano. Viveva da eremita, pastore o montanaro (qualcosa del genere) ed era difficoltoso. Le dico per esperienza mia personale (ma l'ho sentito anche dall'antimafia) che il latitante numero uno era Nitto Santapaola. Si diceva che era stato avvistato a via Etnea, che era stato visto in centro e nessuno lo prendeva. Nitto Santapaola viveva in una campagna recluso, lontano e nascosto, e lì l'abbiamo trovato. Spesso ci sono delle favole che vengono messe in circolo. Questi vivono effettivamente una vita nascosta. Può darsi che Matteo Messina Denaro lo troveremo che vive in una villa».
Che viva in una grotta o in una villa stile hollywoodiano, l’importante è che questo criminale venga presto assicurato alle patrie galere. Per sempre. E senza passeggi o socialità tra le mura di un carcere….