Anche io, giovedì scorso, ero tra i 9,5 milioni di italiani inchiodati al video per godermi Servizio Pubblico sulla 7.
Chi segue questo blog (migliaia di persone ogni giorno) sa che non entro quasi mai in vicende televisive. Questa volta lo faccio, senza entrare nel merito del narcisismo e della voglia di rivalità che può aver portato al round televisivo e che invece sono state altrove enfatizzate (come se all’elettorato fottesse qualcosa del fatto che le vendette personali si consumano, o meno, dietro un telecamera).
Non so bene perché ma questo fine settimana – tra la lettura di un verbale di interrogatorio e quella sui dati sulla spazzatura oggetto di prossime mie inchieste sul Sole-24 Ore – ho sentito l’esigenza, ad un certo punto, di parlare di quel che ho visto giovedì scorso. Mi correggo: più che altro di quel che ho letto e sentito nei giorni successivi.
Eh sì perché evidentemente devo aver visto qualcosa di diverso da quanti (la maggioranza) hanno dato, nei giorni successivi, vincente ai punti Silvio Berlusconi e perdenti Michele Santoro ma soprattutto Marco Travaglio beffeggiato (pare, sembra, si dice) persino dai suoi followers.
Vorrei essere – se riesco – sintetico e dire la mia, ammesso e non concesso che a qualcuno tra i miei lettori (abituati a leggere altro su questo spazio) interessi.
Bene. Sarò (come sono) un bambino di modesta intelligenza ma non riesco a capire come (e su cosa) Berlusconi abbia prevalso e come (e su cosa) Travaglio sia stramazzato al suolo.
Per Santoro è un altro discorso: credo abbia sbagliato la scaletta ma questa è un’opinione personale. Me ne fotte a me di ciò che “è stato”. Avrei voluto sapere invece: che ne “sarà” di noi italiani se Berlusconi tornerà a governare la cosa pubblica?
Berlusconi non è stato in grado di rispondere ad una (dico una) contestazione politica (sul suo passato) mossa in trasmissione. Inutile ricordarle tutte ma – come cittadino che deve votare – sono rimasto scandalizzato dal ripetersi di “non ho alcuna colpa”, “non avevo poteri”, “comandavo meno di un ministro” ma soprattutto “nessuno ha fatto quel che ho fatto io contro la mafia” e “la Costituzione deve essere cambiata”. Badate bene che – ne sono quasi certo – se al posto di Berlusconi avessimo avuto che so, un D’Alema la cui arroganza e il cui senso di onnipotenza sono persino superiori a quelle di Sua Eminenza Parabolica – il risultato non sarebbe cambiato. Anzi. Come sa chi segue questo blog, destra, centro e sinistra per me pari son (e non certo per colpa mia).
In altre parole, dunque, ho trovato un Berlusconi sulla difensiva, senza argomenti ma soprattutto – e mi sembra il minimo per chi si propone di tornare a governare il Paese – senza idee programmatiche. Vero è che Santoro e le colleghe presenti, ripeto, poco o nulla hanno fatto per spostare il discorso dal “fatto” o dal “promesso” al “farò”. Quasi superfluo che aggiunga a queste riflessioni che non ho trovato mediaticamente (come quasi tutti invece hanno trovato) un “Berlusconi-spritz” ma un “Berlusconi sgasato”. Ripeto: sono un bambino di modestissime capacità intellettive ma quel che altri (e non parlo dei cortigiani pennivendoli che ogni politico di peso conta a frotte in ogni media) hanno giudicato prontezza di battuta, ironia, sarcasmo, intelligenza creativa, capacità di spiazzare, perfidia tattica e via di lingua, io ho invece catalogato via via come senso di smarrimento, sorrisi forzosi e forzati a 32-denti-32, nervosismo palese con tiraggi plastici televisivamente inquadrati non come avrebbero meritato e mosse sconsiderate (come quella della pulizia della sedia che aveva ospitato le terga di Travaglio). C’è chi ha trovato quel gesto – anche tra i miei colleghi interni al Gruppo del Sole-24 Ore – geniale. Io l’ho trovato raccapricciante. Ma, ripeto, ovviamente sbaglio io.
Passo ora a Travaglio, massacrato (pare, sembra, si dice, a quel che leggo) persino dai followers su twitter oltre che dagli scherani oppositori a telecomando (ripeto: non solo a destra).
Non conosco personalmente Travaglio – dunque non devo difendere un amico e anche se così fosse certamente non avrebbe bisogno di me – ma l’ho trovato impeccabile. Nei suoi interventi e nel suo atteggiamento post “terga spazzate”. Insomma, un Travaglio non a “terga alterne” ma a senso unico: preciso, impeccabile, conciso e contenuto.
Contenuto – con sabauda e plastica rappresentazione – anche quando è stato fatto oggetto di un controeditoriale che puntava a rappresentare una o più condanne civili per (presunti) danni procurati da uno o più articoli (solo in Italia la libertà di pensiero, critica e giudizio è così bastonata, al punto che la querela temeraria è sconosciuta nel nostro ordinamento) allo stesso livello di reati gravi come quelli che la parte politica di Berlusconi ben conosce e ha praticato (lo stesso dicasi per il centrosinistra). Un contro editoriale che puntava a stappare come un crodino la forza repressa del suo elettorato e che puntava a dimostrare che, di fronte, il pubblico televisivo aveva un “diffamatore professionista” (parole e musica di Berlusconi).
Bene, ho trovato indecoroso questo tentativo (credo che quel 2% in più attribuito nei sondaggi a Berlusconi dopo la puntata derivi proprio di chi si è convinto, sbagliando, che Travaglio sia effettivamente un diffamatore professionista) e l’ho trovato soprattutto moralmente mortale. Dare del diffamatore professionista a un giornalista che – come Travaglio – vive la professione come una seconda pelle è mortale. Lo avessero detto a me forse mi sarei suicidato.
Non capisco cosa avrebbe dovuto fare Travaglio in risposta a quel controeditoriale. Alzarsi e picchiare Berlusconi? Rincorre con un badile la pletora di persone che l’indomani han fatto a gara per rivendicare quell’idea, tra cui alcuni persino iscritti all’Albo dei giornalisti? Ha accennato qualche risposta ma di più og-get-ti-va-men-te non avrebbe potuto fare in quelle condizioni date.
Male ha fatto Santoro a intervenire svelando ciò che un giornalista non dovrebbe mai fare (concordare, sembra in via generale, i temi da affrontare). Santoro avrebbe dovuto lasciare che Berlusconi continuasse per poi lasciare che Travaglio disquisisse – anche solo con una battuta – della differenza che passa tra una condanna civile e una condanna morale: quella che milioni di italiani rivolgono ai disvalori espressi nei lunghi anni passati al governo, dal centrodestra guidato da Berlusconi. Per non dire dei disvalori espressi dall’opposizione del centrosinistra, ma questo è un altro film.
Bravo Travaglio (suppongo che non gli fotta nulla della mia lode) e bravo anche per aver risposto attraverso il Fatto in maniera (per me) convincente alle critiche avanzate in tv dal controeditoriale.
Infine un’annotazione. Pochi sanno che l’autore dell’intervento finale sull’analogia tra crescita e rimbalzi in Borsa del Gruppo Mediaset e la carriera politico/governativa di Berlusconi è di uno tra i migliori giornalisti che io conosca: Gianni Dragoni, inviato del Sole-24 Ore. E badate che non lo dico per partigianeria di testata.
Un giornalista di una serietà, di un rigore, di una precisione, di una competenza e di una cultura rare. Ecco, se Santoro avesse dato più spazio ai preziosi, puntuali, documentati e ineccepibili interventi di Gianni, quel senso di stordimento che ho provato nel vedere e sentire Berlusconi di fronte alle critiche, sarebbe verosimilmente diventato un senso di assordante vuoto pneumatico. Di fronte ai fatti – che pochi come Gianni sanno rappresentare – non c’è parola o plastica che tenga. Forse non sarebbero serviti neppure gli interventi di Travaglio. Forse non sarebbero servite neppure quasi tre ore di trasmissione.
r.galullo@ilsole24ore.com