Il procuratore capo in pectore di Reggio Calabria, Michele Prestipino Giarritta, il 5 dicembre 2012 si è seduto di fronte ai commissari parlamentari antimafia.
Quel giorno Walter Veltroni gli chiede dei rapporti con la massoneria e/o con ambienti della massoneria. “A questo proposito – dice testualmente Veltroni – vorrei sapere se in qualcuna delle vostre indagini avete incrociato insieme 'ndrangheta, massoneria e politica”.
Prestipino spiattella la situazione nuda e cruda. Non c’è bisogno di commento perche Prestipino dipinge il collante della ‘ndrangheta come meglio non si potrebbe.
Leggete qui: “In diverse indagini abbiamo raccolto elementi che indicano una connessione tra pezzi di 'ndrangheta, la parte elevata della 'ndrangheta (i capi, per capirci), logge massoniche e altri pezzi della città. Tali elementi, raccolti nel corso di diverse indagini, al momento ci permettono di avanzare soltanto un'ipotesi di lavoro, un'ipotesi investigativa secondo la quale, in Calabria, la massoneria sia una sorta di stanza di compensazione in cui, anche fisicamente, si possono realizzare interessi comuni, si possono incontrare persone diverse che magari non possono vedersi altrove e in tale contesto hanno l'occasione di riunirsi tutti coloro che sono accomunati da un legame particolare per coltivare determinati interessi. Le logge massoniche riuniscono quindi gli uni e gli altri, cioè pezzi della città e professionisti come Giovanni Zumbo, del quale vi ho parlato. Si tratta, ovviamente, di dati pubblici, perché Giovanni Zumbo è un iscritto alla loggia massonica al quale è collegato un carabiniere che ha rivelato alcune notizie ed è al centro di una catena di rivelazioni e di segreti. Quel carabiniere era stato iscritto alla stessa loggia massonica da Giovanni Zumbo. La massoneria, quindi, funziona come un cemento che lega le persone, le mette insieme e le fa stare anche fisicamente in un'unica stanza – per questo parlo di stanza di compensazione – dove possono discutere e realizzare i loro interessi, non sempre leciti. Questo noi lo abbiamo verificato in diversi contesti di indagine. Ovviamente sono spunti, sono elementi sui quali dobbiamo costruire ancora qualcosa di più significativo e importante”.
Niente da aggiungere se non che quelle stanze sono spesso inviolate. Ed è un peccato che si parli ancora di “ipotesi di lavoro” nell’anno domini 2012 perché il notaio Pietro Marrapodi – solo per fare un nome, uno solo tra i tanti – prima di morire stranamente suicida il 28 maggio 1996 svelò moltissimo di quelle stanze di compensazione. In uno storico “duello” dialettico nel ’94 con il pentito Giacomo Ubaldo Lauro definì scenari che sono ancora tutti (o quasi) da investigare.
Parliamo ormai di 20 anni fa.
Dopo 20 anni parliamo ancora di “ipotesi di lavoro” e “spunti”. C’è qualcosa che non quadra. In quelle “stanze di compensazione” non si non si entra o si entra con molta difficoltà. Peccato perché anziché piazzare cimici in macchine o nelle case basterebbe piazzarle dentro quelle stanze di compensazione. Non è poi così difficile: sono molto ben frequentate da appartenenti alle Forze dell’Ordine, prelati, magistrati e professionisti. E da questo punto di vista lascia ben sperare la frase di Prestipino Giarritta che dice: “Ovviamente sono spunti, sono elementi sui quali dobbiamo costruire ancora qualcosa di più significativo e importante”.
Un buon programma di lavoro. L’unico che possa snocciolare, uno dopo l’altro, i “grani” del rosario della ‘ndrangheta. Come ha sempre sostenuto, isolato o quasi, questo umile e umido blog (detestato da chi ama e alimenta il pensiero unico e detesta la libertà di pensiero e di giudizio) è nelle logge deviate che la cupola politico mafiosa trova terreno di coltura e potere. Poteri – che camminano sull gambe degli uomini – insospettabili.
r.galullo@ilsole24ore.com