Un’estate di fuoco quella del 2007. Il 24 luglio, una giornata apocalittica per la Puglia. Un incendio colpì la località turistica di Peschici (Foggia) Migliaia di persone in fuga, centinaia intrappolate sulla spiaggia
e tratte in salvo via mare, camping e villaggi turistici evacuati, 300 intossicati e numerosi feriti, proteste per il ritardo nei soccorsi. E alla
fine si contano anche tre morti. "Sono vittime della mafia degli incendi – si legge nel volume di Legambiente "Ecomafia 2012 – le storie e i numeri della criminalità ambientale" – alimentata da mani criminali al servizio di una malavita che sta letteralmente devastando gran parte del patrimonio boschivo del nostro Paese".
UN SINDACO ROMPE IL MURO DI OMERTA'
Anche quest'anno le cose non sembrano andare per il verso giusto, Gli incendi dolosi attraversano l'Italia da Nord a Sud. Per la prima volta, a Longobucco (Cosenza) quattro giorni fa il sindaco Luigi Stasi, mentre i boschi del suo comune, in gran parte del Parco nazionale della Sila, bruciavano, ha rotto il muro di omertà con una dichiarazione fragorosa. "
Sono tutti incendi dolosi e non sono da attribuire ad allevatori – ha affermato Stasi – né ad altri. Non c'é speculazione edilizia. Sull'altopiano silano c'é un sistema, "la mafia dei boschi". Se sia legata alla criminalità organizzata non lo so, questo lo devono stabilire gli inquirenti, ma comunque è un sistema consolidato da anni». In fumo 600 ettari di bosco, macchia e pineta. Per il sindaco ha sostenuto che il vantaggio provocato dagli incendi «é quello di tagliare più repentinamente, perché una volta incendiata una zona si danno più facilmente le autorizzazioni al taglio degli alberi e, di conseguenza, si può vendere il legname. Ho fatto anche alcune denunce all'autorità giudiziaria sul disboscamento abusivo. Noi abbiamo subito milioni di euro di danni con l'alluvione del 2009 e poi con quella dell'anno successivo che sono state provocate dal disboscamento selvaggio e dagli incendi. Con i soldi a disposizione per fronteggiare quei danni potremmo far lavorare i giovani nella prevenzione e combattere lo spopolamento delle zone interne che é lo strumento per combattere gli incendi».
SOLDI BUTTATI
«Da una ricerca su internet ho appreso che un'ora di volo di un canadair viene a costare all'incirca 8-10 mila euro». Mentre l'opposizione al Comune di Longobucco si scagliava contro il sindaco, questo è quanto dichiarava Domenico Bevacqua, vice presidente della Provincia di Cosenza. «Mi chiedo e chiedo: ma quanto ci costa un incendio? A Longobucco – ha affermato Bevacqua – ne operano tre da tre giorni. Se fossero questi i costi significherebbe che solo per domare gli incendi di Longobucco avremmo speso almeno 500 mila euro. Centinaia di migliaia di euro che forse potrebbero essere impiegati diversamente e con risultati migliori o quantomeno identici. Perché non assumere durante i mesi estivi tanti giovani disoccupati, con le medesime risorse, per il presidio e la sorveglianza del territorio? A mio parere la loro azione, con interventi anche di supporto ma limitati nel tempo dei mezzi aerei, sarebbe molto piu' efficace. Le squadrette Afor-Aib ormai in alcune realtà sono ridotte a 2/3 addetti. Ovunque sento ripetere che il fuoco si spegne dal basso e non dall'alto. Una squadretta Aib, formata da giovani ben motivati, con mezzi e strutture adeguate ed efficienti, ad iniziare dai mezzi di trasporto, potrebbe fare molto più di un Canadair. Iniziando a lavorare dal giugno di ogni anno, potrebbero essere realizzati tanti corridoi tagliafuoco, forse la prevenzione più efficace per ostacolare la propagazione degli incendi e che oggi non fa più nessuno».
Spente le fiamme il sindaco di Longobucco, Stasi, ha riacceso le polemiche, condannando «la decisione della Regione Calabria che ha attivato la messa in cassa integrazione degli operai forestali sino al 15 settembre. Non è concepibile che la Regione possa essere insensibile verso un problema ambientale di così grosse dimensioni. Invece di utilizzare tutto il personale Afor per la tutela e la bonifica dei territori, si pensa bene di collocarli in cassa integrazione. Oggi gli operai Afor e le organizzazioni sindacali di categoria sono convenuti presso la sede comunale in segno di protesta e per sollevare le problematiche che gravano sul futuro della categoria, minacciando di ricorrere da subito a forme di lotta più incisive e più energiche. L'amministrazione comunale di Longobucco sosterrà ogni utile iniziativa tendente alla risoluzione delle problematiche riguardanti l'ambiente e la categoria dei braccianti forestali».
UN ANNO DOPO L'ALTRO
Anche il 2011 è stato definito a ragione un anno terribile sul fronte degli incendi, come si legge nel rapporto Ecomafia 2012 di Legambiente.
La conferma arriva dai dati che registrano l’intenso impegno che ha coinvolto il Corpo forestale dello stato e i corpi forestali delle regioni a statuto speciale nell’attività di contrasto ai fenomeni d’illegalità. Il numero di infrazioni accertate, infatti, è cresciuto del 63%, passando dalle 4.833 del 2010 alle 7.935 dello scorso anno. Cresce anche il numero delle persone denunciate (da 403 a 605, con un incremento del 50%), quello dei sequestri (saliti del 63%, da 127 a 207) e quello delle persone arrestate: 14 nel 2011 contro le 11 del 2010. Le conseguenze di questa escalation di fuoco sul patrimonio verde del nostro paese sono state pesantissime. Secondo i dati del Corpo forestale dello Stato, la superficie totale percorsa dalle fiamme è stata superiore ai 60.000 ettari, di cui circa la metà boscati. E i dati sui primi tre mesi del 2012 sono stati se possibile ancora peggiori, con il triplo di incendi rispetto allo stesso periodo del 2011.
LE MANI DELLA MAFIE
Vale la pena ricordare che dietro il fenomeno degli incendi dolosi, accanto ai tradizionali piromani, si celano spesso interessi illeciti. Una conferma indiretta – si legge nel Rapporto Ecomafia 2012 – arriva dall’incidenza degli incendi registrati nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (ben il 54%). Il maggior numero di persone denunciate, invece, si concentra nelle regioni dell’Italia centrale (circa il 29%). Significativo anche il numero di infrazioni registrate nell’Italia Nord occidentale: 672, pari all’8,5% del totale nazionale con 102 persone denunciate.
Campania e Calabria, rispettivamente al primo e al secondo posto, sono state le regioni più colpite nel 2011 dagli incendi: in queste due regioni si concentra il 36% delle infrazioni riscontrate in tutta Italia. La Campania, in particolare, è stata letteralmente flagellata: 1.513 gli illeciti riconducibili a incendi dolosi o colposi, più del doppio rispetto al 2010. Ma anche in Calabria, che pure ha perso un posto in classifica, è cresciuto il numero di infrazioni, persone denunciate e sequestri. Scende di una posizione la Sicilia, passata dal secondo al terzo posto di questa classifica, ma gli illeciti salgono comunque anche qui (+4%). Incrementi in valori assoluti si registrano in quasi tutte le regioni, con l’ecce-zione di Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Trentino. C
olpiscono, in particolare, i dati relativi al Lazio, che ha scavalcato la Puglia al quarto posto con 715 illeciti (+45% rispetto al 2010). È andata ancora peggio, come crescita percentuale, in Toscana, salita dall’ottavo al sesto posto a causa delle 607 infrazioni, il triplo di quelle registrate nel precedente rapporto.
La regione dove è stato denunciato il maggior numero di persone è, invece, la Sardegna (148), in testa anche come numero di arresti (5) e di sequestri effettuati (96).Cosenza, con 714 infrazioni collegate agli incendi boschivi, è la prima provincia dell’Italia andata in fumo, seguita da Salerno (che era quarta nel 2010) e da Avellino, entrata per la prima volta tra le prime dieci province con 372 infrazioni. Resta elevato il numero di illeciti in provincia di Latina (passata dal secondo al quarto posto della classifica, con 301 infrazioni, il 9% in più rispetto al precedente rapporto). Salgono tra le prime dieci, infine, le province di Potenza, Crotone, Benevento e Frosinone.