Cari lettori sto raccontando quel che il sostituto procuratore nazionale antimafia Roberto Pennisi ha detto in audizione il 17 aprile 2012 in Commissione parlamentare antimafia a proposito della presenza delle mafie nelle regioni del Nord-Est (Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige).
Tra il rusco e brusco Pennisi – per descrivere la penetrazione, la diffusione e le modalità del loro agire criminale – parla della erronea rappresentazione che, secondo il suo giudizio (che mi trova…da 2 anni perfettamente concorde) l’indagine Il Crimine/Infinito scivolata il 13 luglio 2010 sull’asse Milano-Reggio Calabria, ha dato della unitarietà della ‘ndrangheta.
Ragionando per assurdo – come accade in geometria – Pennisi dimostra inequivocabilmente che la ‘ndrangheta unitaria non è e non può essere. Non solo. I suoi cordoni ombelicali – che si legano ai diversi territori della madrepatria calabrese – si tagliano e si riannodano alla bisogna.
E continuando a snodare il suo ragionamento Pennisi affronta il tema della “delocalizzazione” delle mafie che – ancora una volta – hanno un atteggiamento “imprenditoriale” nella loro strategia criminale.
“ Sulla base dei dati a mia disposizione mi sono anche esercitato in un'attività di cartografo – ha detto Pennisi davanti ai commissari della Commissione parlamentare antimafia e rivolgendosi al presidente Beppe Pisanu – Ho preso una cartina geografica del Nord-Est d'Italia e ho disegnato, signor Presidente, l'area interessata da ciò che sto dicendo. Lei vedrà che tale area parte da Modena ed investe Reggio Emilia, Salsomaggiore, Piacenza e Cremona. Con Cremona siamo già in territorio lombardo; questa è una parte di Lombardia che sfugge alla Lombardia criminale, per come ci è nota attraverso quelle indagini. L'area poi prosegue fino ad arrivare nel Veneto, dove termina. Questa è l'area del futuro, includendo Venezia; questa è l'area alla quale bisognerà stare particolarmente attenti per il futuro”.
Pisanu lo interrompe un attimo per capire meglio: “A causa della colonizzazione, questa volta da parte dell'altra 'ndrangheta”. Pennisi risponde: “È zona di delocalizzazione; quell'altra 'ndrangheta non colonizzerà mai, per evitare di commettere l'errore commesso dalla 'ndrangheta reggina. Continueranno invece in questa attività di delocalizzazione. Questo punto è importante, perché, se non si capisce qual è la strategia criminale della 'ndrangheta con riferimento ad un certo territorio, spesso si corre il rischio di commettere grandi errori investigativi. Se andiamo a cercare i reinvestimenti, cioè il denaro che parte dal Sud diretto al Nord, rischiamo di fare un passo nel vuoto. In realtà, lo scopo è il contrario: creare ricchezza nel Nord Italia per farla convergere verso il Sud. Attenzione: questo dal punto di vista dell'espansione fisica; abbiamo visto quella della camorra ed abbiamo parlato anche di come può espandersi l'altra 'ndrangheta in questi territori. C'è poi l'altro aspetto, che è quello degli investimenti”.
Oggi mi fermo qui ma domani leggerete l’ultima e scioccante parte della splendida relazione del pm antimafia.
2 –– to be continued (la precedente puntata è stata pubblicata il 19 giugno)
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