Annuncia investimenti autofinanziati per 70 milioni entro il 2013 ma è alle prese con puntate da mille euro.
E’ il paradosso del Casinò del la Vallée spa che poche ore fa ha annunciato un sostanzioso piano di rinnovamento che non prevede solo innovazioni nelle sale giochi – del resto indispensabili per tenere il passo della concorrenza internazionale e quella virtuale in Rete – ma anche un nuovo complesso alberghiero, un centro benessere, un centro congressi. In pratica nascerà un polo per il divertimento e il benessere.
Se la scaletta sarà confermato il Casinò di Saint Vincent – che ha un fatturato annuo che si aggira attorno ai 110 milioni di cui oltre 95 proviene dai giochi – a luglio aprirà un’ala del Grand Hotel Billia totalmente ristrutturata mentre in autunno sarà la volta del Centro congressi. “Abbiamo messo in conto i disagi causati nei cantieri già aperti a settembre 2011 – afferma Luca Frigerio, amministratore unico del Casinò da settembre 2010 – ma i risultati fin qui ottenuti e il valore dei progetti e dei professionisti coinvolti ci fanno ritenere di aver dato il massimo e dunque ci aspettiamo un ottimo ritorno”.
Nel mondo dei casinò è entrato come croupier della roulette ma visto che buon sangue non mente – è la terza generazione che guida Casinò – Frigerio, 42 anni, dopo aver girato come una pallina per le sale giochi di Campione con vari incarichi, dal 2010 è amministratore unico del Casinò de la Vallée spa.
Gli investimenti fatti e programmati lo appassionano, le novità (anche normative) lo spronano. Inoltre ha un pallino fisso: ripudiare capitali sporchi e l’idea che i casinò siano belli e puliti ma maledettamente cattivi.
Investimenti milionari ma come la mettiamo con le limitazioni all’uso del contante?
E’ un grandissimo peso all’interno dell’ operatività del gioco delle sale. Abbiamo 660mila ingressi all’anno. Il giocatore può puntare al massimo mille euro. Se vince un centesimo in più ritira un assegno.
Non sarà un problema per i ricchi e gli arricchiti…
Già da tempo i grandi clienti utilizzano gli assegni o la carta di credito o la carta circolare. Però i giocatori si arrabbiano soprattutto quando escono dal casinò. E’ una grossa limitazione che ci penalizza.
Diversamente non si può fare. Non solo per legge ma anche perché chi gira intorno ai casinò non è sempre limpido e specchiato.
I ceffi ormai non girano più. Negli anni i casinò sono diventati dei luoghi controllati nei quali l’incidenza percentuale delle persone che definisco “particolari” è molto bassa. La proprietà dei casinò, si ricordi, ora è pubblica e nessuno ha interesse ad avere brutti ceffi in giro. La proprietà pubblica è un deterrente. Certo su 660mila persone qualcuno strano ci sarà sicuramente. Però noi abbiamo regole ferree: dobbiamo individuare tutte le persone, far loro una fotografia in ingresso e registrare gli incassi, dobbiamo verificare che tutti rispettino le limitazioni all’uso del contante.
Tutto qui? E le segnalazioni sospette alle autorità finanziarie?
Di tanto in tanto facciamo segnalazioni di operazioni sospette ed è già successo che da nostre segnalazioni siano scaturite indagini della Guardia di finanza. Ho letto in una relazione che i notai fanno meno segnalazioni di noi. Quindi…
Insomma: il rischio malavita, secondo lei, nonostante tutti gli organismi internazionali, la Dna e recentemente anche la Commissione parlamentare antimafia indichino i casinò come luoghi “sensibili”, sarebbe debellato.
Questo tipo di fenomeno si sta spostando intorno al gioco di Stato e per i casinò è diventato un problema relativo. C’è da parte nostra un’attenzione estrema: abbiamo anche un posto di polizia all’interno del casinò. Da sempre.
Insomma lo Stato oggi vi fa concorrenza nel vero senso della parola: nel bene e nel male.
Lo Stato ci fa una concorrenza gigantesca, avendo recepito la normativa europea in modo restrittivo e penalizzante rispetto ad altri Stati, tanto nella tipologia di controlli quanto nell’uso del contante. E così i casinò italiani vicino ai confini sono o stanno uscendo dal mercato. La clientela italiana si trova in grave difficoltà. La concorrenza dello Stato fa si che il giro di affari valga il 10% del Pil ma questo dovrebbe far riflettere l’attuale governo: vale la pena avere entrate fiscali da questo tipo di entrate che non vengono poi immesse nel circuito economico?
Ma anche le vostre non rientrano nel circuito.
L’Italia è il più grande casinò a cielo aperto. Una volta per abitudine gli abitanti nelle zone di residenza dei casinò non potevano entrare nelle sale da gioco. Noi diamo lavoro e investiamo.
E dipendenti infedeli? Non vorrà dirmi che non è a conoscenza delle indagini che sono state svolte un po’ dappertutto.
Nei casinò passano milioni di persone e l’incidenza nefasta dei dipendenti infedeli è molto bassa. I veri fatti nefasti furono nell’83 e da quel giorno sparì la gestione privata. Da quel giorno le indagini sui dipendenti infedeli legati alla criminalità sono diminuite. I casinò sono come le banche, le società di intermediazione, le case d’asta: sono soggetti all’interessamento di chiunque. L’indagine del 2004 che ha sfiorato il nostro Casinò ha dimostrato che i tre dipendenti chiamati in causa erano totalmente innocenti. Ci siamo costituti come parte civile e siamo stati persino indennizzati.
Non mi dica che continuerete, tra qualche anno, a essere quelli di ieri e di oggi. La Rete sta massacrando il gioco reale.
Dal 2009 stiamo cambiando pelle. Era obbligatorio intervenire. Circa il 70% degli investimenti è stato programmato sugli impianti strutturali e dunque l’idea è quella di costruire un polo del divertimento globale. Avremo 5 ristoranti, una spa, un centro congressi, integrazione con la Valle d’Aosta. Pian piano integreremo l’offerta da casinò reale a virtuale. Quello virtuale è anche un ottimo strumento di marketing. Già oggi facciamo ampio ricorso ai social network come facebook e twitter.Quando tutto sarà pronto venderemo un pacchetto completo. Vogliamo andare oltre i 95 milioni di fatturato che, con l’aggiunta delle mance, arriva a 110.
Scusi scusi: 15 milioni all’anno di mance?
Sì 15 milioni di mance che vanno distribuite al 50% tra Casinò e tutto il personale.
Ah ecco, fifty fifty. Scusi non c’è un posto libero da croupier?
Frigerio, alla mano e preparato, congeda il cronista con una risata e un “ci venga a trovare