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In questi giorni ho letto l’ordinanza con la quale il 31 ottobre il gip Pasqualina Paola Laviano ha disposto l’arresto di nove persone su richiesta dei pm Cesare Sirignano, Francesco Curcio e Ivana Fulco della Direzione distrettuale antimafia di Napoli.
Tra gli arrestati o tra persone già in carcere e raggiunte da nuove richieste di custodia cautelare e ritenute dall’accusa appartenenti a diverse organizzazioni di tipo mafioso operanti in Campania e Sicilia, spiccano Gaetano Riina, fratello del boss Salvatore, e Nicola Schiavone, figlio di Sandokan.
Questa indagine è la prosecuzione ideale dell’operazione “Sud Pontino”, condotta dalla Dda di Napoli guidata dal procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, che a maggio 2010 portò a 60 arresti.
Queste ultime indagini e le precedenti ricostruiscono un intero decennio di storia dei rapporti ed interessi economici ed imprenditoriali, di accordi e scontri e confermano l'esistenza di un asse camorra-‘ndrangheta-Cosa Nostra per il controllo dei mercati dell’ortofrutta e dei trasporti in gran parte del centro-sud. Ma anche traffico di armi da guerra.
Con una serie di post – di cui questo è il primo – vorrei “deliziare” i miei lettori con alcuni aspetti di straordinaria società ed economia criminale che emergono dalla lettura delle carte.
Gaetano Riina è il fratello di Totò ed è scappato da Corleone a Mazara del Vallo. Una scelta non casuale, posto che la mafia trapanese oltre a costituire una delle principali articolazioni di Cosa nostra risulta la più fidata alleata dei corleonesi.
Gaetano Riina (tralascio altri personaggi con lui coinvolti) è gravemente indiziato di concorso esterno nell’associazione di tipo mafioso denominata clan dei casalesi e di concorso in concorrenza illecita. In altre parole il fratello di quello che veniva considerato – prima dell’arresto – il capo dei capi della cupola di Cosa nostra, avrebbe concorso, da esterno, a rafforzare i Casalesi, l’organizzazione criminale che dopo il padre “nobile Antonio Bardellino che l’ha guidata dal 1981 al 1988, ha alternato al volante Francesco Sandokan Schiavone, Francesco Bidognetti e, dopo il loro arresto, la primula rossa Michele Zagaria oltre ad Antonio Iovine.
E’ o non è paradossale?
Scopriremo oggi e con i prossimi post che così paradossale non è. Nel nome degli affari mafiosi, infatti, le etichette sono considerate superflue anche se è indubitabile che è uno smacco e forse un’onta.
Il fratello del capo dei capi, scrivono testualmente i pm aveva capito “la portata, per così dire, rivoluzionaria, dell’accordo proposto da Costantino Pagano che, in cambio dell’acquisizione di una posizione monopolistica sulle tratte Sicilia Occidentale-Campania-Fondi, metteva al servizio degli imprenditori di Cosa nostra (gli Sfraga) la forza d’intimidazione del clan casalese nelle zone campane e di Fondi che, sorta di rompighiaccio, avrebbe ampliato e consolidato le loro posizioni commerciali nelle zone appena citate. E per sancirlo schiaffeggiava Carmelo Gagliano addebitandogli, insieme a Ignazio Miceli, la responsabilità della contesa”.
Insomma, Franza o Spagna, basta che se magna e questa presunta associazione a delinquere di stampo camorristico mandata a gambe all’aria dallo straordinario lavoro del pool anticamorra di Napoli, magnava a quattro ganasce.
Come? Sulla base dell’accordo stipulato, secondo l’accusa, tra Cosa nostra e Casalesi: da una parte la famiglia Sfraga (nel cuore delle famiglie Riina, Provenzano e, da ultimo, Messina Denaro), negli anni ha consolidato ed espanso la commercializzazione dei propri prodotti nel mercato ortofrutticolo di Fondi (Latina) e in Campania e, dall’altra, “La Paganese”, società di trasporti su gomma riferibile ai Casalesi, ha acquistato una posizione predominante sulle rotte Sicilia- Campania- Fondi . Uno scambio…alla pari (l’agenzia Miceli-Gagliano è stata relegata ad una posizione complementare).
Ma è pensabile che un’asse camorra-‘ndrangheta-Cosa nostra a così alti livelli serva solo per diventare di fatto monopolisti di traffici sulla rotta dell’ortofrutta centromeridionale da Palermo a Trapani da Catania a Gela, da Aversa a Giugliano, da Ragusa a Vittoria, da Mazzara del Vallo a Fondi?
No, non è pensabile e pur ricordando che stiamo pur sempre parlando di un business milionario che, oltretutto, uccide la libera concorrenza e fissa il costo della frutta e della verdura e i prezzi di beni e servizi, sotto sotto, hanno scoperto i pm c’è dell’altro.
Cosa? Lo scoprirete nel prossimo post.
r.galullo@ilsole24ore.com
1-to be continued