Nelle ore in cui il ricordo della strage di Capaci batte ancora nei cuori degli italiani onesti (si veda il mio post di ieri in archivio), un familiare di una persona uccisa dalla criminalità organizzata, si trova a lottare con il passato, i paradossi normativi e la fredda burocrazia.
Camilla Giaccone, detta Milly, è la figlia di Paolo Giaccone, il medico legale ucciso a colpi di pistola l’11 agosto 1982, per essersi rifiutato di alterare i risultati di una perizia medico-legale. Aveva ricevuto l'incarico di esaminare un'impronta lasciata dai killer che nel dicembre 1981 avevano scatenato una sparatoria tra le vie di Bagheria lasciando sul terreno quattro morti. L'impronta era di un killer della cosca di Corso dei Mille ed era l'unica prova che poteva incastrare gli assassini.
Pagò la sua onestà con la morte ma ora, paradossalmente, rischia di pagare anche la figlia. Anch’essa medico legale ma dirigente (ex?) nella struttura sanitaria Villa Sofia di Palermo.
A 51 anni ha chiesto di potere andare in pensione ricorrendo all’opportunità che la Regione Sicilia riserva alle vittime del terrorismo mafioso.
E’ andata in pensione ma dopo due mesi è stata richiamata. Scusi, ci siamo sbagliati: suo padre non è stato vittima di una strage terroristica-mafiosa ma è stato “semplicemente” ucciso da Cosa nostra.
No, non c’è da ridere né da piangere: è proprio così. E dunque Milly deve tornare al lavoro.
Non è quello che la preoccupa, ovviamente, ma è la superficialità con la quale viene trattata la memoria di suo padre. Il freddo distacco con il quale la burocrazia viviseziona le vittime di strage mafiosa e le distingue da quelle di mafia. Su un tavolo le vittime di serie A, sull’altro quelle di serie B. Ma qual è la differenza per chi ha pagato con la vita il proprio rifiuto a Cosa Nostra? E quale è la differenza per i familiari?
Il Policlinico di Palermo, che proprio alla memoria del padre di Milly è intitolato, ora è più povero in attesa che qualcuno restituisca dignità alla memoria violata di Paolo Giaccone. Più povero di un ricordo indelebile per i palermitani. Quella morte non era per mano di stragisti (quale alta carica onorifica!) di terrorismo mafioso ma di semplici mafiosi. Incredibile!
La prefettura di Palermo è stata fredda nella comunicazione. Il 28 marzo 2011 ha scritto a Milly che è “familiare di vittima della criminalità organizzata”. Lo Stato non ha neppure il coraggio di chiamarla Cosa Nostra la criminalità organizzata siciliana. Si attiene alle leggi e la legge quello dice: criminalità organizzata. Senza dubbio più organizzata dello Stato.
Milly non si è arresa e ha spedito alla Prefettura e all’Inpdap (che nel frattempo ha avviato le procedure per revocare la pensione) una raccomandata a mano urgente che sua madre ricevette dalla stessa Prefettura di Palermo questa volta il 22 aprile 1983. In quella raccomandata si legge che “la commissione consultiva del ministero dell’Interno…ha ritenuto sussistente il nesso di casualità tra l’azione terroristica e la morte del coniuge…per la concessione della speciale elargizione…..”.
Insomma, la “speciale elargizione” alla vedova (ma quanto potrà essere verbalmente asettico, ipocrita e offensivo il linguaggio burocratico!) era logica conseguenza di una morte avvenuta per “un’azione terroristico-mafiosa”.
Ciò che vale per la madre di Milly (la cui intervista integrale manderò in onda domani, mercoledì 25 maggio nella mia trasmissione “Sotto tiro” su Radio 24 che chiunque potrà riascoltare andando sul sito www.radio24.it) non potrà non valere per la figlia che chiede di andare in pensione e vedrete che la cosa si appianerà (almeno lo spero). Il punto non è quello. Il punto è la fragilità di uno Stato che dimentica la parte migliore di se stesso e lascia che a regolare i flussi di chi rimane in vita sia l’interpretazione leguleia e paradossale di una presunta differenza tra chi è morto in Sicilia per “strage terroristico mafiosa” e chi è morto “per mafia” (anzi: per mano della criminalità organizzata).
Debbo aggiungere altro nelle ore in cui a me e a tutti voi batte ancora forte in cuore il ricordo della strage di Capaci?
p.s. Invito tutti ad ascoltare la mia trasmissione su Radio 24: “Sotto tiro – Storie di mafia e antimafia”. Ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 6.45 circa e in replica alle 0.15 circa. Potete anche scaricare le puntate su www.radio24.it. Attendo anche segnalazioni e storie.
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