E’il 14 maggio 2002 e sono le 17.35.
La sala ascolto della Procura di Reggio Calabria intercetta quattro personaggi che in un’abitazione privata discutono tranquillamente della gestione dei finanziamenti del cosiddetto decreto Reggio.
In quelle migliaia di intercettazioni ambientali, alcune delle quali negli anni scorsi sono state anche portate alla luce dalla stampa più attenta, la Procura ascolta – ma fino a questo momento ha potuto utilizzare solo una parte di quanto ha raccolto – la ricostruzione della spartizione delle poltrone assessorili e delle principali cariche amministrative e dirigenziali di Reggio Calabria e provincia.
I quattro, infatti, sembrano dare per scontato che il centrodestra vincerà le elezioni di Reggio, nonostante la “favella” di Demetrio Naccari Carlizzi, candidato del centrosinistra che si oppone a Beppe Scopelliti, sbeffeggiato per la sua indolenza. La sanità, come sempre, è ritenuto un settore vitale nelle logiche spartitorie ma si affaccia anche l’importanza di una struttura ad hoc per gestire i fondi del Ponte sullo Stretto. E non caso – 9 anni dopo – quell’idea non solo è tornata prepotentemente ma è in avviata fase di gestazione.
Dei quattro, 3 sembrano essere tra i “padroni” di Reggio o almeno delle pedine vitali negli equilibri deviati della città. Due di loro referenti, secondo i pm che hanno disposto le intercettazioni, della ‘ndrangheta.
I loro discorsi, ad un certo punto, finiscono per cadere sull’intitolazione del Corso Umberto alla memoria del deceduto sindaco Italo Falcomatà.
Vediamo i primi due personaggi. Uno è un dirigente dello Stato, da tempo a Reggio Calabria dove svolge delicate e importanti funzioni. L’altro è un professionista, politico riverito e di lungo corso di centrodestra, da tempo noto alla Giustizia, che i pm della Direzione distrettuale antimafia di Reggio che stanno indagando, considerano “figura carismatica e cerniera essenziale delle molteplici contiguità tra una parte del mondo politico locale e la variegata galassia criminale operante in provincia di Reggio Calabria”.
Insomma, per i pm che lo mettono nero su bianco su un documento – datato febbraio 2008 finora rimasto nella disponibilità della Procura – è un uomo della borghesia mafiosa che tiene in scacco Reggio e la Calabria.
Vediamo gli altri due personaggi. Uno è una figura di profilo misterioso sulla quale i pm non insistono più di tanto ma sembra essere perfettamente inserito nei meccanismi spartitori.
L’altro è un potentissimo politico reggino che è sempre stato ed è nella strettissima cerchia di Giuseppe Scopelliti, attuale Governatore della Regione Calabria. I pm della Procura ritengono questo politico in contatto stabile, fruttuoso e duraturo nel tempo, di volta in volta e secondo le esigenze, con le cosche reggine. Contatti che non cura, secondo i pm, solo a beneficio proprio.
I nomi dei quattro personaggi e altri che non solo popolano ancora la vita amministrativa calabrese ma, semmai, hanno ruoli e funzioni maggiori rispetto a 9 anni fa, sono scritti nero su bianco dai pm che nel 2008 stanno indagando su alcuni politici e, nell’indagare, riportano alla luce anche queste conversazioni che potrebbero portare a ulteriori anelli investigativi nel prossimo futuro. Per questo ometto tutti i nomi e i cognomi.
In quell’atto della Procura – che spaccherà furiosamente la stessa Procura per le sue incredibili implicazioni interne ed esterne – saltano fuori le chiacchierate del gruppetto che concorda sul fatto che l’intitolazione del Corso a Falcomatà, sotto elezioni, deve essere bloccata a tutti i costi. Potrebbe portare consensi al centro sinistra e al suo candidato Demetrio Naccari Carlizzi, che oltretutto si vanta di essere stato in vita proprio il delfino (o lo squalo?) di Falcomatà.
Il dirigente dello Stato alle 17.39 circa a proposto dell’ex sindaco dirà: “…non mi pare che abbia scoperto la penicillina o che abbia il merito di aver vinto il premio Nobel alla Rita Levi Montalcino…”. Mi astengo da ogni commento.
Alle 17.51.35 i quattro continuano a chiacchierare – non sapendo di essere ascoltati anche se nel prosieguo dei loro incontri i sospetti arriveranno – e si chiedono che cosa aspetti Scopelliti, considerato un mollaccione, a fare un gran casino per impedire l’intitolazione del Corso all’ex sindaco e si preoccupano che il giorno dell’inaugurazione ci saranno le televisioni di tutta Italia. Il professionista-politico a un certo punto esplode: “che cosa si può fare per bloccarla ‘sta cosa?”. Il dirigente dello Stato interviene e alla fine di un articolata conversazione dirà: “ c’è Saraceno, con le sue orde, che già sta mettendo bombe…”.
Ridono e si accavallano le voci. Il professionista riprende: “si perché i musulmani ora così fanno…”.
A questo punto si intromette un quinto uomo, che la Procura non è riuscita a individuare, che dice una frase raggelante: “si deve fare una telefonata ad Al Qaida per vedere…se stanno mandando un aereo…”
I tentativi – e faranno di tutto in quei giorni dal punto di vista normativo e regolamentare per impedire l’intitolazione del lungomare – non riusciranno. Pochi giorni dopo il lungomare sarà intitolato a Falcomatà e in prima fila, a stringere le mani e fare le facce contrite dal dolore, ci saranno anche alcuni di loro.
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