Che le logge massoniche in Calabria siano un luogo dove è possibile riunire sotto lo stesso tetto il sacro e il profano è cosa nota. Sono numerose le inchieste della magistratura calabrese (intendo dire quella parte che non frequenta allegramente le logge e dunque è fortunatamente libera da condizionamenti di fratellanza) che riconducono il bandolo della matassa malavitoso/politico/affaristica alle logge più o meno coperte, più o meno ufficiali, più o meno riconosciute. Più o meno deviate.
Che questo potesse accadere anche a Milano – sempre più infiltrata dalla ‘ndrangheta nonostante la cecità dei più – era (forse) meno scontato. Io personalmente non me ne sorprendo.
LA SOLITA LO MORO
Già, sacro e profano. Il sacro in questione è l’Arma dei Carabinieri, il profano è la criminalità organizzata. Un’ Arma infangata numerose volte negli ultimi tempi, come dimostrerebbe anche l’arresto con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa del capitano Saverio Spadaro Tracuzzi, avvenuto tre giorni fa. E si badi bene che non una voce politica (nei mesi scorsi, quando fu raggiunto da un avviso di garanzia, non 72 ore fa quando esternare è stato facile per tutti i parolai) si è levata per chiedere conto di quanto stava accadendo in Calabria.
Con una sola, solita eccezione: quella di Doris Lo Moro, straordinaria parlamentare del Pd (partito che, avendo spesso al suo interno il peggio del peggio dei politicanti, non se la merita).
Lo Moro ha ribadito che : ”i palazzi della politica, che commenteranno positivamente la notizia, hanno poco di che essere soddisfatti e dovrebbero spiegare cosa hanno fatto, dopo che l’ufficiale aveva ricevuto un avviso di garanzia il 7 ottobre nell’operazione reggina contro la cosca Lo Giudice, per fare chiarezza dall’interno e tutelare l’attività e il prestigio dell’Arma dei carabinieri. Ho posto il problema ai Ministri dell’Interno, dell’Ambiente e della Difesa con un’interrogazione depositata l’8 novembre scorso su cui non ho ottenuto alcuna risposta. Ed il problema, visto dalla Calabria, era e rimane particolarmente grave perché, guardando solo agli ultimi mesi, sono stati arrestati altri carabinieri, di cui tre rimasti coinvolti in un’operazione del mese di novembre 2010 contro un clan di Rosarno e altri due finiti in carcere a Cosenza qualche giorno fa. Anche sull’episodio di Rosarno in cui era coinvolto pure un agente di polizia penitenziaria ho chiesto con un’interrogazione, ancora inevasa, ai Ministri dell’Interno, della Difesa e della Giustizia’di avviare un’indagine interna sull’operato dei militari coinvolti nell’attività criminale e verificare cosa non ha funzionato nel contesto ambientale e di lavoro in cui gli stessi erano inseriti’. Qualcosa non funziona nella presenza dello Stato in Calabria se tanti militari si trovano coinvolti in episodi criminali, al punto da venire arrestati. Ma cosa fa il Governo e cosa hanno fatto i ministeri competenti per intervenire preventivamente a tutela delle istituzioni? Perché si continua a delegare tutto e sempre alla magistratura, attendendo passivamente il suo intervento?”.
GLI INVISIBILI
Ma qualcosa, nell’Arma, non funziona neppure in Lombardia e, anche questa non è una novità, il collante è sempre la ‘ndrangheta.
Oltre all’onnipresenza delle logge appunto, che sono quel brodo di coltura per la rete degli “invisibili” che è stata così ben rappresentata nella richiesta di applicazione di misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta reggina “Meta”.
Un concetto, quello degli invisibili al Nord che, con piacere, vedo riproporre anche dal procuratore nazionale aggiunto antimafia Alberto Cisterna, che domenica 19 dicembre ha scritto su www.zoomsud.it: “C’è il rischio che si crei una schiera di “invisibili” la quale, germinata dalle cellule silenti delle mafie al centro nord, penetra in modo silente, ma insidioso il tessuto politico, istituzionale ed economico delle regioni oggetto dell’espansione mafiosa. Il rimedio a questo pericolo non costa tanto nell’alluvionare la pubblica opinione di dati e biografie di mafia affinché si acquisisca una generica consapevolezza del fenomeno e della sua composizione, ma nel mettere in guardia le parti del paese più esposte circa le modalità con cui le cosche operano e si insinuano nella società; ponendo attenzione alle proposte indecenti e alle lusinghe d’affari dei nuovi “invisibili” che sono tra loro. Ed ormai da anni, resi oggi voraci dalla crisi industriale, economica e finanziaria, ma anche etica che attanaglia tutta la nazione”
LA STORIA MILANESE NASCOSTA DAI MEDIA
I personaggi della storia milanese, per la precisione, sono il tenente colonnello Luigi Verde, detenuto a Bolzano e la cricca che ruotava intorno a quell’associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti aggravata dall’uso delle armi, mandata a gambe all’aria dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che il 2 dicembre ha spedito nelle patrie galere 77 persone tra cui persone appartenenti alle famiglie nobili della ‘ndrangheta calabrese, della camorra napoletana e del narcotraffico internazionale, sudamericano in particolare.
Tra gli arresti, quello di Verde è stato convalidato il 3 dicembre dal Gip di Bolzano. Durante l’udienza di convalida il militare si è dichiarato innocente. Gli atti del procedimento sono stati trasmessi a Catanzaro. A Bolzano rimane il provvedimento per l’accusa di detenzione di armi, per la quale è stato convalidato l’arresto.
Luigi Verde avrà modo di dimostrare non solo la sua innocenza ma anche togliere le macchie che infangano una divisa importante, anche in virtù dei ruoli ricoperti (tra i quali il Comando provinciale a Sondrio).
Vale la pena di riportare – da puro cronista – che cosa raccontano i magistrati nel decreto di fermo monstre dove a un certo punto, parlando di alcuni indagati, testualmente si legge che “ Luigi Verde, Giuseppe Parmesani, …omissis…* (assolto con formula piena da ogni accusa il 16 maggio 2012), Pietro Cancian, Domenico Palermo hanno organizzato un sistema durevole per fare entrare lo stupefacente nel territorio nazionale o per il tramite del vettore aereo o per il tramite del vettore navale”.
Sul ruolo di …omissis…* ha riferito in sede di interrogatorio Giuseppe Parmesani. “In sostanza …omissis….* – scrivono i magistrati catanzaresi – era il “compare” di Parmesani per la truffa che i due intendevano operare ai danni di Luigi Verde. Dalle dichiarazioni di Parmesani si evinceva che Verde gli era stato presentato proprio da ….omissis…. che con il colonnello aveva delle comuni frequentazioni massoniche”. Ma ….omissis….ricordiamolo, il 16 maggio 2012 è stato assolto con formula piena.
E’ importante soffermarsi un attimo sulla figura di Parmesani, lodigiano, 57 anni, per chiarire che attualmente è un collaboratore di giustizia.
E allora adesso andiamo a vedere il contenuto (stralcio) dell’interrogatorio reso da Parmegiani il 12 ottobre 2009.
L’INTERROGATORIO
Il Pm chiede conto dell’inizio dei contatti con gli importatori di stupefacenti.
Risposta: nell’agosto del 2008, il mio amico …omissis…. * (assolto il 16 maggio 2012 con formula piena da ogni accusa) mi diceva che il Colonnello Luigi Verde, dei Carabinieri, che lavorava presso la Caserma di Bolzano, aveva richiesto di una persona che potesse far uscire dall’aeroporto di Fiumicino un carico di stupefacente. Omissis * mi diceva di aver conosciuto il Colonnello Verde nel corso di una riunione massonica in Milano
Domanda: sa presso quale loggia si era svolta questa riunione?
Risposta: Non sono nelle condizioni di darle questo dettaglio perché non ho partecipato a questa riunione e comunque non sono iscritto a nessuna loggia massonica. Il colonnello, secondo quanto mi riferiva …omissis…*, era una persona adusa a questi traffici illeciti in quanto conduceva un tenore di vita assai dispendioso.
Domanda: come mai Verde si rivolgeva proprio ad …omissis*?
Risposta: secondo quanto mi riferiva ….omissis….*, con il Colonnello Verde era sorta un’amicizia, i due parlavano sovente di diversi affari illeciti, in particolare, …omissis…* mi diceva che il Colonnello richiedeva di procuragli dei titoli, di provenienza illecita, che egli aveva avrebbe modo di cambiare per contanti. Preciso che in questa prima fase, non ho mai avuto la possibilità di incontrare il Colonnello. Insieme ad ….omissis….* abbiamo tentato di accontentare il Colonnello e cioè abbiamo predisposto un nominativo, di fantasia, di un diplomatico Liberiano che sarebbe stato il destinatario di un pacco, spedito da Caracas, contenente lo stupefacente. Il pacco avrebbe formalmente contenuto dei libri che sarebbero risultati essere spediti dall’Università di Caracas e destinati, per l’appunto, al diplomatico liberiano . …OMISSIS…”
Come rilevato nella redazione dell’Informativa il compito di …omissis…*, prosegue il provvedimento della Dda di Catanzaro, “era quello di pressare Verde Luigi allo scopo di spillargli quanto più denaro possibile. In realtà anche …omissis….*, una volta compreso che l’importazione dello stupefacente da parte di Verde e dei calabresi era realmente possibile, si accordava con Parmesani per tentare di mandare a monte l’illecito affare ed era a conoscenza dei rapporti di Parmesani con il M.A. Corazza e poi della sua collaborazione con la giustizia a partire dal maggio 2009”.
QUALCHE DOMANDA
Detto ancora una volta che tutti gli indagati avranno tempo di difendersi e provare la propria innocenza (e comunque anche in presenza di eventuale condanna in primo grado in Italia nessuno è colpevole fino al terzo grado di giudizio) vorrei fare qualche riflessione che lascio alla vostra intelligenza.
Se (e sottolineo se) fosse vero che un Carabiniere di elevato prestigio frequentava una loggia massonica, personalmente lo trovo di una gravità inaudita. Ammesso e non concesso che questo elemento sia provato, bisognerà poi chiedersi quanto questo aspetto sia fondamentale ai fini dell’inchiesta.
E qui francamente resto basito di fronte all’interrogatorio di Parmesani, a meno che tutto l’aspetto sulle logge milanesi e sulle eventuali dubbie frequentazioni non sia stato (o non sarà) approfondito a parte.
Infatti chi ha condotto l’interrogatorio (e non ho la più pallida idea di chi sia il magistrato e dove sia stato condotto l’interrogatorio) si è accontentato di sapere quattro cose in croce e di fronte alla domanda su quale loggia fosse. Ha portato a casa una risposta “stitica” senza battere ciglio e, anzi, dirazzando alla domanda successiva.
E dire che sarebbe bastato leggere con quanto puntiglio i magistrati di Palermo (Fernando Asaro e Paolo Guido), Reggio Calabria (Luigi De Magistris), Crotone (Pierpaolo Bruni) stanno inseguendo o hanno inseguito i fili criminali delle logge deviate, per capire l’importanza di incalzare, incalzare e incalzare.
Ma poi ti viene un sospetto. I casi che ho citato – da ultimo il processo Hiram a Palermo – chissà perché si sono conclusi con risultati inferiori alle attese. Per carità, a Palermo siamo nonostante tutto all’inizio (primo grado e in precedenza un patteggiamento per uno stralcio). Per carità, a De Magistris hanno tolto le inchieste, come lui stesso ama dire, e di grembiulini sporchi ne stava inseguendo parecchi tra la Calabria e la Basilicata. Per carità, a Crotone molte cose sono da imbastire ancora anche perché Bruni come buca città e provincia, con un dito fa schizzare fuori massoni collusi o corrotti come se piovesse. Per carità…..
Allora ti viene un altro sospetto. Che soprattutto in questo momento – nel quale la massoneria è più forte che mai e, come sempre del resto, dirige media, istituzioni, banche, partiti, procure, imprese, affari, magari anche parrocchie e chi più ne ha più ne metta – non sia il caso di insistere più di tanto sul tasto “dolente”. A meno che qualcuno di buona volontà e tanto, tanto coraggio, non inizi a parlare in maniera volontaria più approfonditamente e allora, giocoforza, i magistrati siano “costretti” a registrare.
Ma vi domandate mai quello che mi domando spesso io: ma è mai possibile che gli inquirenti e le Forze dell’ordine riescono a piazzare infiltrati nelle cosche, cimici ovunque, intercettare ambientalmente anche i respiri, riprendere anche le formiche e mai una volta che sia stata piazzata una talpa in una loggia, una cimice in un grembiulino, una microspia in un compasso o, che so, una minicamera in un cappuccio? Lo dico per il bene stesso della massoneria pulita che avrebbe tutto da guadagnare.
Ah, che stupido, non ho forse tenuto conto di una cosa: i massoni sono più evoluti e parlano e dialogano solo su Skype. Valli a intercettare se ci riesci…
* …omissis…IL 16 MAGGIO 2012 E’ STATO ASSOLTO CON FORMULA PIENA NELL’UDEINZA CON RITO ABBREVIATO DAVANTI AL GUP DI CATANZARO.
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