Sono le grandi opere a essere, come sempre, nel mirino delle mafie che pascolano in Lombardia.
Ricorderete che ci siamo lasciati – nello scorso post pubblicato su questo blog l’11 febbraio – con le preoccupazioni espresse dalla prefettura lombarda in vista di Expo 2015 a Milano.
Ebbene, la parte sulle rimanenti province della relazione del prefetto Gian Valerio Lombardi sulla “criminalità organizzata in Lombardia” messa nelle mani della Commissione parlamentare antimafia il 21 e il 22 gennaio 2010 (e a quella data ovviamente aggiornata), riparte da dove aveva finito.
Il prefetto Lombardi, nella parte relativa a Bergamo e provincia parte con i piedi di piombo. Allo scopo di fronteggiare “presumibili tentativi di insinuazione della malavita nel flusso degli stanziamenti per la realizzazione delle grandi opere programmate dal Cipe – si legge infatti a pagina 40 della relazione – la prefettura di Bergamo ha intrapreso una serie di iniziative di prevenzione in ambito antimafia che riguardano il monitoraggio di tutte le fasi dei relativi lavori, sia per i progetti che coinvolgono province contermini, quali i collegamenti stradali come la cosiddetta Bre.be..mi (cioè il tratto autostradale Brescia-Bergamo-Milano n.d.a.) o la Pedemontana (cioè 67 km di autostrada, 20 km di tangenziali e 70 km di nuova viabilità locale, che collegherà cinque province, Bergamo, Monza e Brianza, Milano, Como, Varese, in un territorio abitato da 4 milioni di persone, dove operano ed hanno bisogno di muoversi oltre 300mila imprese, n.d.a), sia per opere di rilievo locale, quali la tangenziale Sud
di Bergamo, attualmente in corso di completamento”.
UNA TORTA DA 7 MILIARDI CHE FA TANTA GOLA
E’ scontato che queste opere facciano gola, tanta gola alle mafie che albergano in Lombardia.
La sola realizzazione della Pedemontana richiede un impegno finanziario di 5 miliardi, di cui 4,1 destinati alla costruzione dell’infrastruttura vera e propria, oltre 100 milioni di opere compensative e territoriali ed 800 milioni di oneri finanziari e gestionali nei trent’anni di durata della concessione.
E’ del 26 gennaio la notizia (si veda www.pedemontana.com) che è stato dato il via libera alla mega gara da 2 miliardi, mentre è del 5 febbraio la notizia che a Cassano Magnago (Varese) è stato aperto il primo cantiere.
La Brebemi (62,1 chilometri che attraversano 5 province) ha un valore di 1,6 miliardi interamente sostenuti dai privati e fino al 2012 (anno in cui i lavori dovrebbero terminare) darà lavorò a circa 30mila persone. La prima pietra è stata posta il 22 luglio 2009, quindi se i tempi saranno rispettati c’è da gioire anche perché (come si legge sul sito www.brebemi.it) i lombardi risparmieranno 6,8 milioni di ore all’anno in ingorghi e ritardi e il relativo imcremento del Pil (da risparmi e opera) sarà di circa 382 milioni all’anno.
La stessa società Brebemi spa ha a cuore il tema della legalità se è vero, come è vero, che il 16 gennaio 2010 la società e la prefettura di Bergano hanno stipulato un protocollo di legalità per evitare infilitrazioni mafiose.
Come leggo sul Giorno del 17 gennaio a pagina 3, era da tempo che il rischio era stato sollevato dagli stessi sindacati.
La Tangenziale Sud ha un costo di oltre 150 milioni e sulla realizzazione di quest’opera, come sulle altre del resto, sono insorte le associazioni ambientaliste.
Comunque per queste tre sole opere il valore sfiora i 7 miliardi. Volete che non facciano gola ai mafiosi?
APRONO I CANTIERI E APRE LA ZONA GRIGIA
E infatti leggete cosa scrive il prefetto Lombardi su questi lavori. “Già dalle battute iniziali delle indagini promosse dal gruppo interforze istituito presso la prefettura – scrive sempre a pagina 40 della relazione – sono in effetti emersi alcuni tentativi di infiltrazioni di imprese collegate a cosche mafiose, sia diretti che attraverso sistemi di scatole cinesi che hanno suggerito un innalzamento della soglia di attenzione. A tal fine è stato disposto, con apposito decreto prefettizio, l’accesso da parte del gruppo ai cantieri del costruendo 1° lotto (Treviolo/Stazzano) della citata Tangenziale. Gli esiti del primo sopralluogo, effettuato congiuntamente il 16 giugno 2009 da parte del pesonale della Dia (Direzione investifativa antimafia n.d.a.) di Milano, delle forze di polizia territoriali e di funzionari della Direzione provinciale del Lavoro, hanno acclarato il sostanziale rispetto delle normative sul lavoro nell’impiego di uomini e mezzi, nonché la regolarità della presenza di operai stranieri. Tuttavia da verifiche incorociate sugli assetti societari delle 13 imprese (compresa la Cavalieri Ottavio spa corrente in Dalmine in veste di subappaltante) le cui maestranze o i cui macchinari erano al momento presenti, sono emersi, in particolare a carico di due di esse, legami con ambienti malavitosi. Si tratta della Escavazioni costriuzioni e trasporti Escot srl sedente in Bruzzolo (To) e della Spf-Società perforazioni fondazioni srl di Caserta estromesse dai subappalti della committente Provincia di Bergamo, la prima a seguito di una segnalazione della Dia e di successiva informativa della prefettura di Bergamo e la seconda in quanto destinataria di un’informazione antimafia atipica della prefettura di Caserta. Una terza ditta, la Eurofondazioni Italia srl di Gricignano d’Aversa (Ce), al centro di intrecci societari con la Spf già oggetto di interdizione antimafia emessa dalla Prefettura campana, è stata poi allontanata dai cantieri a seguito della segnalazione della Provincia da parte della prefettura di Bergamo. In tutti i casi individuati i subappaltanti avevano posto in essere un artificioso frazionamento del contratto, allo scopo di sfuggire ai vincoli del Dpr 252/98 che impone, per i subappalti di importo superiore a 150mila euro, l’obbligo di richiedere la certificazione antimafia alla prefettura competente”. Non ho notizie di repliche da parte delle imprese coinvolte (la relazione del resto è stata protocollata e resa “riservata” dal Senato addirittura 3 giorni prima della missione a Milano della Commissione parlamentare antimafia, vale a dire il 18 gennaio, giorno a cui si riferisce ogni aspetto temporale di questo servizio. Chiunque volesse intervenire per replicare, aggiungere notizie o dare altre versioni è libero di farlo su queso blog, a partire dai soggetti citati in questo servizio).
Se questi sono i risultati del primo accesso nei cantieri di un’opera minore (rispetto ai lavori autostradali descritti) non c’è da stare allegri e bene faranno committenti, imprese aggiudicatrici e Istituzioni ad aprire gli occhi.
LE ALTRE PROVINCE SOTTO LA LENTE A PARTIRE DA LODI
Rispetto a questa disamina su Bergamo, nuova e inquietante anche perché attualissima, passa in cavalleria la disamina di tutte le altre province dove, in realtà, c’è molto meno della realtà. Credo che il prefetto Lombardi si sia limitato a descrivere solo gli ultimi mesi di indagini e inchieste perché per il resto rimanda a una mappa e a una geografia delle cosche calabresi, campane e siciliane in grandissima parte conosciute e note.
E – guarda caso – le parti più interessanti sono ancora sulle grandi o medie opere come quando, analizzando la provincia di Lodi il prefetto Lombardi, a pagina 63 si sofferma sulla ditta Edilstrade fratelli Buttò srl di San Angelo Lodigiano, amministrata dai fratelli Maurizio e Giovanni Buttò. “La citata ditta – si legge – ha partecipato ai lavori di riqualificazione della ex SS 235 (nel tratto compreso tra Lodi e la barriera dell’A1). Lungo detta tratta è ubicata la cascina Ladina
,dove la società in questione ha tutt’ora una porzione di area adibita a deposito dimezzi stradali e materiali dove è risultato essere domiciliato il pluripregiudicato Marcello Coletta, notoi personaggio di spicco della mafia siciliana”.
ANCHE SONDRIO NEL MIRINO
Continuando a privilegiare in questa relazione gli aspetti delle opere pubbliche (che al Nord si fanno e si faranno ancora e dunque sono una enorme mangiatoia per le cosche) vale la pena di leggere cosa scrive il prefetto Lombardi su Sondrio.
Analizzando i controlli effettuati dal gruppo interforze dopo il 24 giugno 2009, relativamente ai lavori del primo lotto della nuova SS 38, si scopre che l’impresa individuale Alessandro Accursio è stata destinataria di un’informativa antimafia interdittiva della prefettura di Como del 22 dicembre 2008; Cds strade srl è stata oggetto di un’informativa antimafia supplementare atipica della prefettura di Varese del 15 luglio 2009; la Rv-Ef Trans di Francesco Raccosta è risultata gravata da precedenti penali ritenuti indicativi di una presumibile ingeren
eza della criminalità mafiosa. “Sulla segnalazione della prefettura l’Anas – si legge ancora – con ordine di servizio n.6 dell’8 ottobre 2009 ha ordinato all’Ati Salini Locatelli (ora Morbegno scarl) l’allontanamento immediato del primo e la risoluzione dei contratti in essere e ha richiesto informazioni dettagliate sulle attività svolte dalle altre società”. Al momento in cui scrivo, di più, non è dato sapere ma, ripeto, chiunque, se è in grado, può aggiungere particolari. Il blog è democrazia anche per questo.
In questa girandola di informazioni fa persino tenerezza scoprire che la provincia di Varese (per la sua vicinanza alla frontiera e per la quarantennale penetrazione mafiosa) ha ben poco da segnalare se non il profondissimo radicamento della ‘ndrangheta (in particolar modo) che mina in profondità ogni attività economica. E in vista di possibili e nuovi lavori nell’area di Malpensa e zone limitrofe, la pancia delle mafie si fa capanna.
2- the end (la prima puntata è stata pubblicata su questo blog l’11 febbraio)