Ho visto la ‘ndrangheta in faccia: il volto pulito a Reggio e quello sporco a Rosarno. Facce della stessa medaglia

Da lunedì scorso – come sanno i più affezionati lettori di questo umile blog che seguono le mie peripezie anche sul Sole-24 Ore di cui sono inviato – mi trovo in Calabria.

Ho seguito prima la vicenda della bomba piazzata sotto gli uffici giudiziari della Procura generale e poi, mentre stavo ancora cercando notizie a Reggio Calabria, sono stato catapultato dal direttore in fretta e furia a Rosarno dove gli extracomunitari si sono ribellati per poche ore allo strapotere delle cosche Pesce e Bellocco. I rosarnesi no, non si sono ribellati ma hanno solidarizzato in massa (eccezioni a parte) con gli agitatori delle folle spediti lì ad arte dalle cosche.

Tanto a Reggio quanto a Rosarno mi sono imbattuto nel volto della ‘ndrangheta. Quella in cravatta e doppiopetto a Reggio e quella sporca e violenta a Rosarno. Nessuna differenza. Il ferreo controllo del territorio, in Calabria, ha bisogno di entrambi.

Ma andiamo con ordine e, se avrete la pazienza di seguire quanto scrivo, troverete delle storie interessanti, che non ho raccontato nelle decine di articoli che in questi giorni ho scritto sul Sole 24 Ore e sul Sole-24 Ore online.

I QUARTIERI DI REGGIO CALABRIA SOTTOPOSTI A DITTATURA

Per capire cosa sta succedendo a Reggio, oggi, mentre io scrivo e voi leggete, bisogna partire da una storia paradigmatica che, dunque, meglio di ogni altra cosa è in grado di descrivere la dittatura militare delle cosche che si dividono rigidamente ogni angolo di questa splendida città. Una dittatura alla quale i reggini ormai non provano neppure a ribellarsi, al punto che le due manifestazioni di solidarietà organizzate per la Procura generale sono state un drammatico flop. Alla prima manifestazione, organizzata da Libera, si e no 150 persone. I fedelissimi insomma. Alla seconda, che pure poteva contare sul tam tam del Comune, dei sindacati e dei partiti, si e no 500 persone. Sapete quanti abitanti conta Reggio Calabria? Ve lo dico io: 186.233.

LE COSCHE INDIVIDUANO I RAPINATORI, LO STATO NO

Bene la storia, che mi è stata raccontata da chi sta investigando con enorme fatica cercando di rompere il muro di omertà, è questa. Due furfantelli dell’Est, assolutamente slegati dalle cosche, hanno la sventurata idea di compiere una rapina in un ufficio postale. Uno viene casualmente preso da una pattuglia dei Carabinieri, l’altro riesce a scappare. Nella notte accade, nello stesso quartiere, una cosa che ha dell’incredibile.

Una bottiglia incendiaria preparata da qualche improvvisato quaquaraqua senza alcun collegamento con le cosche, qualche altro cane sciolto che voleva mettersi in mostra, colpisce le saracinesche di uno storico rivenditore, presente sulla piazza da 50 anni. Insomma, un’istituzione.

Due episodi, tra il giorno e la notte, di disturbo alla quiete imposta dalla cosca del quartiere: troppo. Intollerabile. Bisognava reagire.

E così parte la giustizia del boss. Il giorno successivo vengono trovate due auto incendiate: una era del rapinatore dell’est catturato, l’altra del suo complice sulle cui tracce le Forze dell’Ordine si erano invano messe. Lo cercano dopo questa insperata imbeccata ma non lo trovano più. Sparito.

Lo stesso giorno un emissario del boss si reca dal proprietario dello storico esercizio commerciale e lo rassicura: continua a pagare noi e non rivolgerti allo Stato, qui la Giustizia siamo noi. E chi è stato a compiere l’attentato allora, chiede il meschineddu? Stai tranquillo, non c’è più, è stata la risposta dell’emissario.

Questa è Reggio Calabria, anno domini 2010. E, come saprà chi ha letto i miei reportage sul Sole-24 Ore, non sfuggono alla ‘ndrangheta neppure i lavori per il nuovo Palazzo di Giustizia. Incredibile direte! No, assolutamente normale.

LA BOMBA ALLA PROCURA E IL VOLTO “PULITO”

DELLA MAFIA NEI PALAZZI

Della bomba alla Procura è stato detto (quasi) tutto e (quasi) di più.

Una cosa non è stata dett
a. Non è provata purtroppo, ma è una di quelle storie che si tramandano di bocca in bocca tra magistrati, investigatori di alto livello e ufficiali di alto grado. Insomma una di quelle storie sporche che sono verosimili o vere, come è vero che per la Giustizia italiana il beatificando Bettino Craxi era un latitante. Per la famiglia un esule.

Una storia ad altissimo tasso di veridicità che, vedrete, nei mesi lascerà sul campo qualche vittima. No, non pensate a episodi cruenti, no. Qualcuno sarà trasferito da un ufficio all’altro e in questo modo il ministero della Giustizia, il Viminale, il Csm, lo Stato si saranno ripuliti la coscienza sporca.

Bene, la storia racconta che la bomba in Procura sia stata piazzata sì per mandare un messaggio a chi ha intenzione di fare processi in appello senza sconti alcuni e a chi ha intenzione di continuare a prosciugare il ricchissimo portafoglio delle cosche. Ma sia stata messa anche per avvertire alcuni esponenti di spicco di quel Palazzo (in particolare tre persone, di cui una amichevolmente chiamata “Al Capone”) che devono fare di tutto, in nome di una vecchia e consolidata “amicizia”, per invertire quella svolta giudiziaria e amministrativa, altrimenti…E c’è chi racconta che alcuni di questi “amici” che non possono tradire la causa siano di vecchia e consolidata tradizione familiare considerati “amici”.

IL PROCURATORE “PIT STOP”

Questa è Reggio, anno Domini 2010, anno in cui investigatori che rischiano ogni giorno la vita per acciuffare boss, latitanti e luridi ‘ndranghetisti da quattro soldi, ti raccontano che avevano soprannominato un precedente Procuratore capo “Pit stop”.

A metà settimana, regolarmente e abitudinariamente, si recava in un’officina delle Forze dell’Ordine per fare rifornimento, fare un check up generale alla macchina blindata e via, allontanarsi fuori città per andare a trovare chissà chi. Lo stesso “Pit stop” che, durante un cambio di olio, alla richiesta di un investigatore che solo in quel modo e in quella circostanza sapeva di potergli parlare, di applicare misure preventive a un imprenditore in odore di mafia, rispose: “Ora debbo partire me ne parli domani”. Addio “Pit stop” e che il dio criminale delle cosche ti abbia nel fuoco eterno.

LA PIPì DI ROSARNO SCATENA IL BOSS

Non so se siete mai stati a Rosarno. Io ci sono stato tre volte in 3 anni. Una volta con mio figlio, che mi sono trascinato dietro in un’occasione di lavoro affinchè si rendesse conto che l’Italia è anche questa. E affinchè si rendesse conto che quel pezzo di Italia, mafiosa e criminogena, sta risalendo la Penisola. Spetta a lui, a tutti i giovani, fare in modo che il metodo Rosarno non attecchisca ovunque. Forse, però, è già troppo tardi.

Bene. Rosarno è una città che sembra Beirut dopo i bombardamenti. No, non per quello che hanno combinato i rivoltosi. No. Le strade di Rosarno sono un enorme buco con l’asfalto intorno. I palazzi di Rosarno sono enormi scheletri con degli abitanti dentro, spesso a vista perché mancano anche le finestre. I negozi di Rosarno sono scatole appese a palazzi mai terminati e arrugginiti. Le vecchie fabbriche di Rosarno, molte costruite rubando i soldi della legge 488 e poi abbandonate, sono ricettacoli di disperati. I Palazzi del potere e delle Istituzioni di Rosarno, Polizia, Comune, Carabinieri, etc, sono vecchi, scrostati, scandalosamente brutti. La gente di Rosarno, so che per questo sarò odiato ma racconto ciò che vedo e ricordatevi che delle minacce me ne fotto, è per la gran parte (ci sono, per carità, tante bravissime persone) assuefatta alla cultura ‘ndranghetista. Un brodo che tutto avvolge e nel quale i rosarnesi, che sono in numero nettamente inferiore alle armi che posseggono, navigano con piacere. Chi non ce la fa e schifa quel mondo, fugge. Lontano. Lontano da chi, con la storia dei braccianti e dei terreni agrumicoli, ha frodato miliardi allo Stato, alla Ue e all’Inps. Cioè a tutti noi. Altro che rivolta dovrebbero fare i rosarnesi, i calabresi e gli italiani onesti!

Per 25 anni i rosarnesi anni hanno tollerato, sfruttato all’inverosimile, bastonato i neri chiamati per la raccolta degli agrumi. Li hanno vessati – come testimoniano le inchieste della Procura di Palmi – e li hanno costretti a rivoltarsi. Tanto non hanno nulla da perdere: la loro vita vale zero.

Le cosche Pesce e Belloco sono state sorprese dalla rivolta dei neri, Ma sapete perché i neri sono stati impallinati (se li avessero voluti uccidere lo avrebbero fatto, ma gli ordini dei boss non erano quelli)?

La storia di popolo racconta che uno di loro abbia orinato (per sfregio? per sbaglio?) nel terreno di un boss. Da qui la rivolta, anche perché vox populi racconta che una donna delle cosche avrebbe assistito alla finestra alla scena e abbia preso il gesto come un affronto imperdonabile.

Sia vera o no questa storia, è stata solo ed esclusivamente la goccia che ha fatto traboccare il vaso di uno sfruttamento indegno per un Paese che si voglia dire civile. I neri – ho visitato le loro baracche turandomi il naso per la puzza nauseabonda – pagano per vivere in posti in cui non vivrebbero
neppure i topi di fogna.

I VOLTI SPORCHI DELLA ‘NDRANGHETA

Ho girato in questi tre anni in lungo e in largo Rosarno. Le altre volte immaginavo di potermi trovare a colloquio e a contatto con persone legate alle cosche. Qualcuno di loro è stato poi arrestato e non me ne sono certo sorpreso. Qualcun altro è stato chiacchierato. Erano i volti “puliti” delle Istituzioni.

Questa volta no. Questa volta ho visto con i miei occhi e ho parlato con i ragazzi che alimentano con un serbatoio infinito la ‘ndrangheta delle cosche Pesce e Bellocco. Ho visto e parlato con i  pregiudicati. Tutti, dico tutti, gridavano all’assenza dello Stato, al fatto che loro non erano razzisti e al fatto che i neri li accolgono come fratelli. Tutti, dico tutti e nella notte tra venerdì e sabato saranno stati almeno 200, ti urlavano di raccontare e scrivere la verità. La loro verità. Tutti, e dico tutti, quando te lo urlavano in faccia imbracciavano spranghe di ferro e mazze chiodate. Più in là, nascoste tra le campagne vicino all’ex oleificio abbandonato e all’ex agrumificio distrutto, bombe molotov e armi pronte a essere usate.

Questa volta li ho visti, li ho toccati sapendo benissimo chi vedevo e chi toccavo. Qualcuno di loro, dopo avermi riconosciuto al punto da dirmi chi ero e per quale giornale scrivevo, mi ha intimato di andarmene e per sincerarsene, alla fine dei miei giri, mi ha scortato con discrezione fino al taxi. Ho provato a chiedere ai più carismatici, ai capetti, a qualche anziano che il giorno dopo gli era accanto, perché non manifestavano contro le cosche che qui opprimono tutto e tutti. Identica la risposta: “Rosarno non è un paese mafioso”. Certo e io sono San Giovanni Battista patrono di Rosarno. Il 24 giugno magari mi portate in processione.

E che Rosarno non è mafiosa te lo dicevano ancora urlando, maledette urla. “Urlo – mi dice uno di loro che nega di presentarsi, mentre sono a colloquio con l’onorevole Elio Belcastro dell’Mpa e l’onorevole Saverio Zavettieri (Socialisti uniti) che sono venuti a fare un giro da queste parti per far capire da che parte stanno – perché tutti mi devono sentire”.

Devono sentire forte e chiaro tutti quelli che attendono ordini e che devono sapere chi e come detta la linea. E con chi si sta parlando in quel momento è importante: i media.

La ‘ndrangheta è stata violata, la ‘ndrangheta ricorda a tutti qual è la giustizia, l’unica che deve regnare sul territorio. Sull’intera Calabria.

Una giustizia che ha due volti: uno pulito ma sporco dentro e l’altro sporco fuori e ancor più sporco dentro.

roberto.galullo@ilsole24ore.com

  • galullo |

    Caro anonimo Idà, vedo che ha trovato il coraggio di uscire dall’anonimato. Peggio per lei (io ne sono felice perché odio chi si nasconde) perché così tutti potranno valutare quello che scrive con nome e cognome. Allora, quello che penso l’ho già scritto e se non sapessi che correrei il rischio di essere definito razzista da qualche idiota, sarei anche molto ma molto più duro nei confronti dei rosarnesi mafiosi e delinquenti che purtroppo nella sua città pullulano come funghi (la gente onesta c’è eccome se c’è ma purtroppo nella Piana di Gioia la potenza delle cosche è devastante e vince spesso sullo Stato, figuriamoci se non è in grado di sopraffare la gente onesta di Rosarno e comuni limitrofi. Se ne faccia una ragione e si svegli: da voi nulla e dico nulla sfugge alle cosche, neppure il respiro). Detto e ribadito che la Rosarno mafiosa ha cacciato i neri dopo averli sfruttati (ha saputo che hanno arrestato dei membri della famiglia Bellocco o la notizia dalle sue parti non è arriva?), detto e ribadito che io ho visto centinaia di rosarnesi aizzati dalle cosche che avevano infiltrato i tipi di cui sopra, mentre lei probabilmente inveiva contro i negri cattivi o forse sgranocchiava noccioline o pregava il Dio dei bianchi, detto e ribadito che a sentirsi offeso non dovrebbe essere lei ma io e gli italiani per quello che le cosche a Rosarno fanno e riescono a fare, le faccio presente due cose che lei non sa perché apre la bocca senza conoscere cose fondamentali e parla. Anzi scrive. Per carità, io sono contento, questa è la democrazia. Le assicuro, con gente come lei vado a nozze nelle risposte. Continui così, la prego. Allora: 1) ho ormai perso il conto delle centinaia (dico centinaia) di inchieste che ho fatto sulla Calabria e in Calabria e quindi vada a rivolgere le sue accuse sul ruolo della stampa contro lo Stato assente a qualcun altro, magari alla “libera stampa calabrese”. Io c’ero, ci sono e se non mi ammazzano (ho subito diverse minacce in questi anni ma lei, anima dolce e pia, non può saperlo. Guardi che delle minacce me ne fotto) continuerò a denunciare lo Stato assente e lo strapotere delle cosche facendo noni e cognoni. Lei dov era mentre io scrivevo e denunciavo? A sgranocchiare noccioline? O a combattere in prima linea? Magari a denunciare? O forse si girava e si gira dall’altra parte? 2) la sua ironia sul mio aggiornamento telematico è un suo splendido autogol, degno del miglior Niccolai. Da due anni ho un blog e se avrà la possibilità di aprire il sito del Sole vedrà che anche oggi c’è un mio pezzo sulle elezioni regionali in Calabria. Quindi utilizzo tutti i mezzi per denunciare il marcio e, le assicuro, me ne frego della copia in più o in meno. Quanto al resto delle sue chiacchiere (tipo che solo chi è li può capire o i rosarnesi che hanno reagito alle carezze degli immigrati) non ho nulla da dire se non quello che ho detto e scritto. A rileggerla presto, ma prima si aggiorni sulla calabria
    saluti roberto galullo

  • antonio idà |

    Gentile dottor Galullo,il mio nome è Antonio Idà,sn cresciuto a rosarno,vivo a rosarno sono di rosarno,ho studiato,studio ancora,anzi studio sempre,sto per laurearmi in architettura,e la mia non è altro che una situazione analoga a quella di tantissimi ragazzi del mio paese che sono orgogliosi di ciò che fanno ogni giorno e che vivono molto onestamente e serenamente la propria vita in questo posto ed espongono il proprio commento semplicemente soprascrivendo con ingenuità solo il proprio nome senza cognome;sono quindi cosrtetto a scusarmi..ammettendo che ciò sia sinonimo di cattiva educazione,oltre che poco saggio,soprattutto quando si ha di fronte 1 interlocutore che pensa sia legittimo che un cittadino di rosarno debba di fronte a tale svista sentirsi “la coda di paglia”(noi non ci mettiamo la faccia,ma solo insulti e paura)!!…cm vede nn sono l’ “anonimo”che lei definisce!!il discorso è molto semplice,cercherò di andare alla base del problema e di non essere polemico:è inutile parlare con chi è convinto di sapere e con chi non vuole/può capire!la realtà è che cose del genere può capirle a fondo solo chi vive qui,solo chi è integrato nel tessuto sociale di qst paese!!punto primo:io ho detto..e ribadisco..qui la ndrangheta c’è ed è “forte” purtroppo,cm è vero che ormai si è radicata in tutta italia,nessuno dice il contrario,non si tratta di omertà,non si tratta di aver paura di mostrare il proprio volto o di parlare a voce alta;le garantisco infatti che la maggior parte dei cittadini rosarnesi SI NUTRE della ndrangheta semplicemente considerandola come 1ombra che aleggia sulla propria testa, come un dramma,come un incubo,come un cancro da debellare come un freno allo sviluppo,una “resistenza” alla cultura e al senso civico e non come 1 bella e facile alternativa allo stato(che pur non c è mai) a cui tutti sono consenzienti affiliati o affiliabili,non come dei burattini che “hanno solidarizzato in massa (eccezioni a parte) con gli agitatori delle folle spediti lì ad arte dalle cosche”.
    E’ vero pure che qui sono stati intervistati solo quelli che vanno a lavorare in campagna,i braccianti,la gente cioè che…proprio per il lavoro che fa(dignitosissimo ovviamente)..di certo non ha bisogno di “pane e cultura”..è stato dato poco spazio invece a coloro che avrebbero messo tranquillamente la propria faccia e che sicuramente ne sarebbero stati all’altezza!questo significa voler contribuire a far vedere solo il volto negativo della Calabria e di Rosarno ,quello cioè fatto di povertà di degrado e di sottocultura,significa essere faziosi, strumentalizzare una situazione complessa e particolare,che mi creda…non si puo comprendere molto facilmente se non si vive qui,o venendoci di tanto in tanto.E’ facile dire di essere stati qui fino a tarda notte ed aver visto 200 persone con bastoni e pietre il cui intento era quello di ACCAREZZARE gli immigrati…quando però non si dice anche che quelle 200 persone(il cui agire condanno pienamente) probabilmente erano quei padri di famiglia o quei fratelli che si son visti altrettanto abbondantemente ACCAREZZARE le mogli i figli e le sorelle in macchina o per strada,i negozi le vetrine ecc ecc..lei sarebbe rimasto cosi tranquiullo se a casa sua fossero rientrati” il 50 x cento dei suoi figli e di sua moglie”(tra l altro anche a piedi,la macchina è meglio bruciarla…)??è vero che forse da lei non succedono queste cose(in teoria,in pratica succedono in tutta Italia,in tutta Europa)ma già…sicuramente anche in quel caso lei avrebbe usato la sua cultura e la sua diplomazia…!come vede è facile “giudicare”,bisogna trovarsi in certe situazioni!!ribadisco,e concludo, dicendo che quando affermo che la mafia non c’entra non prendo le sue difese,affatto..ma dico ciò xchè di fronte ad un problema concreto(lo STATO dov’era?e dov’era LEI E LA SUA STAMPA di fronte alla mancanza dello Stato??sbaglio o lei ha detto che viene spesso qui??) pieno di tensione c è bisogno di cose concrete e di pochi discorsi.Gli immigrati sono stati allontanati solo x stemperare un clima di tensione,ma neanche questo si è detto ,neanche questo interessa,è importante però mettere in risalto “la deportazione dei neri..che sono stati cacciati”(tutta la stampa ha forzato la mano su questo,cosi come i media).Concludo dicendole che mi son sentito offeso dal suo articolo,cosi come tanti che le scrivono,e dicendole inoltre che Rosarno non è Kabul o Sarajevo come lei anche senza averlo detto ha voluto far intendere,rilegga bene ciò che ha scritto,è grave,oserei pensare quasi ridicolo,ma faccia finta che io non l’abbia detto..solo per educazione.
    Ps:può darsi pure che in Calabria si vendano meno quotidiani che in tutta europa,e sa…lo credo anch’io questo!però dico..gliel’hanno detto che magari esiste anche internet per informarsi??si aggiorni

  • nicola Conocchiella |

    Servizi giornalistici come questo, che denuncino la situazione sociale in cui siamo “costretti” a soprav-vivere, sono utili a tutti i Cittadini e non solo ai Calabresi: peccato che le uniche reazioni, di contrarietà o accondiscendenza, vengano da Cittadini comuni, mentre coloro che “occupano” posti di responsabilità istituzionale, o “scaldano” soltanto comode poltrone a spese di Tutti, sempre a conoscenza dei gravi problemi che, da secoli,purtroppo, attanagliano, non solo Rosarno, non solo la provincia di Reggio, non solo la Calabria e le Regioni meridionali, ma che si sono, ormai, estesi, come le metastasi di un cancro, a tutto il Paese, continuano a far finta che tutto vada bene, “svegliandosi” solo quando succede qualcosa
    che non possono ignorare, e si guardano bene dal commentare, poichè, qualcuno potrebbe chiedergli conto di cosa abbiano fatto finora.
    Le “mafie” che sono di varia natura, ci sono e condizionano la ns esistenza, ma non solo a Rosarno e nel Meridione: la linfa vitale delle varie “mafie” è il denaro ed il denaro,
    in grande quantità, sappiamo tutti dove sia disponibile !!
    Nel meridione ne arriva poco e quel poco viene distribuito
    agli “amici” ed agli “amici degli amici”: basta andare a leggere quanto pubblicato in centinaia di fascicoli processuali, piu’ noti e recenti,(mi vengono in mente, “POSEIDON” e “WHY NOT” o “TOGHE LUCANE”, tanto per citarne qualcuno, ma sono solo la punta di tanti, non uno, icebergs), per conoscere i nomi di chi “tira le fila” della
    distribuzione e non mi pare che siano tutti “mafiosi” e/o tutti Calabresi.
    Tanti fenomeni, come quello di Rosarno, assurto alla cronaca di recente, sono dovuti proprio al “controllo” del territorio
    in cui, per l’assenza dello stato, si è insediata la ‘ndranghita, che condiziona in ogni modo, illecitamente e con atti di violenza, economia e convivenza, anche per la muta
    rassegnazione dei Calabresi che non trovano riferimenti nelle
    varie istituzioni: da noi Calabresi, sono pretesi ed imposti, solo i doveri mentre i diritti, quando riusciamo ad averne, ci vengono “concessi” come “favori”, quale fiducia, quindi ci può essere rimasta nello stato !!??
    Dove sono i servizi pubblici per cui i Calabresi corretti, la quasi totalità, pagano le dovute tasse,(poche, forse, ma solo per il misero reddito che hanno): l’efficienza nella sanità, nella scuola, nei trasporti,nell’assistenza sociale, le infrastrutture, sono soltanto CHIMERE !!
    Da noi i “baracconi istituzionali” sono serviti e servono soltanto per “piazzare” gli “ammanicati”, il MERITO i ns Figli
    vanno a dimostrarlo in altre “REALTA'”: possibile che LEGGI E REGOLAMENTI”, SI SIANO “FERMATI AD EBOLI”, come Cristo, poichè constatiamo che detti vengono osservati soltanto da Coloro che lo vogliamo, non riscontrandosi punizioni, ritenute eque, per coloro che li infrangono come “sistema di vita”.
    Allora ben vengano Coloro che facciano conoscere la cruda realtà, anzi che ce ne siano non uno, ma cento, mille, un milione, MA CHE RICORDINO QUAL’ E’ LA NS CONDIZIONE, A TUTTO
    IL PAESE, PERCHE’ I CALABRESI ONESTI, ABBANDONATI COME SONO,
    NON POSSONO SOSTITUIRSI, ANCHE LORO, ALLE ISTITUZIONI E, DA SOLI, SCROLLARSI DI DOSSO TUTTE LE “CAPPE” DI PIOMBO CHE LI SCHIACCIANO, NELL’INDIFFERENZA DEGLI, “ALTRI”, ITALIANI !!!!

  • Ivan Mellace |

    Ai cittadini di Rosarno “offesi” da questo articolo hanno già risposto ma volevo aggiungere la mia opinione,giusto per numero,perchè si sappia che non siamo pochi a vergognarci della nostra “amata” terra,perchè ogni singolo individuo residente a sud di Eboli che si alza la mattina con lo sguardo schifato per quello che ha visto e quello che vedrà deve sapere che non é da solo.Questo é importante per sconfiggere l’assuefazione e soprattutto la rassegnazione indotta dalla inefficienza della giustizia e dall’omertà dei giornalisti perchè sono in pochi ad avere il coraggio e l’amore che Galullo dimostra con i suoi articoli per la nostra terra.Di questo si tratta di amore per questa terra malata perchè con lo stesso sdegno ognuno di noi si rivolgerebbe a un familiare o a un amico che dimostra un atteggiamento autodistruttivo.Oppure vogliamo continuare a pensare che tutto va bene e che non si può fare di meglio come incoraggia il nostro governo?Non é così e si nota chiaramente non solo da quello che si vede per strada ma soprattutto da quello che non si vede.Non abbiamo visto per esempio nessuno lamentarsi di quello che é accaduto a Rosarno nel corso dei decenni sotto gli occhi di tutti ma subito abbiamo visto inveire contro chi accusa di razzismo e di omertà la Piana di Gioia Tauro.La piana di Gioia Tauro é razzista perchè lo si nota chiaramente dalle interviste rilasciate dagli abitanti di Rosarno.Qualcuno ha detto “non siamo razzisti,gli regaliamo anche qualche vestito per carità ogni tanto”.Ebbene voglio farvi una rivelazione : chi lavora per 12 ore consecutive non deve aver bisogno di carità,deve avere un adeguato salario che,come ribadisce la nostra costituzione,gli garantisca delle condizioni di vita dignitose.Chiunque questo non abbia preteso é un mafioso al pari di coloro che li hanno sfruttati finora.Chiunque non abbia trovato insopportabile che 2000 persone (cifre pervenute attraverso la stampa) vivessero in condizione di schiavitù é un razzista ed é un mafioso.Che la sotto-paga fosse consegnata da una persona di colore non ha nessuna importanza,quello che dovrebbe sconcertare è che tutto il resto rimanesse nelle tasche della ‘ndrangheta,che 2000 persone pagassero 5 euro al giorno (10 mila euro ) per essere sottopagati e per vivere in condizioni di igiene inesistente in capannoni privati “casualmente” sfuggiti al piano di recupero della regione per anni,che la polizia vedesse questo anno dopo anno e sembrasse normale.Questo non è normale.Lo sfruttamento del lavoro,soprattutto stagionale é una costante in tutta la regione,qui sulla ionica la paga è di poco superiore :25 euro quando va bene.Quando non si conosce un altra realtà può sembrare normale ma un eccesso del genere non si può considerare la “normalità”.Rosarno non é diversa dal resto di Italia e il resto di Italia diventa sempre più uguale a Rosarno.Allora cerchiamo di fare in modo che quello che accade a Rosarno sia di monito per tutta Italia.Le dichiarazioni del ministro dell’interno sono sconcertanti:ha focalizzato il problema sull’immigrazione clandestina quando invece il problema é lo sfruttamento.Per combattere la clandestinità dell’immigrato e del lavoratore dobbiamo pretendere che la polizia e la GDF facciano il loro dovere garantendo le condizioni del lavoratore.La cosa più sconcertante é che quegli immigrati erano quasi tutti regolari.Sul visto avevano scritto “schiavo”???E’ palese che la gestione del settore immigrazione del governo é fallimentare e serva solo ad alimentare il razzismo e la disparità di trattamento sul posto di lavoro.
    Non é una questione di livello linguistico ma i livello culturale.Le stesse cose che hanno detto gli intervistati ai quali si riferisce il commento più in alto sono state ribadite dal Segretario Comunale Politanò,in perfetta lingua italiana ma con parole incomprensibili per un italiano fedele a questa repubblica e alla sua costituzione.Allora evitiamo di nasconderci dietro paraventi improbabili per sfuggire alle nostre responsabilità.
    Apprendo con piacere che in un comunicato il ministero dell’interno ha dichiarato l’arresto di alcuni malavitosi e il sequestro di alcune aziende,non meglio specificato.Non dobbiamo però accontentarci ma dobbiamo pretendere il risarcimento danni agli sfruttati.Questa sarebbe la migliore lezione da dare ai razzisti e agli omertosi :la giustizia!
    Il 23 gennaio a Rosarno (ulteriori dettagli su facebook)ci sarà una manifestazione contro la mafia dopo che la prima indetta per domenica scorsa é stata disertata,spero per l’immediatezza della data.Deve essere un occasione per dire che quello che succede in questa regione non è la normalità e spero che sia un occasione per spronare gli “indigeni” a fare nomi,date e cognomi anche agli altri avventori perchè le dimensione che ha raggiunto la criminalità locale si devono contrastare insieme.Dobbiamo approfittare del numero per poter parlare apertamente e tutti in coro.Anche la segnalazione letta in precedenza sulla persona che pagava i lavoratori è necessaria perchè per essere criminali non conta il colore della pelle.Voi li conoscete,li gurdate in volto mentre non fanno niente di normale.Sono loro che hanno dissanguato il territorio.Sono loro che devono essere puniti e resi inoffensivi.

  • Marco Galati |

    Dimenticavo di dire che sono calabrese anch’io.
    E già che ci sono, spendo pure due parole sul caso Calabria ( malgrado il mio mal di testa).
    Io credo che la Calabria sia severamente malata di un male quasi incurabile chiamato Ndrangheta. ( il quasi è d’obbligo, è sinonimo di speranza che le cose un domani radioso possano cambiare).
    Come il coraggioso magistrato Nicola Gratteri, penso, che per debellarla occorrerebbe un’ energica, seria e prioritaria azione dello Stato centrale. Un’azione repressiva ( inasprimento delle leggi penali, rafforzamento degli organici dei magistrati, strumenti e benzina nelle auto delle Forze dell’ordine) proporzionata al tenore del fenomeno criminale, associata ad un’ azione preventiva capace di incidere profondamente nella società civile (istruzione, welfare, sanità).
    Attualmente i calabresi non hanno fiducia nello Stato, ( e ne hanno ben donde), per questo occorrerebbe che a fare il primo passo fosse lo Stato. Tutti coloro che si sono fidati sono stati poi puntualmente traditi e abbandonati, il testimone di giustizia, Pino Masciari su tutti.
    Col Governo attuale è molto improbabile che accada quanto invocato per la salvezza della mia regione. Chissà un domani radioso…
    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa il Dott. Galullo della mia ricetta salvifica ( in attesa di trovare quella per il mio mal di testa)
    cordiali saluti

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