Se il Consiglio d’Europa dovesse esaminare oggi (e non a marzo 2010) il sistema Paese, per San Marino arriverebbe (con 99,99 probabilità su 100) una sonora bocciatura delle misure antiriciclaggio, al punto che l’esclusione dalla zona grigia e dalle procedure rafforzate di monitoraggio tornerebbero verosimilmente a essere una chimera.
I motivi sarebbero molti ma uno spiccherebbe su tutti: il sistema giudiziario sammarinese. E allora vediamoli, più nel dettaglio, i motivi della probabile e possibile bocciatura (certa è solo la morte) con il solito scopo: capire, in queste condizioni, come sia possibile non solo firmare nuovi e più stringenti patti Italia-San Marino (che infatti, chissà perché, nessuno nomina più da ambo i lati) ma come sia, più genericamente, possibile che uno Stato sovrano come San Marino chieda di sedere in consessi internazionali che dovrebbero fare della trasparenza e del rispetto degli altri Stati sovrani (e poi leggerete perché lo affermo) la propria regola di vita.
Un’analisi da inquadrare in un contesto ancora più vasto: come sia possibile tutto questo in un mondo in cui non solo l’economia ma anche il riciclaggio dei capitali sporchi e le mafie non conoscono barriere. E uno Stato come San Marino, dove il segreto bancario è l’essenza dello Stato stesso, oggi più di ieri è appetito e appetibile per riciclare i denari sporchi della criminalità organizzata italiana e internazionale.
LA LETTERA ALL’ANTIMAFIA DEL 14 SETTEMBRE 2009
Non a caso in una lettera spedita alla Procura nazionale antimafia, i sostituti procuratori di Forlì, Fabio di Vizio e Marco Forte scrivono che a San Marino si assiste: “…alla creazione (quantomeno di fatto) di schermi autenticamente insuperabili all’identificazione del titolare effettivo dei rapporti e delle operazioni con intermediari abilitati, astrattamente suscettibili degli impieghi più disparati, ivi compreso il soddisfacimento di esigenze di nascondimento dei capitali riferibili alla criminalità organizzata”.
Questo è il primo post che dedico all’argomento alla luce di nuovi elementi che ho acquisito. Il secondo arriverà il 2 o il 3 gennaio 2010 (non ho ancora deciso). Così, tanto per augurare un buon anno agli amanti della legalità.
LE PROCURE SCRIVONO AL MINISTRO ANGELINO ALFANO
E LA DNA E LA DIPLOMAZIA ITALIANA…
La decisione con la quale la Repubblica di San Marino ha di fatto mandato all’aria la richiesta di rogatoria della Procura della Repubblica di Forlì sull’inchiesta Varano non è rimasta (e non poteva rimanere) priva di conseguenze.
Aldilà della legittima decisione (San Marino è uno Stato sovrano), sono troppe le cose che a livello nazionale (italiano) e internazionale non resteranno e non potevano restare prive di gravi conseguenze.
Al punto che le Procure interessate direttamente o indirettamente dalla spietata bocciatura (non solo quella di Forlì ma, a esempio, anche quella di Roma, per altre vicende) hanno fatto la voce grossa presso il ministero della Giustizia italiana, al quale si sono rivolti.
La stessa Procura nazionale antimafia, investita il 14 settembre e il 28 ottobre del problema, non è rimasta a guardare anche perché – nel frattempo – le indagini (italiane) per fatti di mafia collegati a San Marino si sono moltiplicati negli ultimi tempi (dice niente l’inchiesta natalizia a Gioia Tauro? Vedrete che belle sorprese riserverà! Di alcune sono già a conoscenza ma non è ancora il momento di rivelarle).
Ora, è facile come bere un bicchier d’acqua immaginare che passi ufficiali del Governo Berlusconi (anche se magari ammantati dall’ipocrisia dei meandri della diplomazia) siano giunti o stiano per giungere nei confronti del Governo sammarinese e, in caso di sordità voluta e manifesta, arriveranno presto alle orecchie dell’Unione europea chiamata, di lì a 3 mesi, a sentenziare (ancora) su San Marino.
Non è infatti possibile e logico che l’Italia e l’Unione Europea subiscano passivamente il principio contenuto nella sentenza emessa il 9 dicembre 2009 da Lamberto Emiliani, giudice per la terza istanza penale (più o meno la Cassazione italiana). Se lo facesse, di fatto, l’Italia rinuncerebbe alla propria sovranità e l’Europa tutta accetterebbe passivamente uno squarcio nel diritto internazionale che rischierebbe di far traballare la nave della lotta al riciclaggio dove le mafie globali e globalizzate la fanno da padrone.
LA FUNZIONE DI DISCOVERY: IL PM GIOCA A CARTE SCOPERTE E LE METTE…NELLE MANI DELL’INDAGATO
In sintesi, infatti, la sentenza firmata da Emiliani dice due cose: con la prima delegittima l’Italia, con la seconda abbatte i mattoni del diritto penale (e di procedura penale) italiano e internazionale.
Quella sentenza, infatti, all’Italia insegna quali tecniche investigative, di indagine e giudiziarie seguire e come procedere nelle rogatorie verso San Marino.
Non insistere con le richieste di interrogatorio di persone informate dei fatti, caro pm – sintetizzo il concetto – perché un’attività del genere viola le garanzie individuali dei sammarinesi (chissà perché, visto che fin dall’inizio è stata chiesta una proficua assistenza giudiziaria a San Marino che si è spinta al punto da predisporre addirittura un lungo e articolato questionario da sottoporre a indagati e persone informate sui fatti).
Ricorri, caro pm, chiunque tu sia, di Forlì, di Viggiù o di Canicattì, alla richiesta classica che in precedenza il mio Stato ti aveva fatto chiaramente capire di non gradire: cioè chiedici copie o sequestra se ci riesci la documentazione integrale relativa ad ogni tipo di rapporto bancario, finanziario e fiduciario intrattenuto da Tizio Caio e Sempronio e dalle persone giuridiche. Chiedi, chiedi pure se hai gli attributi!
Chiedici caro pm, chiunque tu sia, bello o brutto, di acclarare l’identità anagrafica e la residenza dei reali fiducianti o dei titolari effettivi dei conti, o dei rapporti finanziari intestati fiduciariamente a questo o a quell’altro. Chiedi, chiedi pure se hai coraggio.
Chiedici pure conto, caro pm, toga rossa o toga rotta, toga bianca o toga nera, degli assegni versati o emessi, delle distinte di versamento e prelevamento, delle movimentazioni, delle scritture contabili. Chiedi, chiedi pure, senza vergogna. Tanto, prima di tutto, informeremo le persone indagate e informate sui fatti, tie! Alla faccia delle riservatezza che tu invochi, alla faccia della segretezza che tu ritieni vitale.
Ci sono centinaia di migliaia di conti che secondo te, caro pm italianen, sono direttamente riconducibili a mafiosi o prestanomi dei mafiosi? Bene, prima di tutto informiamo loro del fatto che tu, testarden pm, stai indagando…proprio su di loro. Perché? Ma perché noi sammarinesi, cocciuten di un italianen, consideriamo tutto ciò alla stregua di sequestri e perquisizioni che, dunque, necessitano l’instaurazione di un contraddittorio con i possibili interessati al reclamo, indagati o meno che siano! E’ obbligatorio fornire agli indagati notizia del provvedimento cautelare e la documentazione trasmessa dai pm deve essere considerata “ostensibile” agli indagati stessi (brutto termine giuridico che vuol dire che l’indagato può vedere le carte spedite dai pm e che lo accusano, al fine di difendersi. Geniale no!).
E’ lo scimmiottamento del principio statunitense di discovery: la parte viene a conoscenza degli elementi in possesso della controparte e delle circostanze sulle quali verterà l’esame. In questo modo potrà prepararsi per smontare la tesi avversaria.
METTI UNA SERA A CENA…UN CAMORRISTA
O UNO ‘NDRANGHETISTA!
E come no, instauriamo un bel dialogo con uno dei tanti appartenenti ai clan camorristici o delle ‘ndrine calabresi su cui i pm (innanzitutto quelli di Forlì) avrebbero tanto voluto indagare con l’assistenza giudiziaria di San Marino! Magari se ne può parlare a cena, davanti a un bel bicchiere di Greco di Tufo o di Cirò! Magari se il “dialogante” è latitante, ci diamo tutti da fare per rintracciarlo, chiedendo (già che ci siamo) una mano al Viminale. Chiudiamo tutti un occhio sulla sua latitanza considerandola una meritata vacanza di riposo e, chiacchierando del più e del meno, dei suoi hobby e dei suoi interessi, cerchiamo di capire se ha per caso un bel conto corrente mascherato a San Marino! Vedrete che il latitante arriva di corsa a dirlo ai pm, magari si porta tutto il clan o la cosca a supporto, nel caso si dimenticasse qualche particolare!
Ed ecco dunque perché il Consiglio d’Europa non potrà mai accettare uno schema che non mette sullo stesso identico piano chi indaga (la magistratura) e l’indagato ma che addirittura sovraordina i diritti dell’indagato su chi sta indagando. La bocciatura – se le cose non cambieranno – sarebbe garantita al limone.
LA DECISIONE DELLA CASSAZIONE
Che il sistema giudiziario sammarinese sia alle corde (e ne leggerete delle belle nelpost di inizio 2010) lo si deduce anche dal modo in cui è stata affrontata a San Marino la vicenda relativa alla decisione con la quale la Cassazione il 19 dicembre ha annullato il provvedimento di carcerazione a carico di Mario Fantini, Gilberto Ghiotti, Luca Simoni e Paola Stanzani.
La politica locale ha gridato all’(ennesima) vittoria di notabili e nobili, sbertucciando il lavoro della Procura di Forlì. Si ha la netta sensazione che l’inchiesta Varano sia ormai diventata una corrida in cui gli indagati sono picadores e toreri e il toro da infilzare è la Procura di Forlì. Non, invece, un test vitale per far vedere al mondo intero che la collaborazione giudiziaria tra San Marino e l’Italia (ma potrebbe essere anche un altro Stato) funziona davvero.
Quelli che sono stati riscontrati dalla Cassazione, in realtà, sembrerebbero meri vizi di forma nelle indagini (in particolare relativi al software non messo, così almeno sosterrebbe parte della difesa, a disposizione proprio degli avvocati difensori per la decrittazione e conseguente lettura delle intercettazioni telefoniche degli indagati).
Per questi semplici (e capziosi) vizi di forma stroncati da una Cassazione che ha abituato negli anni gli italiani a decisioni sorprendenti ma che non entrerebbe dunque nel merito, sarebbe stata rimandata a diversa sezione del Tribunale del riesame di Bologna la decisione sulle forme coattive della libertà personale. Se questo contesto fosse vero si spiegherebbe anche perché – a quanto risulta ma sono pronto a essere smentito – per le persone coinvolte rimarrebbe l’obbligo di dimora.
Dopo l’Epifania sono attese le motivazioni della Cassazione e allora qualcosa di più si scoprirà. Intanto a Strasburgo non sfugge niente. Neppure un post di un umile blog quale il mio.
1. to be continued…
roberto.galullo@ilsole24ore.com