A leggere le carte – come amo fare passandoci ore e ore con malata e pericolosa passione – dell’ultima inchiesta condotta dal Pm della Procura di Crotone Pierpaolo Bruni, la prima sensazione è di averle già lette.
Di aver già visto alcuni di quei nomi e di quei cognomi. Di aver già scorso alcune di quelle società chiamate in cause. Di aver già saputo che i capitali pubblici confluiti al Sud prendono allegramente la via dei paradisi fiscali. Di aver già ingoiato il marcio della politica stracciona della Calabria. Di aver già appreso che la massoneria domina. Di aver già imprecato contro lo strame che lì viene fatto di regole e leggi.
Non è una sensazione. E’ la realtà. A leggere quelle carte ci sono molti fili rossi che legano le inchieste dell’ex pm Luigi De Magistris – Poseidone e Why Not – a quelle di Pierpaolo Bruni. La differenza però – tra i due – è vitale. O mortale.
De Magistris aveva tirato contemporaneamente 1.000 fili in capo ai burattinai calabresi. Tirando quei fili a strascico, sono rimasti impigliati acciughe e squali. Questi ultimi hanno stracciato i fili, hanno liberato anche le acciughe e si sono pappati De Magistris. E’ quella che io chiamo la “sindrome Cordova”, il magistrato che dalla procura calabrese di Palmi aveva sparato a pallini contro la massipolindrangheta che ha risposto a pallettoni. Quegli squali, uno dopo l’altro, tornano a galla nelle inchieste di Bruni. Attenzione: non se ne sono mai andati.
L’ORGOGLIO E LA RABBIA DI DE MAGISTRIS
Non è un caso che De Magistris abbia dichiarato all’agenzia Apcom alle 11.25 del 14 luglio quanto segue: “Mi auguro che il pm Bruni, già oggetto di un tentativo di ostacolo dall'interno della magistratura dopo l'avocazione del procedimento `Why not`, non venga fermato e possa proseguire nella ricerca della verità, quella verità che ha ad oggetto comitati di affari che gestiscono le risorse pubbliche depredando l'ambiente e danneggiando la salute dei cittadini. L'inchiesta sta disvelando intrecci
criminali che avevo già individuato con l'indagine Poseidone, sottrattami illecitamente e della quale non si ha più traccia. Fui fermato proprio mentre stavo lavorando su nomi e società anche estere, in particolare lussemburghesi, che sono al centro dell'indagine del pm Bruni, e proprio mentre stavano venendo alla luce le deviazioni massoniche ed i rapporti con la criminalità organizzata in relazione all'illecita gestione dei fondi europei"
LA DIFFERENZA NEL MODO DI CONDURRE LE INCHIESTE
Bruni, però, a differenza di De Magistris, spacchetta i filoni e, come un Pacman, sta mangiando uno dopo l’altro i pesciolini che si trova di fronte. Quelli grandi li rincorre e li porta alla fine del videogioco. Lì troverà ad aspettarli il livello di gioco superiore: l’aula di un processo che, finora, a differenza di De Magistris, ha (quasi) sempre premiato gli sforzi di Bruni che, per questo, è odiato dalla politica e da molti suoi indegni colleghi, ancor prima che dalla ‘ndrangheta.
Ma andiamo con ordine. E lo farò dedicando alcuni post alla vicenda che è straordinariamente importante (più di quanto si pensi). Questo è il primo.
IL COINVOLGIMENTO DI PECORARO SCANIO
Nei giorni scorsi i giornali hanno affrontato con dignità e rispetto l’inchiesta sulla centrale elettrica e sulla filiera energetica (mai realizzata) a Scandale* (si veda P.S), che sta conducendo quel pm che ‘ndrangheta e malapolitica calabrese vorrebbe tanto mandare all’alberi pizzuti (è un espressione romanesca che vuol dire: vederlo morto).
Ampio risalto è stato dato al coinvolgimento – prontamente negato dai protagonisti – di “pezzi grossi”, quali l’ex ministro per l’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio.
Il pm Bruni – che sostengo nelle sue battaglie di civiltà giuridica e ortodossia morale, merce rara anche tra alcuni magistrati delle Dda – mi conosce e dunque sa che dico e scrivo sempre quello che penso. Ebbene, magari avrò torto, ma la parte dell’inchiesta sul coinvolgimento dell’ex ministro mi sembra un po’ debole. Come dire: un po’ troppo raccontato da voci e testimonianze a volte di terza o quarta mano.
Come ad esempio intuisco da questo passaggio della testimonianza resa il 19 marzo 2009 da Antonio Argentino a Bruni, che la verbalizza a pagina 35 del decreto di perquisizione e sequestro: “Una volta finito di cenare – si legge – abbiamo fatto una passeggiata per raggiungere la macchina, c’era molta confusione per i festeggiamenti ed io passeggiavo in disparte con il Pastore, al quale chiesi per curiosità cosa si intendesse dire con la dicitura di cui la fax del 26.06.2006 “incarico allo studio tecnico di notevole entità da affidare su qualsiasi progetto o cantiere in corso”, chiedendo quale fosse questo studio di notevole spessore professionale al punto da affidare uno studio su un progetto di investimento del valore di 400 miliardi di vecchie lire, quale era quello della Crotone Power De
velopment. Il Pastore, in maniera confidenziale ed accattivante, mi riferì che tale società consulenza di notevole entità faceva capo “al grande capo” il Ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio, oltre che allo stesso assessore Tommasi, plenipotenziario in Calabria del ministro stesso. Ancora una volta, io mi rifiutai in maniera categorica di subire tale ricatto, ed il progetto si è paralizzato. Devo aggiungere una ulteriore circostanza verificatasi nell’ottobre del 2006, quando sono stato informato dal Trebisonda, che era stato a sua volta informato dal Pastore e dal Principe, circa l’avvicinamento al gruppo Pecoraro Scanio – Tommasi, di un avvocato romano che, a suo dire, aveva avuto un incarico da parte del socio americano diverso da Goldenhersh, affinché curasse il buon esito del progetto sostituendo la Geter, e che avrebbe pagato un milione di euro a tale gruppo Pecoraro Scanio – Tommasi. Io ho chiesto poi spiegazioni al Goldenhers, amministratore unico della Crotone Power Development, di cui io sono procuratore generale, e lo stesso ha smentito fermamente, anche se ha confermato il contatto tra tale avvocato ed il suo socio ma ignorava la vicenda del milione di euro”.
Magari, ripeto, mi sbaglio e il prosieguo dell’inchiesta, ne sono certo, lo appurerà.
ALTRO CHE RIENTRO IN PATRIA: I CAPITALI VOLANO ALL’ESTERO CHE E’ UNA BELLEZZA
Detto questo, una prima cosa che emerge, secondo l’accusa, è la facilità con la quale – grazie anche a leggi contorte e burocrazia corrotta – è possibile arricchirsi con società di comodo off shore. Altro che scudo fiscale annunciato in pompa magna dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti! Di una cosa il ministro può essere certo: i capitali volati grazie alla complicità dei politici e delle associazioni a delinquere non torneranno mai.
Secondo il pm Bruni, Giuseppe Galati (sul quale tornerò), Giuseppe Chiaravalloti (ex indimeticabile Governatore della Calabria), Annunziato Scordo e Roberto Mercuri erano tutti soci occulti delle società anonime di diritto lussemburghese Fin.Ind.Int e Fecoffee. Lorsignori avrebbero lucrato la somma di 28,6 milioni – non so se ci rendiamo conto della cifra! – come anticipazione sul prezzo totale di 38,6 milioni dalla vendita della società Eurosviluppo Elettrica, prezzo oggetto di attività di spartizione tra gli associati attraverso la cessione alla S.f.c. di Bonaldi, di pacchetti azionari della Eurosviluppo Elettrica Spa posseduti da entrambe le società anonime di diritto lussemburghese.
Ed ecco che la memoria torna a “pasticcino De Magistris”.
Mercuri, Scordo e Fecoffe sono uomini e società protagonisti che ritroviamo già nelle memorie di “pasticcino”. Così come troviamo e ritroviamo Chiaravalloti e compagnia cantando.
Prendiamo a esempio pagina 270 dell’inchiesta Why Not. “Non può non rilevarsi – si legge – a dimostrazione degli intrecci che stanno emergendo dalla complessa attività investigativa, che il dr. Gianfranco Imperatori (nel frattempo deceduto n.d.r) è il segretario generale dell’Associazione Civita…e nel contempo è Presidente di Capitalia Luxemburg SA, Banca presente nel Consiglio della Mecofin e Banca di riferimento nell’affare Mercuri, Scordo, Mecofin SA, Fecoffee SA e Steriano Holding che ha portato alla scalata, con denaro in gran parte di provenienza illecita, della Pianimpianti da parte di persone direttamente riconducibili all’allora sottosegretario alle Attività produttive, con delega al Cipe, on. Galati (Udc) ed all’allora Presidente della giunta Regionale della Calabria Chiaravalloti (Forza Italia)”.
Eccole le stesse persone, le stesse società, le stesse alchimie estero-vestite. Senza contare – inoltre – che un caposaldo dell’inchiesta di De Magistris era l’esistenza di una loggia massonica segreta a San Marino, Stato Sovrano che fungeva anche da paradiso fiscale e luogo di reinvestimento dei capitali drenati dalla consorteria politico-mafiosa che stava scoprendo e che voleva scoperchiare.
Ma allora “pasticcino” non si è inventato le cose come dicono i suoi detrattori! Eh no! Solo che quella differenza di cui sopra – pesca a strascico o Pacman – fa la differenza!
CROTONE CHIAMA E BRESCIA RISPONDE
Bruni, a ruota, spiega che l’allegra compagnia ha indotto con “costrizione la società Asm di Brescia ed Endesa a farsi promettere il saldo di 10 milioni a oggi non ancora liquidato ma richiesto e preteso” (Asm dal 1° gennaio 2008 si è fusa con Aem Milano dando vita a “A2A”, quotata in Borsa, ndr).
Il concetto è chiaro: fuori i soldi! E questo accade ora, non 10 anni fa. Il pm Bruni scrive infatti che “i fatti sono commessi tra la provincia di Crotone e il Lussemburgo sino alla data odierna”.
Gli allegri compari avrebbero oltretutto “costretto la società Endesa e Asm, acquirenti di Eurosviluppo Elettrica, la pagamento di un
prezzo superiore alla media del mercato, cosicchè in asenza delle predette indebite dazioni mai avrebbero potuto costruire una centrale nella provincia di Crotone”.
E chiaro ‘stu fattu?
No? E allora cuccatevi questa dichiarazione verbalizzata da Bruni il 29 aprile 2009. L’autore è Antonio Argentino, legale della “Anchor internazionale holdings limited”, che, come del resto l’altra gola profonda di questa inchiesta, Randy Stephen Goldenhersh, rappresentante legale della “Crotone power develpment srl”, è “dettagliato e preciso sin nei minimi particolari” (parola di Bruni). Entrambi hanno denunciato nel corso di diversi incontri in Procura di essere state vittime del “groviglio di interessi deviati politico-imprenditoriali che hanno determinato la centrale di Scandale e il relativo contratto di programma” (si veda pagina 40 dell’ordinanza). Entrambi – a fronte di palesi e reiterate richieste – hanno dichiarato di non aver mai pagato una tangente e per questo le società che rappresentano sarebbero state escluse dalla filiera energetica crotonese.
“Lo Scordo – si legge a pagina 44 dell’ordinanza che recepisce le dichiarazioni di Argentino – con sorriso sornione e confermando la mia affermazione, mi rappresentò altresì che Endesa ed Asm Brescia erano state costrette a pagare una somma di danaro esorbitante per l’acquisto delle quote della società Eurosviluppo Elettrica, comprensiva dell’autorizzazione, e che senza questo enorme esborso di danaro mai avrebbero potuto costruire una centrale nella provincia di Crotone. Ciò in quanto il sistema delle autorizzazioni per la costruzione delle centrali in Calabria era un circolo chiuso, accessibile soltanto ai soggetti ed alle società di gradimento dei politici Chiaravalloti e Galati e del relativo gruppo di potere, per come sopra riportato.
LA TESTIMONIANZA (IN)DIRETTA SULLE SOCIETA’ OFF-SHORE
Sempre Argentino ritorna sul etma dei capitali all’estero. “A tale proposito- si legge ancora a pagina 44 dell’ordinanza – sempre in tono amicale e nel corso di tale conversazione, gli chiesi quali fossero le modalità e i meccanismi della gestione degli interessi del Chiaravalloti e del Galati. Lo Scordo mi confidò che egli, d’intesa con tale Mercuri, oltre che con imprenditori quali Aldo Bonaldi, gestivano ed erano proprietari, anche di fatto, di società italiane ed estere nelle cui disponibilità confluivano somme di danaro o valori, indebitamente percepiti, quale corrispettivo indebito di provvedimenti ed atti amministrativi, voluti, deliberati o agevolati da Chiaravalloti e Galati e che, quindi, costituivano il prezzo dell’asservimento delle funzioni pubbliche ricoperte dal Chiaravalloti e dal Galati per scopi di arricchimento personale e di partito. Lo Scordo mi rappresentò che sia lui che Mercuri che Aldo Bonaldi, oltre che Chiaravalloti e Galati, con riferimento all’autorizzazione per la centrale di Scandale ed al contratto di programma, avevano operato ed operavano a mezzo della vendita di pacchetti azionari, fra cui quello della società Eurosviluppo Elettrica alla nuova proprietà Endesa ed Asm Brescia, realizzando enormi guadagni di cui era beneficiario il gruppo d’interesse Chiaravalloti-Galati-Scordo-Mercuri-Bonaldi, attraverso società estero-vestite (off shore). Lo Scordo faceva riferimento ai nominativi di Chiaravalloti e Galati poiché, a suo dire, le società che formalmente cedevano i pacchetti azionari della società autorizzata a costruire la centrale erano, di fatto, riconducibili e di proprietà anche di Chiaravalloti e del Galati stesso e, in ogni caso, questi ultimi, sempre a suo dire, erano beneficiari della utilità economica scaturente dalla vendita del pacchetto azionario della società autorizzata Eurosviluppo Elettrica per svariati milioni di euro. Lo Scordo, nel discutere, mi riferì anche la ragione sociale di alcune delle società estero-vestite su cui sarebbero confluite le enormi risorse finanziarie ottenute dalla vendita delle azioni della predetta Eurosviluppo Elettrica, società riconducibili a Chiaravalloti-Galati-Mercuri-Bonaldi, oltre che a sé stesso, e denominate Fin.Ind.Int. e Fecoffee. Tali ultime società erano appunto riconducibili ai cinque soggetti summenzionati, i quali erano i reali beneficiari di tutte le utilità scaturenti dalla proprietà e dalla gestione delle predette società”.
Per il momento può bastare. L’appuntamento è al prossimo post dove toccheremo altre corde sensibilissime.
P.S. Soltanto nei giorni scorsi – la Gazzetta del Sud ne dà notizia il 5 ottobre 2011 e su notizia diffusa dallo stesso Galati che a chi scrive ha personalmente spedito il decreto oggi 11 ottobre – si è avuta notizia che il 14 aprile 2011 il Gip di Crotone, condividendo la motivazione del pubblico ministero della Procura della Repubblica, Gabriella De Lucia, ha disposto l'archiviazione per gli indagati Giuseppe Galati, Giuseppe Chiaravalloti, Domenico Lemma, Stefano Napoli, Claudio Larussa, Maria Rosaria Di Summa, Giuseppe D'Anna, Giovanni Iannini, Vincenzo Donato Proietto, Franco Bonferroni, Claudio Zucchini e Sergio Iritale per i reati a ciascuno ascritti.
Tanto dovevo per una informazione quanto mai corretta e scevra da pregiudizi agli indagati citati in questo articolo e a quelli non citati.
1 – to be continued