Ponte sullo Stretto/1 La mafia a Messina evolve, si arricchisce, piega il futuro e si confonde in una bolla che la fa (quasi) sempre franca

Raramente mi sono trovato a leggere un’ordinanza di custodia cautelare (ne ho letto migliaia) come quella firmata il 26 giugno dal Gip di Messina Salvatore Mastroeni.

Un provvedimento – che fa seguito all’operazione Beta con la quale la procura in riva allo Stretto ma messo in ginocchio la costola catanese dei Santapaola nella città – che sposa la ricostruzione e lo straordinario lavoro della Procura e che poi unisce l’analisi sociologica alla critica dei sistemi investigativi e giudiziari e, ancora, salda l’evoluzione delle mafie alla loro tradizione. L’operazione, su delega della Procura (procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e pm Liliana Todaro, Maria Pellegrino e Antonio Carchietti) è stata condotta dal Ros dei Carabinieri.

Un’analisi che – lo dico subito – condivido appieno. Non solo perché sono quasi 13 anni che scrivo di questi aspetti (spesso isolato in quanto per i professoroni del nulla di ogni settore, a partire dal mio, è facile credere che le mafie siano coppole e lupare anziché capitale sociale all’ombra di logge deviate) ma anche perché è difficilissimo trovare un gip con la sensibilità prospettica (anziché introspettiva).

Averne trovato uno a Messina – provincia cloroformizzata come tante nel sud, dove le mafie 4.0 spadroneggiano nella colpevole omertà della gran parte della classe dirigente, ivi compresa quella giudiziaria e dell’informazione – è grasso che cola.

Farà dunque a quei suoi colleghi giudici di Reggio Calabria che con altrettanto coraggio stanno accompagnando il cammino intrapreso da un pugno di pm coraggiosi con il processo Gotha (che riunisce diversi procedimenti che puntano al cuore del marciume politico/massonico/imprenditoriale di una provincia criminale che ormai detta legge in Italia e non solo).

Ebbene, nelle pagine introduttive, da pagina 16, il Gip Mastroeni scrive quello che tutti sanno ma che pochi hanno le palle (possiamo dirlo chiaro e tondo o  dobbiamo nasconderci dietro francesismi?) di mettere nero su bianco su un provvedimento.

Leggete con attenzione perché di questo provvedimento scriverò per tutta la settimana su questo umile e umido blog.

Il giudice scrive che quella scoperchiata è «una cupola, associazione.. con le mani sulla città.. Una città asfittica, impoverita, ove alla paura .si aggiunge la rassegnazione, con un faticoso presente per gli onesti ed un estremamente incerto futuro per i giovani. E ciò mentre cresce una economia illegale parallela, .che dà  ricchezza e lavoro nell’illiceità, che si caratterizza per ”i favori”, un sistema che c’è sempre stato, anzi ora ripulito dalla criminalità violenta, in cui però i favori sono realtà illecite  economiche che corrono mentre ditte, negozi e lavoro saltano, creandola povertà degli onesti.

La rivoluzione non è solo nei metodi, più aggraziati, ma nella struttura· sociale della società, ancora più  pericolosa,  se mischiata a  mille altre facce . di favori  e preferenze illecite, che sfiorano realtà  nascoste,  opache,  ma  che  emergono  di tanto in  tanto,  in  singole  ed  isolate  azioni giudiziarie».

Traduco in soldoni: il futuro di Messina muore mentre l’evoluzione della mafia arricchita si confonde in una bolla apparentemente pulita che avvolge città e provincia, fatta di un’esistenza che nessuno (salvo rari casi) ha le palle (possiamo ridirlo?) di portare in un’aula di Tribunale.

Bene. Ora mi fermo ma domani ritorno. E lo farò per tutta la settimana.

r.galullo@ilsole24ore.com

  • 1 – to be continued
  • Maria |

    In Sicilia, finalmente “si smuove” qualcosa… non ho però capito bene ancora se del sen. Lumia e dei politici che informano, si fa il nome solo nelle intercettazioni o se è lo stesso pm che ne traccia un ruolo nelle vicende.

  • caiomariodeluca |

    condivido le analisi. Ma quello che è ancora più duro è che il muro impenetrabile della politica dei partiti (dei sindacati , di parte della stessa magistratura di molte c.d.istituzioni etc) , impedisce a noi voci isolate di essere rappresentati.
    cordiali saluti
    c.m. deluca

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