Cave, rifiuti e mafie: il capo della Procura di Savona Granero denuncia gli (ex) “intoccabili” calabresi (Gullace in testa)

Non conosco personalmente Francantonio Granero, procuratore capo della Repubblica di Savona. So, però, che l’audizione che ha affrontato alle 15.40 del 22 gennaio davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo illecito dei rifiuti in trasferta, è straordinariamente interessante.

Non solo per la schiettezza e la leggera ironia (quando necessaria per stemperare il clima) ma anche (soprattutto) per i contenuti.

L’esordio è da incubo (ma solo per chi non vuol vedere quanto sta accadendo in quella regione): «La Liguria è una regione che sta andando completamente in disfacimento. Purtroppo, questo si verifica anche nel territorio di competenza del tribunale di Savona, che va da Imperia ad Andora…Quanto ai rifiuti, ci sono camion di rifiuti che scorrazzano da una parte all’altra della Liguria, e non solo della Liguria».

Dopo queste botte che stordirebbero anche un cavallo arabo da tiro, eccone una seconda serie, a ruota: «…detta da uno che fa il procuratore della Repubblica e oltretutto registrata e destinata a essere pubblicato poi sugli atti ufficiali, questa può apparire un’espressione un pò forte, ma la mia sensazione è che non ci sia una sola cava o una sola discarica che sia completamente in regola».

Evidentemente Granero deve essersi reso conto di aver colpito e affondato e usa l’arma dell’ironia di fronte al presidente. il pd Alessandro Bratti: «Lei mi dovrebbe chiedere: “Lei che cosa fa?”. Mi creda, tutto quello che siamo riusciti a fare, noi siamo sette, lo stiamo veramente facendo».

E VAI CON LE CAVE!

Granero, però, ritorna subito a colpire al cuore degli affetti mettendo a nudo i legami tra gestione dei rifiuti e la criminalità e ritornando proprio sulle cave. In particolare cava Fazzari. «Cava Fazzari è un nome che ai parlamentari di per sé non dice niente – afferma questo procuratore che ha fatto della professionalità, del rigore assoluto e della riservatezza ragioni di vita – ma se vi dico che la cava Fazzari è gestita di fatto dalla moglie di Gullace, allora probabilmente ne avrete sentito parlare. Gullace in questo momento è uno dei grandi, di quelli che ancora sono rimasti praticamente intoccabili. Di sicuro è l’unico nel circondario di Savona, ma probabilmente anche nel Ponente ligure. È un tipico elemento della ‘ndrangheta e gestisce questa cava da molti anni. La cava è stata gestita in maniera assolutamente irregolare. C’erano stati degli accertamenti che risalgono a molti anni fa circa il seppellimento di rifiuti tossici. Semplicemente dagli atti che io ho trovato quando sono venuto sembrerebbe che questo problema dei rifiuti tossici sia stato risolto».

L’INTOCCABILE GULLACE

Gullace sarà pure una famiglia intoccabile ma, successivamente all’audizione di Granero, è stata toccata eccome! Ricordiamo, infatti, che il 6 marzo i Carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo del Comando provinciale di Savona e la Direzione investigativa antimafia di Genova hanno eseguito un’operazione coordinata nei confronti di Carmelo Gullace, detto “Nino”, 64enne, residente a Toirano (Savona), pensionato, pluripregiudicato, ritenuto contiguo alla cosca Raso-Gullace-Albanese di Cittanova (Reggio Calabria), capeggiata dal fratellastro Giuseppe Raso, detto l’”avvocato”. Gullace ha lasciato il paese di origine nel ‘73 per trasferirsi nel savonese, con lo scopo di sfuggire alla faida che vedeva contrapposte la cosca di appartenenza con quella dei Facchineri per il predominio territoriale nel comprensorio di Cittanova.

Nei confronti di Gullace, ritenuto responsabile di usura, tentata estorsione e intestazione fittizia di beni, i Carabinieri hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Savona, Emilio Fois, mentre gli investigatori della Dia hanno effettuato un sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni intestati al pregiudicato, a sua moglie e ad un sodale, in considerazione della sproporzione tra il valore di quanto posseduto e le attività svolte.

La consistenza del patrimonio sequestrato ammonta a circa due milioni tra immobili, autovetture e quote di cinque società. I provvedimenti si inquadrano nell’ambito di una indagine coordinata dal sostituto procuratore Ubaldo Pelosi, avviata nell’estate del 2014 quando gli investigatori hanno notato assidue frequentazioni tra alcuni imprenditori della provincia savonese e personaggi sospettati di gravitare nel giro degli usurai. I servizi di pedinamento e le attività tecniche svolte dai Carabinieri, oltre a registrare innumerevoli contatti tra gli usurai e le loro vittime, hanno delineato il ruolo ricoperto da Carmelo Gullace che, in pochi anni, ha messo a disposizione del sodalizio somme consistenti, richiedendo secondo gli investigatori in contropartita la restituzione del capitale maggiorato da interessi del 5-10 % mensili, oppure l’ingresso negli utili delle imprese, senza figurare ufficialmente quale socio, con quote maggiorate del 30-40 % rispetto al denaro versato in prestito.

Granero ha continuato così nel corso dell’audizione: «Ci sono due famiglie, che sono parenti fra loro, si chiamano entrambe Fazzari, che si fanno la lotta l’una con l’altra. Ancora recentemente il soggetto che si considera la vittima dei due era venuto a fare delle dichiarazioni, ma erano dichiarazioni che riguardavano fatti tipicamente mafiosi. In realtà, sono di ‘ndrangheta, ma dire mafiosi è più semplice. Io avevo dovuto trasmetterli a Genova e a Reggio Calabria. In gran parte erano anche fatti relativamente datati nel tempo, ma non ancora prescritti, perché si parlava anche di omicidi».

IL PARAGONE CON LA CALABRIA

Granero, per farsi capire e descrivere la situazione di Savona e della sua provincia, fa un paragone con la Calabria che non lascia adito a dubbi: «Mi avevano spiegato che la zona di Scalea, per esempio, era una sorta di santuario, il cuscinetto tra la parte ‘ndrangheta a Sud e la parte camorra a Nord, nel napoletano. Qualche volta mi sono chiesto se anche il circondario di Savona non debba essere considerato una sorta di zona tra i problemi genovesi e quelli dell’imperiese, perché lì sembrava che tutto andasse bene. Io ero stato in Liguria negli anni Ottanta, quando ho fatto il processo Teardo. Sono tornato esattamente dopo trent’anni e ho trovato la stessa situazione che avevo trovato allora, ossia una struttura di poteri trasversali, priva di qualunque colore partitico, composta da poche persone, che domina tutta l’attività economica e finanziaria del territorio. Non è un bel quadro quello che vi ho fatto, lo so, ma, o diciamo delle cose vere, o è inutile parlare».

In italiano questa descrizione ha un solo nome, sdoganato oltre 15 anni fa dall’attuale procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato: sistema criminale.

PAROLA AL VICEPREFETTO

Il giorno prima era toccato al viceprefetto vicario di Savona, Giuseppe Montella, intrattenersi con la Commissione dalle 17.15.

Montella rivela che ci sono in corso delle indagini che riguardano una ditta che gestisce una cava in provincia di Savona, che ha fatto richiesta della certificazione antimafia in Prefettura per iscriversi nella cosiddetta white list. «Dall’accertamento dell’istruttoria è emerso – spiega il viceprefetto confermando il legame fortissimo che esiste tra la Calabria e la Liguria – che ci sono delle indagini in corso presso la Dda di Reggio Calabria che interessano questa ditta e che avrebbero delle ripercussioni sulla gestione del ciclo di rifiuti. Abbiamo interessato la Dda di Reggio Calabria anche per avere degli elementi utili ai fini della valutazione del rilascio della certificazione antimafia, ma purtroppo ci è stato risposto che sono attualmente in corso le indagini e questi elementi sono coperti dal più stretto riserbo istruttorio…Avevamo avuto elementi informativi dalle forze dell’ordine sulla presenza di un collegamento con la criminalità organizzata, determinato dal grado di parentela dei titolari di questa ditta con esponenti della criminalità organizzata».

A domani, quando affronterò un altro aspetto della trasferta ligure della Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo illecito dei rifiuti.

r.galullo@ilsole24ore.com

1 – to be continued

P.S. Per chi volesse avere ulteriori informazioni rimando anche ad un link trovato sulla Rete: http://www.casadellalegalita.info/speciali-liguria/savona-e-prov/gullace-a-c