Mafia Capitale/2 La Dda svela contatti con poliziotti e carabinieri ma il colpo grosso sui legami con i servizi è rimandato

Darei un anno del mio stipendio per sapere subito quali sono i profondi rapporti tra la “Mafia Capitale” e i servizi segreti (e mi verrebbe il dubbio che non siano solo quelli italiani).

C’è proprio un capitolo dedicato, da pagina 249, ai legami con appartenenti alle forze dell’ordine e ai servizi (si badi bene che si richiamano i “servizi” e non si usa l’espressione “servizi deviati”). Ma dei primi contatti c’è qualche evidenza, dei secondi solo una pallida ombra. Sono certo che la Procura riserverà, su quest’ultimo fronte, sviluppi profondi. Nel corso dell’attività di indagine sono emersi numerosi contatti tra i sodali e gli affiliati all’associazione diretta da Massimo Carminati e appartenenti alle varie Forze di Polizia.

MASSIMETTO LA GUARDIA

Il contatto più frequente e comune a numerosi sodali era quello con “Massimetto la guardia”, appartenente alla Polizia di Stato, che ha fornito  numerosi congegni elettronici a prezzo fuori mercato. Lo stesso capo della presunta associazione mafiosa, Massimo Carminati, nel corso di una conversazione intercettata il 26 ottobre 2013  all’interno di un’auto, raccontava al sodale che in caso ne avesse avuto necessità, era in grado di procurargli degli I-phone di generazioni precedenti al prezzo di 200 euro precisando di averne regalati a tutta la propria famiglia.

Carminati spiegava infatti di essere in contatto con un soggetto in grado di fornirgli telefoni cellulari  ed altri elettrodomestici ad un prezzo scontato almeno del 40%: «c’ho uno che ce ruba tutto da Pisallo (fonetico).. capito?…da coso…ce pija…sotto Natale…ci porta qualunque cosa ce serve de elettrodomestici, de televisori, de cose così, se ti serve chiamiamo inc…io mi sono preso un televisore, ancora non l’ho montato, perchè col fatto che sto a cercà casa manco lo monto, il sony quello…il sony quello gigantesco che… …con tutto l’impianto…si…quello laterale…costava quattro sacchi e mezzo…l’ho pagato duemila…  ce l’abbiamo insomma la mossa, giustamente… tutta roba gra …anche elettrodomestici…devi pija qualche asciugatrice  lavasciuga, la lavatrice… tutta roba Miele la paghiamo come la Indesit…inc… minimo il 40% de sconto… co con lo scontrino eh, regolare eh».

Massimetto la guardia”, che raccontava di appartenere al personale di scorta ministeriale, riceveva apprezzamenti poco lusinghieri. Intercettato, ecco come lo dipingeva Carminati: «fa schifo perché c’ha un peccato originale …non sai se devi fare la guardia o il ladro». L’interlocutore così rispondeva: «ma lui è raccomandato fracico fa impicci ruba spaccia fa tutto. . .chi se lo incula me fa schifo».

L’EX ROS

Altro soggetto risultato in rapporti con il sodalizio è un ex appartenente all’Arma dei Carabinieri. Era stato lui, ex Ros, poi lanciatosi in un’attività di ristorazione a cercare un contatto con gli allegri compari agli ordini di Carminati. Alla fine il contatto c’è ma sono gli stessi appartenenti a “Mafia Capitale” ad essere preoccupati: se qualche pregiudicato li avesse visti in compagnia dell’ex militare, sarebbe stato bollato come “infame”. E sono sempre gli stessi sodali ad affermare che l’ex Ros «non sta bene», è «un altro che c’ha la lingua lunga…», cioè molto disponibile a lasciarsi andare con soggetti criminali – tra cui erano evidentemente compresi gli interlocutori –  con cui di fatto collaborava.

Era sempre uno dei sodali di “Mafia Capitale” a sottolineare, inoltre, che le figure militari come il loro “amico”, di cui indicava il trascorso di appartenenza al Ros, «un po’ so guardie un po’ so ladri… » in quanto mutuano l’atteggiamento dei soggetti su cui indagano e «gli piace un po’ sta in mezzo alla strada», dove il termine “strada” è inteso nell’accezione di appartenenza ad un ambiente criminale: «sì…è un altro che c’ha la lingua lunga…ma sai perché? perchè come tutti questi che sono stati magari nei reparti operativi…un po’ mutuano no?..se tu vedi questi dei reparti operativi un po’ so guardie un po’ so’ ladri..gli piace un po’ sta in mezzo alla strada…certe co..poi lui è..sostanzialmente  è pure uno che magari…è pure coraggioso fisicamente…quindi ha fatto pure comodo sotto certi aspetti…pero’…poi è normale che ..poi dopo dai..dai reparti operativi vai affanculo al Commissariato… ».

SALVATORE LA GUARDIA

Un altro appartenente alle Forze dell’ordine in contatto con esponenti del sodalizio indagato era un pensionato della Polizia di Stato,  soprannominato “Salvatore la guardia”, già dal 2011 in contatto con Massimo Carminati.

A fine 2011 Carminati si stava adoperando per disbrigare le pratiche necessarie al rilascio del passaporto, avendo intenzione di partire alla volta di Londra per far visita ai propri sodali residenti lì e contatta “Salvatore la guardia” per farsi dare una mano.

L’AUTO DELLA QUESTURA

Di particolare rilievo l’incontro registrato il 4 ottobre 2013 presso il distributore di Corso Francia tra Massimo Carminati e due soggetti, allo stato non identificati, giunti a bordo dell’autovettura Alfa Romeo 156 di colore grigio, intestata alla Questura di Roma. I due soggetti discutevano apertamente con Carminati del fatto che questi fosse oggetto di un’indagine condotta dalle Forze di Polizia, motivo per cui egli avrebbe dovuto adottare delle cautele ritenute necessarie al fine di evitare l’attenzione degli inquirenti sulla sua figura.

I due tizi si mostravano attratti ed affascinati dal passato e dalla levatura criminale di Massimo Carminati, considerato che uno dei due affermava «…io starei due giorni a sentirti… », mentre lo stesso Carminati appariva compiaciuto dell’effetto che il proprio peso criminale, nonché quello dei soggetti che all’epoca avevano costituito l’organizzazione di cui il era parte, provocava negli interlocutori asserendo che «quella è la storia.. la storia nostra…hai capito? ».

Carminati, secondo una vecchia e rivoltante liturgia che vuole i criminali e i mafiosi persone amate dal popolo per le “opere di bene” che svolgono e a dimostrazione dell’esercizio di un controllo ferreo del territorio sulla zona di Vigna Clara spiegava ai due che giorni prima aveva tentato di recuperare un orologio che era stato rapinato ad un passante da soggetti a bordo di uno scooter di cui aveva anche rilevato il numero di targa ma che si erano poi rivelati non essere gli autori del reato.

ARRIBA FEDERICO

Altro appartenente alle Forze dell’ordine in contatto con l’organizzazione è tale Federico, non meglio identificato. Di Federico si parla in una conversazione intercettata il 23 gennaio 2013. Carminati spiega che Federico era «forte» ed «esperto» e che era perfettamente a conoscenza della sua identità. Dalla conversazione si comprendeva che si trattava di un appartenente alle Forze di Polizia o ai servizi di informazione, che si era messo a disposizione per qualsiasi cosa e gli aveva spiegato molti particolari sulla possibile intercettazione attraverso la connessione in rete wifi: «lui mi ha detto “qualunque cosa io sto a disposizione,  mi fai chiamare da questo vengo io, ve faccio quello che ve pare”, mi ha detto un sacco di cose, io poi ..un cazzo sulle cose..su come se move que…ma ho detto sto Iphone, mi ha detto non dà retta alle cazzate…con il wifi ti mettono un programma, si è vero però poi funziona solo con il wifi  dove loro ti conoscono gli indirizzi se tu sei uno invece che c’hai tutti gli indirizzi wifi, che dove entra c’hai la cosa, sennò possono sentire solo a casa, se chiudi  a casa non telefoni, stanno bene così. Mi ha spiegato un po’ di cose, capito?». L’interlocutore di Carminati risponde: «magari lavora per i Servizi Segreti così  glielo dice, no ma quello..no, io adesso gli dico sono un suo consulente tecnico, così almeno mi dice le cose, mò lo chiamo, mo se lo portamo a pranzo…inc…interessante».

TRASTEVERE

A maggio 2013 emergevano contatti con un militare in forza al Nucleo operativo presso la Compagnia Carabinieri di Roma Trastevere.

Le conversazione intercettate e le attività di osservazione e pedinamento documentavano numerosi incontri dei sodali con i appartenenti all’Arma. Pur non essendo stato possibile per la Procura e per i Ros accertare con precisione lo scopo di tali incontri, gli elementi raccolti consentono di affermare che i due sodali della presunta associazione mafiosa avessero in programma una attività illecita, probabilmente una rapina, da effettuare con la complicità degli appartenenti all’Arma.

CONCLUSIONI

Questo – tirando le conclusioni – è quanto contiene il paragrafo dedicato ai legami di “Mafia Capitale” con appartenenti alle forze dell’ordine e ai servizi.

Poco, troppo poco per essere questo il nocciolo duro degli stretti rapporti e dei forti legami di Mafia Capitale con l’universo che conta dei servizi deviati e dei servitori infedeli dello Stato. Fin dai tempi della Banda della Magliana, di cui “Mafia Capitale” è evoluzione, la mafia “nera” che ritorna in questa operazione, era pappa e ciccia con i vertici dello Stato deviato e non, come qui sembra apparire con “guardie” che servono per trafficare in elettrodomestici, avere consigli su come non essere intercettati o (per quanto disgustoso sia il solo pensarlo) avere una copertura nel caso di una rapina. Questa è manovalanza ma l‘intelligence che ha sempre permesso e ancora continua a sposarsi con le mafie in un sistema criminale evoluto e mortale è un’altra cosa, un altro livello. Quel livello che, sono certo, la Procura di Roma saprà raggiungere e colpire come ha fatto con l’ex sindaco Gianni Alemanno che, all’epoca dei fatti (tutti da verificare in un aula di Tribunale fino al terzo grado di giudizio), era il sindaco e non l’usciere del Campidoglio.

r.galullo@ilsole24ore.com

2 – to be continued (per la precedente puntata si veda http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/12/03/mondo-di-mezzo1-levoluzione-in-sistema-criminale-della-banda-della-magliana-anche-senza-lattesa-di-un-messia-di-destra/)