Calcio marcio/2 Il 30% degli ultras è formato da pregiudicati, lo zoccolo durissimo che ricatta le società

Amati lettori di questo umile e umido blog, continuo oggi ad analizzare la relazione della Commissione parlamentare antimafia su “Mafia e calcio”.

Rimando al link a fondo pagina per il primo servizio scritto e proseguo con un aspetto che si lega a quello precedentemente analizzato, vale a dire il modus operandi di molti gruppi ultras che è tipicamente mafioso.

Leggete cosa scrive la Commissione parlamentare: «La forza di intimidazione delle tifoserie ultras all’interno del “territorio-stadio” è spesso esercitata con modalità che riproducono il metodo mafioso; unitamente a ciò, la condizione di apparente extra-territorialità delle curve rispetto all’autorità ha consentito ai gruppi di acquisire e rafforzare il proprio potere nei confronti delle società sportive e dei loro dipendenti o tesserati. La situazione è ulteriormente aggravata, dal punto di vista delle società, dalla base sociale delle stesse tifoserie, formate da significativi contingenti di persone pregiudicate, in alcuni casi vicini al 30% del totale, secondo le stime delle forze di polizia.

I gruppi ultras sono costituiti, spesso, da soggetti con gravi precedenti penali o, comunque, con storie personali contraddistinte da comportamenti aggressivi e antisociali, pronti a dare luogo a violenze, fuori dello stadio o sugli spalti, contro la tifoseria avversaria o contro le forze dell’ordine, a gesti antisportivi, cori razzisti, impiego di fumogeni o di altri strumenti pericolosi o, più in generale, a iniziative sanzionate dalle norme federali.

I comportamenti violenti e antisportivi vengono utilizzati come armi di pressione e di ricatto al fine di barattare il tranquillo svolgersi delle competizioni sportive con vantaggi economici pretesi dalle società come biglietti omaggio, merchandising, contributi per le trasferte eccetera. Gli ultras utilizzano, infatti, come strumento di ricatto sulle società, la responsabilità oggettiva – prevista dagli articoli 11, comma 3, 12, comma 3, e 14 del codice di giustizia sportiva della FIGC – che espone la società a sanzioni per i comportamenti violenti o discriminatori posti in essere dai suoi sostenitori. Il principio della responsabilità oggettiva previsto dal codice di giustizia sportiva ha avuto indubbi meriti perché ha consentito, da un lato, di contenere gli episodi di violenza dei tifosi (in una fase storica in cui non vi erano i mezzi tecnici per identificare i colpevoli) e, dall’altro, in tema di match fixing, di funzionare da deterrente nei confronti dei giocatori intenzionati a commettere illeciti. Il miglioramento del sistema infrastrutturale sportivo e lo sviluppo di tecnologie di sicurezza sempre più sofisticate – già utilizzate in alcuni stadi, ma ancora pochi – consentono ormai l’individuazione e l’identificazione dei soggetti che mettono in atto comportamenti violenti o illeciti. Questi importanti progressi consentono dunque di immaginare – sul solo versante degli ultras e non su quello del match fixing – la mitigazione, se non il superamento, della responsabilità oggettiva a carico delle società, in modo da recidere alla base eventuali connivenze tra le stesse società e gli ultras, apportando importanti benefici al sistema. Ormai appare avere effetti quasi paradossali e contrari al più basilare principio di giustizia un sistema in base al quale si comminano sanzioni alle società per responsabilità oggettiva, quando le stesse società (pur non essendo riuscite a dimostrare l’esistenza delle esimenti di cui all’art. 13 Cgs) sono riuscite a individuare e, collaborando con le forze dell’ordine, a far arrestare i responsabili di eventuali azioni illegali.

L’estrazione in buona parte criminale dei rappresentanti dei gruppi organizzati è l’humus ideale per consentire l’infiltrazione della criminalità organizzata di tipo mafioso. Le vicende che hanno di recente riguardato squadre di calcio come Juventus, Napoli, Catania, Genoa, Lazio, solo per citare i casi di cui si è occupata la Commissione, consegnano un quadro variegato».

Tradotto affinché sia ancor più chiaro quel che già chiaro è: il 30% (vale a dire quasi uno su tre) di quei pazzi scalmanati che annientano dalle curve la passione per lo sport sono criminali e/o pregiudicati. Basterebbe il 5% per esercitare un potere condizionante, figuratevi il 30%!

E ancora: la responsabilità oggettiva che ricade sule società (e non solo, soggettivamente, come da codice penale, su quelle corpose frange di merde liofilizzate e nullità sottovuoto spinto), fa sì che le società stesse siano costantemente sotto schiaffo. Ma attenzione: questo non si sa da oggi ma da almeno 30 anni. Almeno.

A presto con altri approfondimenti guagliò (io continuo intanto il mio viaggio nelle valli svizzere per le inchieste che leggerete sul Sole-24 ore e sul sito del Sole-24 Ore nel nuovo anno ma Heidi non l’ ho ancora incontrata e le caprette non mi hanno fatto ciao).

r.galullo@ilsole24ore.com

2 – to be continued (per la precedente puntata si legga

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2017/12/15/calcio-marcio1-in-tre-mesi-165mila-poliziotti-negli-stadi-ma-il-potere-degli-ultras-e-aumentato-e-le-curve-sono-fuori-controllo/)