Oggi i funerali di Tina Anselmi: la Procura di Reggio Calabria le rende omaggio con le sue indagini (e le altre procure?)

Insegnante laureata in legge, sindacalista per Cgil e Cisl, politica e parlamentare della Dc dal ’68 al ’92 ma soprattutto appassionata Servitrice della Repubblica. Come partigiana prima, come ministro poi (fu la prima donna a ricoprire l’incarico il 29 luglio 1976) e nel 1981 come presidente della Commissione d’inchiesta sulla Loggia P2.

Il nome di Anselmi – la staffetta “Gabriella” della Brigata Cesare Battisti, morta a Castelfranco Veneto dove era nata il 25 marzo 1927 e della quale oggi si svolgono i funerali – è legato indissolubilmente al rigore con il quale ha svolto il ruolo di parlamentare e ministro (fu tra i fautori della riforma che nel 1978 introdusse il Servizio sanitario nazionale) e che poi ha trasfuso in quella Commissione parlamentare sulla loggia massonica guidata ufficialmente da Licio Gelli.

Correva l’anno 1985 quando la Commissione d’inchiesta terminò i lavori e presentò la relazione di maggioranza. Ottanta pagine che sono una fetta importante della storia italiana e delle ferite inferte alla democrazia.

La sua coerenza la portò a farsi promotrice – tra mille difficoltà – della legge 17 del 25 gennaio 1982 proprio in materia di associazioni segrete

La cosiddetta legge Anselmi – appunto – che ha appena 6 articoli contenenti “Norme di attuazione dell’ articolo 18 della Costituzione in materia di associazioni segrete e scioglimento dell’associazione denominata Loggia P2”.

Grazie a quella legge, la cui legittimità costituzionale venne affermata dalla Consulta nel 1998, venne sciolta la loggia del Venerabile Gelli e i beni della P2 vennero confiscati. Alle persone coinvolte nell’istruttoria giudiziaria dell’allora Procuratore di Palmi, Agostino Cordova, venne stata contestata la violazione degli articoli 1 e 2 della legge, voluta dall’allora presidente del Consiglio, Giovanni Spadolini.

Per le elezioni presidenziali dell’85 e del ’92 il suo nome venne proposto  senza mai alcuna reale convinzione politica. Il 27 marzo 2012 a proporla come presidente della Repubblica fu Beppe Grillo nel suo blog. Tina Anselmi, scrisse, è il presidente della Repubblica ideale. La storia prese poi un’altra piega. Il 20 aprile 2013 il Capo dello Stato uscente Giorgio Napolitano diede la disponibilità al proseguire il mandato ma sta di fatto che nessuno – Grillo a parte – tirò fuori il nome di Anselmi come candidata. Vuoi per il suo stato di salute già precario, vuoi perché il lavoro a capo della Commissione P2 e la conseguente legge sulle associazioni occulte le procurò pochissimi amici e moltissimi emici.

Dopo decenni nei quali la legge che porta il suo nome venne lasciata in un cassetto dalle procure di tutta Italia, in questi ultimi anni ha ripreso vigore nell’attività investigativa e giudiziaria,  – anche grazie ad alcune e coraggiose indagini giudiziarie, soprattutto in Calabria.

Il 25 giugno 2013, nell’ambito di un nuovo filone dell’indagine Breakfast, condotto dal pm reggino Giuseppe Lombardo con Francesco Curcio l’Italia assistette a una serie di perquisizioni e sequestri, da Reggio a Milano passando per Genova, a carico di una presunta associazione all’interno della quale, secondo l’accusa, opera una componente di natura segreta. Lo schema si è ripetuto con l’indagine Meta con «l’esistenza di una struttura criminale (connotata da segretezza) a carattere permanente».

In questo schema che ora riappare nell’indagine Mammasantissima di luglio di quest’anno sempre a Reggio Calabria,  le presunte associazioni segrete operano con una ragnatela di rapporti in campo finanziario, politico ed imprenditoriale, di cui finora è emersa la sola punta di un iceberg.

Le stesse conclusioni alle quali giunse la Commissione parlamentare di inchiesta quando scriveva, a proposito della Loggia Propaganda 2,  che «tale organizzazione, per le connivenze stabilite in ogni direzione e. ad ogni livello e per le attività poste in essere, ha costituito motivo di pericolo per la compiuta realizzazione del sistema democratico».

Spiace constatare che, a parte Reggio Calabria e Catanzaro (con il pm Pierpaolo Bruni nel passato), nel resto d’Italia le Procure stentino a contestare quei reati previsti in una legge che voleva e vuole rendere l’Italia un Paese più sicuro e democratico.

Mi rendo però perfettamente conto che non si può chiedere coraggio a chi sempre più spesso fa parte dello stesso sistema, anche perché i “pennivendoli di regime marcio” sono sempre in azione e sono tornati in queste ore a denigrare il lavoro svolto da Anselmi contro la P2 declassificandolo indegnamente ad una battaglia contro un mero apparato affaristico. Danni irreparabili per l’Italia intera e la sua storia democratica.

r.galullo@ilsole24ore.com