Mammasantissima/10 I servizi segreti deviati nella cupola mafiosa: le dichiarazioni dei pentiti siciliani e calabresi

Cari e amati lettori di questo umile e umido blog, dopo un periodo di pausa, da tre giorni ho ripreso a scrivere dell’indagine Mammasantissima della Procura di Reggio Calabria (molto ne ho già scritto sul Sole-24 Ore). Per i servizi precedenti rimando ai link a fondo pagina.

Al centro di ogni più recente manovra, per investigatori e inquirenti, c’è sempre lui, l’avvocato già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa Paolo Romeo, forse proprio per questo amato e benvoluto deus ex machina di ogni manovra “salottiera” reggina (uso un paradosso e spero che i salotti di Reggio non se ne abbiano a male).

Lunedì abbiamo visto come, neppure troppo in filigrana, appaia evidente che il prossimo obiettivo sarà stanare i servitori infedeli dello Stato che hanno fatto parte e fanno parte di quella cupola mafiosa “invisibile” e “riservata” in Calabria. Consci che analoghi riscontri altre Procure del sud stanno cercando per altre aree del Paese.

Nel mirino – da sempre – i servizi segreti deviati che in questo Paese hanno avuto un ruolo di precarizzazione degli equilibri congeniale alla parte marcia della politica e di destabilizzazione delle regole democratiche. Molte volte chiamati in causa in indagini e processi, troppe volte (quasi sempre), proprio grazie alla catena indegna di coperture, gli uomini infedeli dello Stato nei servizi di sicurezza, l’hanno fatta franca. Addirittura c’è oggi un personaggio – ne ometto il nome – che si permette, da plurindagato, di vivere tranquillamente da molti anni la sua pensione, pur essendo portatore insano di cancri che hanno avvelenato la recente storia democratica. Si nutre – ancora oggi – di indicibili coperture che, non solo la Procura di Reggio Calabria, sta cercando di colpire.

E veniamo dunque – prima di ripercorre quanto già svelato dalla straordinaria e datata operazione Olimpia, non a caso avversata in Calabria come mai prima nella storia – a quanto dichiarato recentissimamente, proprio nel corso dell’indagine Mammasantissima, da alcuni pentiti ritenuti attendibili dai pm (in generale non da me che ne diffido per natura e che penso sempre che dicano tutti, nessuno escluso a partire dal più importante, Tommaso Buscetta, nel migliore dei casi almeno la metà della metà di quanto realmente sanno).

Partiamo da Gioacchino Pennino, pentito di Cosa nostra, che già nel ’95 alcuni giudici paragonarono per la sua importanza proprio a Buscetta. Ebbene Pennino, sentito dal pm Giuseppe Lombardo il 25 febbraio 2014, ha reso dichiarazioni che, avendo egli riferito fatti cui ha preso parte in prima persona, si rivelano di indubbia attendibilità e che chiariscono in maniera più netta le cointeressenze mafia siciliana- ‘ndrangheta-servizi segreti deviati che si vanno profilando quale ulteriore gradino dell’agire “riservato” delle organizzazioni mafiose, e, in particolare, di quella calabrese. Tutto ciò lo scrive il Gip Domenico Santoro aderendo alla ricostruzione della Dda.

A domanda di Lombardo ecco cosa risponde Pennino: «Giuseppe Di Maggio era il rappresentante della famiglia di Brancaccio fra i 70’ e gli 80’. Dopo la morte di Bontate venne destituito da tale ruolo e in seguito ucciso. Egli sicuramente conosceva bene il Provenzano e per questo, così come dissi a suo tempo nel corso di un precedente interrogatorio, fu in grado di farmi delle confidenze sulla vicinanza del Provenzano alla destra eversiva ed ai servizi segreti nonché alla ‘ndrangheta calabrese. Devo dirvi, tuttavia che era voce diffusa il fatto che il Provenzano giocasse su più tavoli, non solo quello di Cosa Nostra. In ogni caso in proposito non posso che confermare quanto disse il Di Maggio e null’altro posso aggiungere».

Ovviamente la voce di Pennino – per quanto ritenuta attendibile dalle Procure – da sola non può bastare e dunque altri dati di conferma del quadro si rinvengono nelle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Tullio Cannella e Antonio Calvaruso.

Il 22 novembre 2013, Cannella, al quale cui lo stesso Pennino aveva più volte fatto cenno, dichiara a Lombardo: «Mi si rappresenta che in precedenti interrogatori ho specificato cha a detta di Ciancimino la ‘ ndrangheta  calabrese era forte anche in virtù dei suoi rapporti con la massoneria ed i servizi segreti ed io confermo pienamente questa circostanza  che  ora  ricordo e che all’ epoca riferii immediatamente alla Autorità giudiziaria  procedente avendo la memoria più fresca»..

Il 20 febbraio 2014, Lombardo riascolta nuovamente Filippo Barreca che dichiara: «i rapporti fra i De Stefano e Concutelli, di cui ho riferito nei verbali resi a suo tempo, si originano dai rapporti strettissimi fra i De Stefano e i servizi segreti che, non a caso avevano originato anche i rapporti fra Freda e De Stefano–Romeo. Io Concutelli non l’ho mai conosciuto ma dei rapporti fra quest’ultimo e i De Stefano e della loro genesi ho saputo direttamente da Paolo De Stefano.

Ricordiamo che un altro storico e riscontrato pentito calabrese, Giacomo Ubaldo Lauro, nei verbali d’interrogatorio del  18 febbraio 1994 dichiarerà: «…omissis….Quando scoppiò la guerra di mafia con l’attentato a Nino Imerti a Villa San Giovanni capo incontrastato della famiglia De Stefano era Paolo De Stefano che si avvaleva della preziosa ed insostituibile attività di consigliori di suo cugino l’avv. Giorgio De Stefano, già consigliere comunale della Democrazia Cristiana, il quale rappresentava all’interno della consorteria una sorta di eminenza grigia a fronte della sua raffinata intelligenza e della abile capacità di intrattenere rapporti sofisticati con i centri occulti del potere tra cui i servizi segreti deviati e la massoneria. Sul punto ho reso ampie dichiarazioni a diversi magistrati della Procura distrettuale di Reggio Calabria e ad esse mi riporto confermandole integralmente… posso affermare con certezza che il capo della cosca De Stefano dopo la morte di Paolo De Stefano, fu l’avvocato Giorgio».

Nelle dichiarazioni rese nel fondamentale processo Olimpia, Giuseppe Albanese dirà: «Notorio era nell’ambiente carcerario che perfino i fratelli De Stefano frequentassero esponenti dei servizi segreti e delle Forze dell’Ordine. In  effetti per comprendere la collocazione della “Santa” all’interno della ‘ndrangheta bisogna portate un esempio: all’interno di un grande contenitore quello della ‘ndrangheta tradizionale composto da calabresi  regolarmente affiliati ai vari locali e subordinati a delle regole comuni per tutti,  si trovava un gruppo, proprio quello dei santisti, ulteriormente segretato, nel senso che il santista non era noto a tutti quelli che avevano gradi inferiori (uno sgarrista non conosceva nessun santista, mentre tutti i santisti conoscevano gli affiliati con grado inferiore). Nei locali controllati dall’associazione vi erano quindi due organismi: quello più vasto e generale della ‘ndrangheta …, un vero serbatoio che consentiva alla “Santa”  di  scegliere  i  soggetti  che  potevano  fare  parte  proprio  di  tale organismo».

Da ultimo citiamo il “nano” Antonino Lo Giudice, che a chiamata risponde (interviene sempre su cose già dette o conosciute alla o dall’autorità giudiziaria) che il 9 agosto 2013, in un suo memoriale asseriva che il collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio, che lo confermerà nell’interrogatorio del 29 aprile 2015, gli «confidò che faceva parte a una società segreta chiamata massoneria e che era costituita da tre tronconi: una legalizzata – di cui facevano parte professionisti di alto livello come giudici – servizi segreti deviati – uomini dello stato; la seconda da politici – avvocati – commercialisti; la terza da criminali con poteri decisionali e uomini invisibili che rappresentavano il tribunale  supremo che giudicavano la vita e la morte di ogni affiliato, tutti uniti in  unica potenza incontrastata».

Ora mi fermo. A Domani con un altro approfondimento sul tema.

r.galullo@ilsole24ore.com

10 – to be continued

(si leggano

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2016/07/19/indagine-mammasantissina1-il-pentito-nisseno-leonardo-messina-parlo-di-commissione-nazionale-delle-4-mafie/

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2016/07/20/indagine-mammasantissima2-il-vertice-della-ndrangheta-e-cosa-nostra-i-nomignoli-da-messina-e-condello/

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2016/07/21/indagine-mammasantissima3-mafie-e-politica-hanno-in-comune-appalti-e-massoneria-deviata/

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2016/07/22/indagine-mammasantissima4-riina-e-madonia-capimafia-mondiali-prima-delle-stragi-del-92-le-scarpe-di-messina-e-de-stefano/

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2016/07/27/indagine-mammasantissima5-la-cosa-unica-tra-le-mafie-e-quella-benedizione-di-don-vito-ciancimino/

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