Voto di scambio mafioso in Calabria: Cafiero De Raho promette «attenzione», Rosy Bindi chiede invece «prevenzione»

Ora ne sappiamo di più e siamo più sereni. Anzi no. Anzi forse.

Fatto sta che, come dimostra la prima marcia indietro di un candidato alle elezioni comunali di Reggio Calabria, inserito in una lista (“A testa alta”! sic!) a sostegno di Giuseppe Falcomatà (Pd), coinvolto in fatti apparentemente nebulosi, riempire le liste di buoni propositi è più facile che saturarle di persone immacolate. Soprattutto in Calabria.

Ora, scrivevo, dovremmo essere più sereni perché la Commissione parlamentare antimafia (quella che non è riuscita a farsi dare il famoso “protocollo Farfalla” tra il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e l’allora Sisde, dai vertici auditi dei servizi di informazione) ha scodellato un codice etico per le elezioni che luccica come un brillocco (termine gergale romanesco che indica un oggetto di valore e luminoso, tipo diamante). Peccato che l’adesione al codice sia volontaria e senza sanzioni. Particolari, pinzillacchere, diceva Totò ma di questo vi ho già parlato (si legga http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/09/24/in-calabria-test-inutili-per-codici-etici-e-liste-pulite-i-sistemi-criminali-volano-piu-in-alto-di-una-scheda-elettorale/) .

Ora, scrivevo, dovremmo essere più sereni, anche perché quel codice è frutto della intemerata del Capo della Procura di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, che il 17 settembre, proprio in Commissione parlamentare antimafia, aveva rilanciato l’ennesimo allarme sul rischio (rischio!?) inquinamento nelle imminenti e plurime votazioni in Calabria.

Ora, comunque, che è stata resa nota la parte di audizione messa a verbale dalla Commissione, sappiamo cosa vuol fare la Procura di Reggio Calabria.

«Io ho sottolineato come il nostro sforzo per le prossime elezioni – ha infatti dichiarato Cafiero De Raho ai commissari antimafia –  sarà quello di attenzionare e sostenere il voto libero attraverso controlli molto frequenti che possano consentire al cittadino di esprimersi liberamente e che possano ostacolare l’azione di condizionamento della ’ndrangheta attraverso quelle forme, che tutti ormai conosciamo, di intimidazione o anche di convincimento e di controllo sul territorio. Tali controlli avverranno anche attraverso perquisizioni e altre attività tecniche che, di volta in volta, vengono sviluppate e che ci dovranno consentire di stare al fianco del cittadino che vuole esprimersi liberamente. Non solo questa, ma tante altre iniziative verranno portate avanti, anche sulla base dell’esperienza che l’ufficio vanta. Personalmente, posso dire che abbiamo maturato, in occasione di attività elettorali, esperienza laddove la criminalità organizzata è particolarmente pressante».

Io non ci ho capito tanto ma, al di là che è un mio limite, capisco anche che non si possono certo scoprire quelle carte che (mi pare di aver capito) dovrebbero portare i pm reggini a cogliere con le mani nel sacco quanti più inquinatori del voto possibile. Se l’ «attenzionamento», burocratico termine che significa “occhi spalancati sul marciume”, vuol solo dire andare presso i seggi al momento del voto, allora ce ne sarebbero di belle da scoprire e per questo rimando ad un fantastico interrogatorio ad opera del pm antimafia reggino Stefano Musolino (si legga http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/03/07/corrida-calabralex-politico-racconta-in-tribunale-il-tifo-da-stadio-e-i-voti-chiesti-davanti-ai-seggi-elettorali-di-reggi/) .

Io continuo a sperare che «attenzionamento» voglia significare qualche bella indagine – questa volta portata a termine prima del voto e non dopo anni, come è logico del resto che sia – che sveli gli scellerati patti tra politici e/o partiti, liste, movimenti e cosche prima del voto. L’ho già scritto, mi ripeto.

Come me deve pensarla anche il presidente della Commissione parlamentare Rosy Bindi che, chiosando il pistolotto sull’imminente codice etico, ha detto: «Certamente per noi è una buona notizia quella dell’intenzione di vigilare durante le elezioni, durante le campagne elettorali, perché il 416-ter possa non essere applicato successivamente, ma possa funzionare preventivamente. Per noi questa è una notizia importante».

Ecco, ancor meglio sarebbe per i calabresi tutti che, anche nelle liste appena depositate per il rinnovo del consiglio comunale di Reggio Calabria, si trovano frastornati di fronte ad un esercito di candidati di cui o sanno troppo, fregandosene del pedigree giudiziario (e per questo li votano nella logica della preferenza come merce di scambio) o non sanno proprio nulla.

Prevenire è meglio che combattere.

r.galullo@ilsole24ore.com