Dialogo ai confini della realtà tra Bindi, presidente della Commissione antimafia e Gravina, capo della Procura di Matera

Cari amici di blog, se mi avete seguito la scorsa settimana, sapete che sto trattando degli aspetti paradossali della presenza della criminalità organizzata o meno nella Provincia di Matera (in quella di Potenza è praticamente assodata). Bene. Avete visto che per il capo della Procura Celestina Gravina, di mafia (sentenze alla mano) non si può parlare mentre per la presidentessa Rosy Bindi di mafia si deve e si può parlare nella provincia di Matera, a maggior ragione in presenza di un idem sentire (soprattutto nelle associazioni) sulla radicata presenza della criminalità organizzata sul territorio. Diciamo chiaro e tondo che lo stesso serrato confronto sulla presenza delle mafie sul territorio lo avrei voluto, da parte di Rosy Bindi, anche in occasione di altre audizioni di altri procuratori della Repubblica, ma evidentemente non tutti i procuratori sono uguali di fronte alla Commissione. Detto questo, prima di addentrarci in un dialogo ai confini della realtà tra la stessa Bindi e Gravina, vediamo cosa scrive a pagina 743 il sostituto procuratore nazionale antimafia Elisabetta Pugliese nella Rapporto Dna 2013: «Quanto alla provincia di Matera – aldilà del consolidato traffico di stupefacenti, appannaggio prevalentemente di elementi residuali del clan “Scarcia” – destano preoccupazione procedimenti relativi a delitti di natura incendiaria consumati a chiaro scopo estorsivo, in danno di aziende agricole impegnate nella raccolta e trasporto di prodotti ortofrutticoli.

Riguardo a detta problematica si è già fatto cenno nelle precedenti relazioni annuali ad una diversa visione del fenomeno da parte della Procura territorialmente interessata al fenomeno rispetto alla Dda, circostanza che non ha certo giovato ad un corretto e certo inquadramento dei fatti delittuosi.

Attualmente, è al vaglio della Dda di Potenza un’informativa relativa ad una analisi condotta dalla Questura di Potenza su una serie di incendi e danneggiamenti nella fascia costiera del Materano, attraverso la quale viene fornita una chiave di lettura unitaria sulla presunta matrice mafiosa dei fatti delittuosi.

Non può sottacersi che permane una stentata comunicazione tra i due Uffici giudiziari interessati al fenomeno, che non agevola una adeguata attività di contrasto allo stesso».

Sugli aspetti relativi al mancato rapporto tra Uffici giudiziari torneremo nei prossimi giorni e, come avrete avuto modo di leggere, non è solo Matera a trovarsi in questa condizione: a quanto si legge dalle cronache (ma, si sa, i giornalisti inventano balle o sono prezzolati o manovrati o hanno interessi inconfessabili), Milano fa scuola.

 

AI CONFINI DELLA REALTA’

E veniamo al dialogo ai confini della realtà tra Rosy Bindi e il capo della Procura di Matera Celestina Gravina. Ieri avrete letto della serie di domande serrate che il presidente della Commissione parlamentare antimafia aveva posto a Gravina sulla valutazione di fatti che appaiono sottovalutati e su gridi d’allarme, provenienti anche da altre Procure, che sembrano cadere nel vuoto.

Rosy Bindi. Mi parli delle sue indagini.

Celestina Gravina. Non posso parlare delle indagini. Parlo dei processi, ovviamente.

Rosy Bindi. No, siamo in una Commissione d’inchiesta.

Celestina Gravina. È una Commissione d’inchiesta?

Rosy Bindi. La nostra è una Commissione d’inchiesta, con gli stessi poteri della magistratura, procuratore. Entriamo in seduta segreta, se lei me lo chiede, ma lei non può rifiutarsi di risponderci. Ancorché in audizione libera, lei è tenuta a fornirci le risposte alle domande che noi le facciamo.
Se poi lei non vuole collaborare in audizione libera, noi abbiamo gli stessi strumenti che ha lei quando qualcuno non risponde alle sue domande. Non abbiamo la possibilità di procedere…

Celestina Gravina. Abbiamo gli stessi strumenti?

Rosy Bindi. No, voi avete uno strumento in più, che noi non abbiamo e che è quello dei provvedimenti sulla libertà delle persone, che non è uno strumento da poco, chiaramente. Meno male che non ce l’abbiamo, perché tremerei a usarlo, ma sul fatto dello stabilire la realtà delle cose abbiamo gli stessi strumenti della magistratura. La legge istituisce questa Commissione in base a un articolo della Costituzione.
La pregherei, quindi, di essere più collaborativa da questo punto di vista. Noi continuiamo a ricevere molte sollecitazioni. Non sono tenuta a dirglielo, ma è così. Se vuole, segretiamo.

Celestina Gravina. Magari segretiamo. Se posso dire qualcosa in più, segretiamo.

Rosy Bindi. Se lei ci dice qualche cosa di più, segretiamo, ma la negazione di una realtà, francamente, è un fatto che ci preoccupa, come gli altri fatti. Vuole che segretiamo?

Celestina Gravina. Segretiamo.

Una sola annotazione: sul sito del Parlamento si legge, sotto la voce “Organismi bicamerali” la seguente sottovoce: “Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie” e cliccandoci sopra ribadisce, alla voce “nota introduttiva” che «la Commissione procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria. Può organizzare i propri lavori attraverso uno o più comitati».

Debbo aggiungere altro? Meglio di no, se non che è un vero peccato non sapere quale siano state le risposte del procuratore Gravina, che avrei riportato volentieri per dovere di cronaca e sete di informazione che invece vengono preclusi dalla disattivazione dell’impianto di registrazione.

Per ora mi fermo qui ma domani torno con una nuova puntata.

r.galullo@ilsole24ore.com

2 – to be continued (per la precedente puntata si veda http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/09/04/indovinello-dellestate-a-matera-esiste-la-mafia-risposta-ora-si-ora-no-ora-si-ora-no/)