Operazione Aspromonte/2 I rapporti tra famiglie calabresi di stanza a Fano e la cosca Franconieri della Piana di Gioia Tauro

Cari lettori, da ieri sto raccontando l’Operazione Aspromonte, con la quale il 15 luglio il Gruppo di investigazione sulla criminalità organizzata (Gico) del Nucleo di Polizia tributaria di Ancona, agli ordini del colonnello Gianfranco Lucignano, ha eseguito tra Marche e Calabria, su disposizione dell’autorità giudiziaria, 6 perquisizioni domiciliari e un decreto di sequestro preventivo cautelativo (e milionario) di 12 unità immobiliari (6 appartamenti e 6 garage/cantine) e 4 società che rappresentano le “casseforti” di famiglia, dove sono confluiti ulteriori 19 immobili e terreni società (tra le due regioni), nella disponibilità di un noto pluripregiudicato locale di origine calabrese dedito da oltre un decennio alla commissione di svariati delitti.  L’operazione Aspromonte ha interessato 15 persone coinvolte a vario titolo nell’usura e nel trasferimento fraudolento di beni.

Ieri abbiamo visto che il Gip ha negato l’ipotesi accusatoria, vale a dire che si sia in presenza di riciclaggio e che le attività sia aggravata da un conteso mafioso. Questo va ancora una volta sottolineato ma va raccontata anche la ricostruzione che il Gico della Gdf svolge nei rapporti “di” e “tra” alcuni indagati.

A pagina 2 del decreto questo si legge infatti che Giuseppe Ioppolo, di Melicucco (Rc) ma residente a Fano, soggetto pluripregiudicato, aveva «rapporti (anche economici/societari tramite il figlio Auddino Salvatore) con Auddino Michele (con il  quale risulta coinvolto in condotte usuraie perpetrate anche con ricorso a metodologie mafiose, ma non ravvisate dal Gip, ndr) a sua volta ritenuto collegato (anche per vincoli di parentela come rilevato da atti di indagini condotte dalla Procura di Palmi e Reggio Calabria) alla cosca della ‘ndrangheta denominata Franconieri operante nei territori di Melicucco, Rizziconi, Polistena e diramazioni operative in territorio marchigiano, segnatamente nelle province di Ancona e Pesaro».

Dunque aggravante mafiosa negata dal Gip nel caso specifico ma rapporti anche economici con soggetti collegati a una cosca di ‘ndrangheta.

A pagina 8 il Gip torna sul concetto ricordando le valutazioni che hanno portato il pm a contestare (inutilmente come abbiamo detto) l’aggravante specifica (articolo 7 della legge 203/91). Ebbene, vengono ricordate le dichiarazioni rese da alcune persone offese, «dalle quali emergevano significativi contatti con altri personaggi residenti ed operanti in Calabria appartenenti a famiglie ritenute dagli  investigatori, mafiose  o comunque collegate a cosche già  note, in  particolare emergevano contatti con la famiglia  degli Auddino, in particolare con Auddino Michele chiamato “zio Michelino”  soggetto indagato  per reati di associazione di  stampo  mafioso, usura   e sottoposto a misure di prevenzione personali e parimoniali; in  particolare veniva ipotizzato, atteso  che emergevano da intercettazioni autorizzate  da   quest’Ufficio in relazione ad altro procedimento, per  fatti non connessi  a quelli in  esame  ma  che avevano  portato  all’arresto dello  Ioppolo, che la famiglia Ioppolo avesse un grosso debito con  gli Auddino, che risultavano anche soci dell’Arnica srl,  e che  il denaro utilizzato per  le usure provenisse da detti soggetti  e che  l’intera  attività  costituisse  una forma  di riciclaggio di denaro di provenienza illecita». Ma, come abbiamo detto anche in questo caso, l’ipotesi di reato di riciclaggio è stata rigettata dal Gip.

A domani.

r.galullo@ilsole24ore.com

2 – the end (la precedente puntata è stata pubblicata ieri, 22 luglio http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/07/22/operazione-aspromonte1-famiglie-calabresi-hanno-messo-radici-a-fano-pesaro-urbino-usura-e-intestazioni-fittizie/)